di Alma Torretta
Il SIAL di Parigi si è appena concluso, è stata un’edizione da record e l’Italia ne è stata protagonista. Riservato ai professionisti di settore, il SIAL (Salon International de l’Alimentation), con cadenza biennale, ha celebrato il suo 60° anniversario in piena forma, confermandosi la più importante fiera europea del Food che attira espositori e buyer da tutto il mondo. Le cifre fornite dal SIAL stesso parlano chiaro: 7.500 espositori, tra cui ben 650 startup, provenienti da 127 paesi diversi (solo il 60% europei), registratI 285.000 visitatori professionali, per il 78,5% provenienti dall’estero e 9 su 10 che considerano strategico il SIAL per i loro affari. Siamo in Francia ma si è parlato sopratutto inglese, tanti specialmente gli orientali, gli europei dell’est e gli africani, quest’anno l’Africa era il continente all’onore, ma si è parlato tanto anche italiano.
L’Italia con oltre 700 aziende presenti è stato il primo paese in fiera per superficie, davanti alla stessa Francia, terza la Spagna, seguono la Turchia e la Cina. Si facevano notare, gli spazi collettivi italiani gestiti dall’Agenzia ICE di Parigi in tre degli otto padiglioni che a ventaglio si sviluppano in profondità intorno alla grande esplanade centrale che caratterizza il Parc des expositions de Paris-Nord Villepinte. Ma già lungo le fermate della metro e della RER (i treni locali) che conducono alla fiera, il Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana Dop si è fatto rimarcare quest’anno con dei manifesti che hanno raccontato il “colpo di fulmine” tra la Bufala Campana e la Francia che è il primo paese per il suo export, con una quota di oltre il 30%. L’ICE ha diffuso dati significativi di altri prodotti italiani di successo in Francia, ad esempio, l’Italia è il primo paese venditore di pasta, con una quota del 33,6% , prodotto che si conferma sempre più presente sulle tavole francesi, nel 2023 con circa 989 milioni di euro di import; e l’Italia è al 1° posto anche tra gli esportatori di salumi in Francia, per 207,3 milioni di euro. La Francia ha anche importato olio d’oliva per un valore di circa 710,7 milioni di euro e condimenti per insalata per un valore di 65,7 milioni di euro, in particolare nella cucina francese è ormai molto amato l’aceto balsamico e prodotti derivati. “Questi dati – ha sottolineato Luigi Ferrelli, direttore dell’Ufficio di Parigi dell’ITA-Italian Trade Agency – riflettono la passione dei consumatori francesi per la diversità e la qualità delle specialità gastronomiche italiane, supportata da 890 certificazioni DOP, IGP e STG, che rendono l’Italia leader europeo in questo campo. Il solo mercato francese ha visto l’Italia esportare 6,2 miliardi di euro di prodotti agroalimentari, in crescita del 9% sul 2022”. Il SIAL è quindi una vetrina importantissima per presentare i prodotti italiani sia al mercato francese che mondiale. Ma cosa vuole il consumatore?
IL SIAL nel tempo si è voluto caratterizzare anche come il salone dove presentare le innovazioni alimentari e riflettere sul futuro del settore, non a caso quest’anno l’hashtag che lo ha accompagnato è stato #ownthechange, padroneggia il cambiamento, e tanti spazi e premi sono stati dedicati ai prodotti innovativi più o meno interessanti. Qualche esempio: se alla “carne” vegetale siamo ormai abituati, sempre più c’è la versione vegetale anche dei pesci, come il salmone vegetale. Molti prodotti sono più che altro solo divertenti come le patatine allo spritz o alla redbull od il tè con le bollicine. Altri sono fusioni di culture come i noodles alla salsa di pomodoro italiana ed i caffè aromatizzati che tanto piacciono in oriente o declinazioni di prodotti tradizionali come le ricotte aromatizzate servite in squeezer od il chorizo proposto in palline gelatinose che si sciolgono piccanti in bocca.
Interessante lo studio SIAL Insights che, incrociando tre rapporti internazionali, ha evidenziato come l’83% dei consumatori dichiara di aver modificato le proprie abitudini e i propri acquisti negli ultimi due anni verso alimenti più salutari (74%+7pti), per privilegiare il locale (53%+5pti), per ragioni ambientali (45%+2pti) e per ingredienti più sicuri (44%+7pti). Ma a guidare la scelta è sopratutto il piacere: la pandemia ancora nella memoria di tutti e il contesto incerto hanno rafforzato il bisogno di rassicurazione e il ruolo del cibo come bene di conforto e piacere accessibile a tutti quotidianamente. Anche se questi impegni non si ritrovano sistematicamente nei carrelli della spesa o nei piatti (il famoso Value action gap), e da due anni gli effetti dell’inflazione pesano sugli acquisti del 44% dei consumatori costringendoli a cambiare i propri consumi, la voglia di mangiare meglio per sé e per il pianeta continua a progredire. Ancora in aumento nelle aspettative (+5 punti), il piacere, il gusto, riguarda più di un nuovo prodotto alimentare su due, soprattutto in Europa (53,6% delle innovazioni vs 52,1% mondiale). In sintesi il consumatore cerca nel piatto emozioni, legami d’appartenenza e convivialità, attenzione alla propria salute e all’ambiente. Ma, dopo un calo storico nel 2022, l’innovazione alimentare sta gradualmente riprendendo forza e quasi 7 persone su 10 nel mondo dichiarano di essere oggi interessate a nuovi prodotti.
Il prossimo appuntamento internazionale a Parigi di settore , stavolta con protagonista il vino, sarà adesso Wine Paris dal 10 e al 12 febbraio 2025.
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