Finale con il botto della conferenza stampa di presentazione di Vitigno Italia con l’assessore Andrea Cozzolino a Palazzo Santa Lucia: il Serole 2007 premiato nel concorso della manifestazione «Il vino perfetto» è abusivo. Incredibile ma vero, Terre del Principe, l’azienda produttrice, è finita l’altro ieri nel mirino della Repressione frodi. Motivo? Aver usato il termine «Pallagrello Bianco» in etichetta, scelta vietata sino a che la Gazzetta ufficiale non pubblica la modifica, già recepita dal ministero, alla igt Terre del Volturno. Insomma, si fa ma non si dice. O meglio: si può fare ma non si può dire. Uno dei tanti paradossi burocratici italiani difficili da comprendere, perché la coltivazione del Pallagrello è autorizzata da tempo a Caserta. Il provvedimento non è un caso isolato: da qualche settimana altre aziende casertane hanno avuto lo stesso problema, l’assessore provinciale Mimmo Dell’Aquila non ha fatto altro che occuparsi di questa vicenda. La situazione kafkiana in cui si trova l’intero comparto, essere cioé «fuorilegge» per qualcosa di apprezzato in Italia e nel mondo, è stata denunciata dalla giornalista Manuela Piancastelli, proprietaria con il marito Peppe Mancini, di Terre del Principe. Al termine della presentazione, ha infatti letto un durissimo intervento scritto: «Vi ringrazio per il premio e per gli altri riconoscimenti che ci avete dato nel corso degli anni, ma voglio dirvi che avete premiato un vino abusivo». Sul banco degli imputati la Piancastelli ha messo proprio la Regione perché per «quattro anni non si è attivata per modificare il disciplinare». Due anni fa la palla è passata al ministero e ora manca la pubblicazione sulla Gazzetta. Fino a quel momento le bottiglie con la scritta Pallagrello non sono in regola e chi le mette sul mercato rischia multe. «Un episodio vergognoso – ha detto la Piancastelli – non tanto per noi ma per una Regione Campania che dice di puntare sui vitigni autoctoni. Non si tratta solo di responsabilità burocratico-amministrativa, ma di una gravissima colpa politica e morale tenuto conto che se oggi si parla di questa zona lo si deve esclusivamente alla nostra riscoperta di questi vitigni». Cozzolino, preso in contropiede, ha detto di non essere al corrente dell’accaduto e si è impegnanto a verificare la denuncia. Una vicenda illuminante di come, a volte, al posto di inutili chiacchiere e progetti staordinari, basterebbe forse sbrigare rapidamente pratiche ordinarie. E ora chi lo spiega ai buyers stranieri che essere fuori norma in Italia non significa commettere adulterazioni, ma solo dover aspettare gli infiniti tempi di una burocrazia complessa e complicata? Del resto, come potrebbe nascere il «vino perfetto» senza i necessari quattro anni… non di sosta in barrique, non di elevamento in vetro, ma per scrivere una sola riga sulla Gazzetta ufficiale?
Luciano Pignataro
Da Il Mattino 24 maggio 2008
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