di Marco Contursi
Si avvicina la riapertura della stagione lavorativa dei ristoranti ed alberghi delle zone turistiche, quando la richiesta di personale si decuplica rispetto all’inverno e già si sentono le prime lamentele e gli articoli di stampa dedicati, al fatto che non si trova personale. Prima si dava la colpa al reddito di cittadinanza ma ora?
Vi dico io di chi è la colpa principale. Senza troppe elucubrazioni. Senza nasconderci dietro frasi fatte perché solo una presa di coscienza da parte dei datori di lavoro può invertire un fenomeno che ha già causato la chiusura di alcune attività per mancanza di personale.
DEI TITOLARI !!!!!
Premettendo 3 cose che vanno ricordate ad ogni rigo che si legge di queste mie considerazioni:
1) Chi oggi è titolare di ristorante o pizzeria è una persona da ammirare perché vessato da leggi assurde, organi di controllo spesso privi di buonsenso, rincari folli di materie prime e fonti energetiche, dipendenti non sempre all’altezza, delinquenza sempre agguerrita e clienti sempre più rompiscatole. Ma non l’ha prescritto il medico a nessuno di farlo, ergo se lo fai non devi scaricare su dipendenti o sui clienti le tue difficoltà, anche perché non dividi con nessuno i tuoi eventuali successi. Sfogati quanto vuoi e io sarò dalla tua parte, ma non rivalerti sul tuo personale o sui tuoi clienti. Magari chiedi più tutela allo Stato a cui versi copiosamente tasse. Sennò è una guerra tra poveri.
2) Si ragiona per grandi numeri e il caso del dipendente che il titolare strapagava e trattava come un figlio che se ne va alla vigilia di un banchetto con 400 persone perché, altrove, gli hanno promesso 5 euro in più al mese, non fa testo in un ragionamento di massima come il mio, ergo non scrivetelo proprio nei commenti. Sappiamo tutti che ci sono dipendenti incapaci e menefreghisti, ma c’è tabta gente capace e se non viene da voi o se ne va, il motivo è nei righi successivi.
3) Nessuno se sta bene in un posto di lavoro se ne va, a meno che non impazzisce o cambia totalmente vita (si fa prete, vince l’enalotto, si opera per diventare donna a Casablanca ecc..)
Premesso tutto questo, la realtà è che molti titolari di ristoranti NON mettono il personale nelle condizioni di restare o di andare a lavorare nel proprio locale.
Vediamo insieme perché e per ognuno dei casi porterò uno o più esempi di cui ho conoscenza diretta:
- Paga. Settimana scorsa, in mia presenza, ad un amico cameriere di 35 anni hanno offerto 900 euro ad agosto, che massimo “posso portare a 1000-1100” dopo le sue legittime rimostranze. Una proposta simile merita un calcio sui denti. E come hanno dimostrato anche inchieste televisive, moltissimi ristoratori nella scorsa stagione estiva, sia al nord che al sud, proponevano paghe ridicole. Se si offrivano stipendi uguali al reddito di cittadinanza solo un folle sarebbe sceso a lavorare. Ma uno stipendio NON può e NON deve essere uguale ad un sussidio assistenziale.
Pagate il giusto i dipendenti e vedete se vengono o meno. Ricordando che il titolare è l’unico che deve assumersi il rischio imprenditoriale e quindi deve retribuire il dipendente, soprattutto se extra, ossia a chiamata e non fisso, pure se la serata va male, e non come ci si aspettava. Troppo spesso ho sentito di extra che a fine sabato sera ricevevano meno del pattuito perché c’era stata una affluenza minore del previsto o addirittura venivano mandati a casa prima che la serata iniziasse, a fronte di poche prenotazioni, con 10 euro per prendere il bus e comprarsi un gelato.
- Tempi di lavoro assurdi. Ci sono strutture che pure a fronte di uno stipendio dignitoso, chiedono orari da negrieri, fregandosene delle leggi in materia. Far lavorare una persona 12-14 ore al giorno 7 su 7, per 3 mesi (giugno, luglio, agosto) è da denuncia, pure se mi dai 3mila al mese. Perché significa portare una persona al limite delle sue capacità fisiche, minandone l’equilibrio sia fisico che mentale. E tutto questo per non assumere altro personale. Oltretutto il lavoro deve conciliarsi con momenti di svago e con impegni familiari, sennò è un carcere. Punto.
