
di Marina Betto
Nei giorni scorsi è avvenuta la conferenza di presentazione del progetto TwoEu per promuovere in Italia e all’estero due eccellenze DOP uniche: l’Aglianico del Vulture e l’Olio del Vulture. Quanti sanno rispondere senza esitazione dove si trova la Lucania e il Vulture? Un po’ come il Don Abbondio dei Promessi Sposi che si interroga “Carneade chi era costui?” a significare persona ignota, mai sentita nominare.

Il Vulture rimane ancora sconosciuto ai più ed è proprio attraverso questo progetto promosso dal Consorzio dell’Aglianico del Vulture insieme al Consorzio dell’Olio del Vulture DOP che si vuole comunicare a livello nazionale e internazionale questo territorio, un piano di comunicazione triennale finanziato dall’Unione Europea volto a promuovere attraverso questi due prodotti unici questa porzione d’Italia. Siamo nella zona nord della Basilicata al confine con la Puglia e la Campania, un territorio di colline vulcaniche e di laghi (di Monticchio) splendidi ad una altezza di 1326m.
La Basilicata è una regione dalla storia molto antica, qui si sono succedute grandi civiltà: Sanniti, Lucani, Romani, fino ai Normanni. La natura è molto bella, forte e vi si trova l’unico vulcano spento sul versante adriatico dell’Appennino centro Meridionale, che ha arricchito il paesaggio di lave, ceneri e lapilli che hanno reso molto fertile questa zona. Ancora oggi la natura rimane incontaminata, boschi di querce e castagni sono impenetrabili e formano un paesaggio fiabesco, ricchissimo di acque dove alligna l’Aglianico, un vitigno che ha origini millenarie che risalgono ai Greci del VII-VI secolo a.C. Il vino da queste parti si è sempre fatto, tanto che la regione veniva chiamata Enotria e il capo di questo popolo era Italo. La cultura greca che qui ha influenzato la viticoltura vuole la coltivazione della vite bassa che ancora oggi caratterizza la coltivazione del vitigno Aglianico, dopo il terremoto avvenuto nel secolo XV furono gli Albanesi giunti a Barile a riprendere in mano l’agricoltura e la viticoltura in particolare imprimendo nuova linfa a questi territori. Conservavano il vino nelle grotte del Vulture, una roccia spugnosa di tufo che mantiene l’ambiente costantemente umido. Siamo difronte una natura magica con una grande biodiversità, si pensi che ci sono più di 8000 insetti sulle pendici del Vulture, dove gli uomini vivono non violentando o trasformando l’ambiente ma formando con esso un tutt’uno portando avanti valore e tradizione. Il valore di tanti territori del sud risiede proprio nelle tradizioni, nella biodiversità, nella peculiarità che li rende differenti e unici al mondo. Sono queste caratteristiche autentiche che attraggono, che vengono ricercate dal consumatore. C’è ancora molto da fare in questo territorio, manca la strada del vino e dell’olio come sottolineato dal presidente del Consorzio di Tutela Aglianico del Vulture Francesco Perrillo e da Antonietta Rucco del Consorzio Vulture DOP, i due consorzi coinvolti nel progetto TwoEu che vedono protagonisti due prodotti di eccellenza come l’Aglianico del Vulture e l’olio dalla cultivar autoctona Ogliarola, che domina le pendici sud orientali del Monte Vulture dal 65 a.C come descritto anticamente dal poeta latino Quinto Orazio Flacco.
Oggi capire in quale direzione stiano andando i consumi è l’obiettivo primario, quando sul banco degli imputati c’è il vino paragonato all’alcool, mentre l’olio fortunatamente viene visto con maggiore benevolenza, fonte di antiossidanti è considerato un elisir di lunga vita. Comunicare queste due eccellenze della Basilicata significa tradurre questi due prodotti in maniera emozionale, ciò che è rimasto del sistema alimentare del passato è quello che traghetterà questi prodotti nel futuro, in modo semplice come semplice è questa terra, insieme ai piatti tipici lucani come la pasta fatta in casa, le verdure di campo, i legumi e la carne di maiale con l’aggiunta di aromi come peperoncino, peperone crusco e rafano.
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