di Mimmo Gagliardi
Quando si pensa ai Campi Flegrei, la memoria geografica riporta alla mente il quadrilatero formato dai comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, mentre, invece, l’area flegrea include anche una consistente parte di Napoli, con i quartieri di Fuorigrotta, Agnano, Posillipo e Pianura, oltre a una porzione del comune di Marano di Napoli. In quest’ultimo comune ricade il limite della zonazione della D.O.C. Campi Flegrei, specificatamente sulla collina dei Camaldoli, versante Sud-Sud-Est, quello che guarda verso il mare, per intenderci. Su questi soleggiati, ma impervi declivi, un terreno fertilissimo ospita da sempre la coltivazione della vite e con ottimi risultati. I vini del territorio, Falanghina e Piedirosso, trovano qui una delle loro più naturale connotazione: la natura vulcanica dei suoli, con presenza di rocce sciolte, frutto delle eruzioni che si sono succedute dalla formazione della collina e negli ultimi 35.000 anni, favorisce la coltivazione delle piante a piede franco assicurandogli, con la propria ricchezza, un costante apporto di minerali e di sostanze organiche.
La quasi totale assenza di rocce calcaree nei suoli, che si traduce in un basso apporto di acidità nei grappoli d’uva, quindi nei vini, dovrebbe, secondo alcuni studiosi, essere uno dei limiti dei nettari qui prodotti. Recenti esperienze degustative, personali e non solo, hanno invece portato a ritrattare, almeno in parte, su tale assunto, poiché si sono saggiati vini da falanghina e piedirosso con dieci vendemmie sulle spalle che hanno fornito risultati sorprendenti. Tutto merito della crescente cultura agricola, mirata a ricavare la migliore qualità dalle uve a discapito della sola resa quantitativa. Esperimenti condotti sugli effetti del tipo di potatura delle piante e innovazione nelle tecniche di diradamento e selezione dei grappoli, hanno portato i vini prodotti nei Campi Flegrei a connotazioni qualitative e di mercato, totalmente diverse da quelle che appena dieci anni fa parevano di livello extraterrestre.
La svolta si deve alla costanza e alla testardaggine dei viticoltori della zona, dai più piccoli ai più grandi (lode a questi ultimi), che dopo molto tempo hanno deciso di scommettere sull’unica risorsa che è costante nel tempo: il territorio.
Conferma di queste riflessioni è venuta da un’interessante visita in una delle realtà produttive del comune di Marano di Napoli: Cantine Federiciane Monteleone. L’azienda, di proprietà della famiglia Palumbo, è tra le più antiche produttrici di vini flegrei. Accanto al marchio Palvin, destinato a fasce di mercato da GDO e alla rivendita di vino sfuso, i Palumbo hanno deciso di intraprendere un’onerosa e annosa attività di ricerca e innovazione mirata alla produzione di vini di qualità. Così è nata Cantine Federiciane Monteleone che, grazie all’esperienza dei coniugi Paolo e Pina e spinta dall’entusiasmo dei giovanissimi fratelli Palumbo, Marco, Antonio e Luca, oggi è arrivata a produrre vini come lo spumante Flaegreo, premiato al Vitigno Italia 2011. Ritrovo con piacere Palumbo, enologo aziendale, che è molto cresciuto negli ultimi anni, non solo anagraficamente.
Come sempre mi conduce in giro per l’azienda e a visitare i vigneti. Dalle interessanti chiacchierate, svoltesi tra un silos e una vite, per poi finire davanti a un calice, ricevo conferma che in un territorio complicato come quello situato a nord di Napoli è difficile fare impresa, ma non è totalmente impossibile.
Con Luca raggiungiamo il fratello Antonio, responsabile commerciale dell’azienda. Nell’ufficio, oltre al citato premio conseguito dallo spumante, fa bella mostra di sé anche quello conseguito dall’azienda, sempre a Vitigno Italia 2011, come migliore giovane realtà produttiva condotta da under 30. Antonio mi conferma che il 2011 è stato un anno di grandi soddisfazioni per Cantine Federiciane, ma che si punta sempre a migliorare con nuovi progetti aziendali.
Senza indugio, quindi, procediamo all’assaggio di alcuni dei vini, del 2011 e del 2012: lo spumante Flaegreo, la Falanghina, il Gragnano e il Piedirosso.