- Titolari che reputano i dipendenti esseri inferiori a cui poter chiedere o fare di tutto. Qui potrei farne decine di esempi, da quello che mandava il cameriere a fare la fila alla posta per le sue bollette, a quello che si faceva lavare la macchina, a quello che dava a mangiare roba scaduta ai dipendenti, a quello che usava il cameriere come chauffeur della moglie per portarla dal parrucchiere o i figli a calcetto, a quello che si arrogava in diritto di aprire gli zaini del personale perché non trovava il cellulare che poi risultava aver dimenticato in auto.
Capiamoci bene: durante l’orario di lavoro e per le mansioni stabilite dal contratto, Tu sei il capo e Io il dipendente. Tu dai le disposizioni e io le eseguo. Ma siamo sempre due essere umani con uguali diritti ed uguale dignità. Se non capisci questo, sei una merda. Punto. E pure ignorante, poiché questi atteggiamenti da superuomo li ho riscontrati nelle persone più ignoranti che per compensare una insicurezza atavica, hanno atteggiamenti sprezzanti coi sottoposti.
Titolari che molestano. Questa ancora è una piaga. Troppo spesso si sente ancora di dipendenti, al 99%donne, che subiscono avance o molestie dai propri titolari o colleghi ma con mansioni di grado superiore. Molte non denunciano per paura di non lavorare più neanche in altri locali e si limitano ad andare via dal luogo dove ricevevano le molestie.
A queste macro categorie di motivi per cui alcuni locali non trovano personale si ascrivono altri comportamenti simili quali, contratti non a norma o in nero, violenza verbale o fisica quando si sbaglia, pretese assurde di vario genere tipo farsi pagare un cappuccino sbagliato, fregarsi le mance del personale, chiamare pure la notte sul telefono di casa del dipendente, non stroncare sul nascere comportamenti sbagliati di altri colleghi, controllare il lavoro dei dipendenti con telecamere e altri congegni elettronici (che ricordo essere vietato per legge), promettere premi a fatturato raggiunto e poi non darli con scuse varie, pretendere fatturati di vendite impossibili, truffare i clienti ( un rosticciere se ne andò da un locale per non somministrare roba andata a male ai clienti che erano perlopiù bambini, come invece voleva il titolare).
Ripeto: Nessuno che ha scelto come proprio mestiere quello di cameriere o chef, lascia un locale in cui viene trattato correttamente.
Tranne rari casi. Che pure ci sono, per carità, ma sono infinitamente meno del caso opposto.
Oltretutto, se il personale sta bene è più produttivo perché fedele all’azienda in cui sa di poter lavorare con serenità, mentre in alcuni locali c’è un clima di tensione palpabile che il cliente avverte.
Quindi, tirando le somme, se da un luogo di lavoro se ne vanno, in un anno, il 50% dei dipendenti, beh, qualcuno pensa non sia cosa Buona Pulita e Giusta che il titolare venga sonoramente randellato se si lamenta che non trova personale??????
E basta con questa storia che i giovani non vogliono lavorare. Non vogliono più essere sfruttati, questo sì. D’altronde conosco locali dove il personale sta da anni ed è felice di lavorare in quel posto. Quindi è facile capire il perché altrove non sia così…fermo restando che le difficoltà di un titolare di ristorante le capiamo sicuramente, e spesso sono tante, ma ripeto, non vanno scaricate sul personale. MAI.
Quindi bisogna fare un passo indietro tutti, in primis i clienti che devono capire che non possono mangiare all’orario che vogliono (tipo a mezzanotte) o essere serviti in 5 minuti o pretendere la luna.
Poi i datori di lavoro che devono comprendere che, per lavorare senza avere problemi di personale, devono moderare la brama di guadagno e ad esempio rinunciare ad un tavolo che si presenta a chiusura già avviata perché anche i dipendenti hanno una famiglia e una vita sociale.
Sennò fra poco trovare un cameriere valido sarà una impresa titanica, e si offriranno sul mercato solo persone non professionali che devono adattarsi a tutto per necessità ma che ovviamente, offriranno un modestissimo contributo alla azienda, proprio perché non professionisti del mestiere.
Ai titolari dico solo una cosa: se vostro figlio/a fosse trattato come voi trattate i dipendenti sareste contenti???
Io ve l’ho detto……a Voi la palla.
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