Lo spumante Flaegreo è ottenuto da basi di vino da uva falanghina spumantizzate con metodo Martinotti o Charmat. Grazie alle autoclavi presenti nella linea di produzione, la spumantizzazione avviene direttamente in cantina, senza rivolgersi, come spesso accade, ad altri produttori forniti delle idonee apparecchiature. E’ un grande investimento per l’azienda, ma che consente di controllare al meglio e in ogni momento, tutto il processo al fine di ottenere il meglio dal risultato finale. La 2011, così come la 2012, si presentano con un giallo dorato cristallino e brillante, che è poco usuale per una falanghina. Il motivo è una macerazione prolungata sulle bucce che consente di estrarre anche più aromi dalle materie prime. All’olfatto, infatti, gli spumanti sono profumati di frutta con un tocco floreale ed erbaceo. La 2011 presenta una sensazione più alcolica, frutto di un’iniziale terziarizzazione del prodotto. Le bollicine sono a grana media e abbastanza persistenti e lo spumante si rivela al gusto con una bella e fresca nota minerale.
La Falanghina dei Campi Flegrei D.O.C. presenta in ambedue le annate il medesimo bel colore giallo paglierino. Anche al naso non vi è molta differenza tra la 2011 (più floreale) e la 2012 (più erbacea) con la costanza di una bella nota minerale. In bocca la 2011 è corposa, fresca e già abbastanza equilibrata, mentre la 2012 è ancora un po’ più sbilanciata sulle durezze, ma è una questione di gioventù.
Il Gragnano D.O.C. è uno dei miei preferiti. La 2012 ha un colore violaceo intenso, cangiante e impenetrabile, mentre la 2011 ha già riflessi rubini più marcati. La spuma è soffice, cremosa e persistente. Al naso hanno delle belle sensazioni di frutta rossa e frutti di sottobosco, ovviamente dal tenore più maturo nella 2011 rispetto alla 2012. Al gusto il residuo zuccherino da sensazioni gradevoli di dolcezza che ben si fondono con l’acidità e il bel tannino. Un bel bicchiere tradizionale campano che può, anzi, deve, essere consumato a temperatura di cantina.
Il Piedirosso dei Campi Flegrei D.O.C. è da sempre la bestia nera dei viticoltori: difficile da coltivare e altrettanto poco facile da vinificare. Tuttavia, quando l’annata e il lavoro permettono di ricavarci qualcosa di buono, quello è sempre un bel vino. Entrambe le annate si presentano con un bel colore rosso rubino mediamente carico ma ben cangiante. La 2011 presenta sentori di ciliegia e fragola ben matura con un leggero fondo minerale, mentre la 2012 vira su aromi di frutta fresca appena matura accompagnati da un fondo tra il terroso e l’ematico. In bocca entrambi i sorsi sono pieni, ma ancora acidi e con un bel tannino, il che lascia presagire una loro buona longevità.
I ragazzi hanno dalla loro la gioventù e una buona base, quindi mi aspetto ampi margini di miglioramento.
Intanto il 2013 ha portato una prima novità: l’apertura dell’agriturismo “Gialloarancio” che presto andrò a conoscere, dove si potranno gustare prodotti del territorio accompagnati dai loro vini immersi nella lussureggiante campagna flegrea.
Tornando a casa rifletto sul fatto che sarebbe molto importante che l’intero comparto agricolo e alimentare campano comprendesse qual è la direzione da seguire per raggiungere obiettivi che altrove hanno centrato con anni di anticipo e senza le medesime risorse di cui noi disponiamo. Con sacrificio, passione, dedizione, correttezza e adeguata preparazione tecnica, potremmo finalmente sfruttare al meglio quell’alchimia tra la nostra ingegnosità e lo splendido territorio che abbiamo. Magari un giorno capiremo che ci è stata regalata una potente Ferrari che noi continuiamo a guidare come fosse (con tutto il rispetto) una vecchia Cinquecento.
Cantine Federiciane Monteleone
Via Antica Consolare Campana, 34
80016 Marano di Napoli (NA)
Tel. +39 081 5764153
marketing@federiciane.it
www.federiciane.it
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