di Annacarla Tredici
Tutto nacque nel Duemila, mentre ascoltavano l’opera Summa, un pezzo del compositore estone Arvo Pärt. Tutto, in senso olistico, inteso come la totalità e l‘insieme in completa armonia, è il cuore pulsante della manifestazione che Alois IV Lageder e sua moglie Veronika Riz avevano in mente un ventennio fa. Qui, a Magrè, in Alto Adige, attraverso due giorni di rassegna (quest’anno il 1 e 2 aprile) così il Vino diventa l’Uno, quel principio che in filosofia indica la radice unitaria della totalità molteplice. Un simbolo che tutto contiene e a cui tutto ritorna. Da tutto il mondo.
Un centinaio di vignerons (molti amici della famiglia Lageder) provenienti da ogni dove, uniti dalla stessa idea di alta qualità di produzione, di agricoltura sana, biologica e biodinamica, e dal grande desiderio di condivisione, hanno accolto circa 2500 eno-appassionati, giornalisti e semplici visitatori, nel quartier generale dei Lageder, allestito da scenografie meravigliose in un borgo da fiaba, che ricade nella provincia autonoma di Bolzano. Per la prima volta, nella 24ma edizione, anche etichette provenienti dalla Grecia e si sono aggiunte nuove maison dalla Champagne.
Per il 2023, Summa si è svolta tra il Casòn Hirschprunn e il Tòr Löwengang della Tenuta, in un contesto totalmente spensierato, di festa e di scambio, in cui hanno trovato spazio e voce interessanti masterclass, visite in vigna, banchi d’assaggio vis a vis con i vignaioli, particolarità gastronomiche. Al centro dell’evento, c’è davvero la volontà di far ergere a protagonisti le relazioni umane e una scelta di vita sostenibile, ben sottolineata anche dai figli di Alois, il figlio Clemens e le figlie Helena e Anna.
Una interessante degustazione intitolata “Diversità dell’Alto Adige” guidata da Paola Tenaglia, cantiniera-enologa dell’azienda altoatesina, è stata ambientata nel giardino ad anfiteatro: seduti in mezzo alla natura, l’enologo ha raccontato la visione di questo tasting con ben 14 bottiglie, che
hanno raccontato la ricerca enologica svolta in questi ultimi anni, anche grazie allo stop del Covid. Una fotografia enologica tra i territori e i vitigni dell’azienda del visionario Alois che, da sempre, insiste sulla sperimentazione e sull’importanza di trovare l’armonia con l’ambiente. “Attenzione – premette Paola Tenaglia – non sempre vini perfetti, ma sicuramente autentici”.
Accanto al parterre selezionato di vini italiani e stranieri, tante postazioni food itineranti con formaggi e salumi altoatesini, diverse tipologie di carni cotte al momento, le frittelle di mele preparate dalle contadine di Magrè, il Toc (polenta tradizionale) del Lago di Como, il gelato artigianale da soli prodotti bio, le specialità stagionali de La Tartaruga, ristorante romani di Colleferro. E preziose le cene conviviali di fine giornata, tutte rigorosamente a km zero del Paradeis, ristorante biologico della Tenuta.
“Sta crescendo nel settore, l’attenzione in merito all’agricoltura in linea con l’ambiente e all’economia circolare, che sta alla base di un’azienda biodinamica. È evidente che il consumatore si stia sempre più rendendo conto dell’importanza di scegliere vini di qualità, prodotti nel rispetto della terra e questo è molto importante – chiosa Helena Lageder Chief Marketing Officer dell’azienda altoatesina – considerando le sfide sempre più urgenti che si trova ad affrontare il nostro pianeta”.
Impossibile raccontare tutte le etichette: una breve carrellata da segnalare parte con il Merlot vecchie viti MCMLVII della famiglia di casa, sunto dell’espressione pura ed elegante di vigne piantate nel 1957 e il Löwengang Uvaggio Storico, un blend di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Carmenère e Merlot da viti quasi 150 anni. Dal Sud Italia, arrivano i vini dell’ambasciatrice del Cerasuolo di Vittoria Arianna Occhipinti, la potenza dell’Etna di Federico Graziani e l’eleganza di quelli a firma Passopisciaro del carismatico Andrea Franchetti (scomparso a fine 2021); girando il Bel Paese con l’originale Gravner al calice con un grande Pignolo 2007, la viticoltura eroica dei Dirupi con un immenso Sforzato di Valtellina “Vino Sbagliato” 2016. Non necessita di grande presentazioni il Fontanasanta Manzoni Bianco (vendemmia 2010), blend di Riesling Renano e Pinot Bianco siglato Foradori, e neanche la bella lezione di Barbera raccontata in bottiglia con tanta freschezza da Braida, oltre l’indimenticabile Pinot Nero 2020
del re del Pinot Nero all’italiana Franz Haas. Infine, interessante una versione insolita della Valpolicella con Ca’ Fiui 2021 di Camerani Marinella e convincente la profondità del Barolo più alto del mondo della giovane Giulia Negri.
Da sempre, il vino è anche strumento di solidarietà: quest’anno, un’area dell’evento è stata allestita e destinata al racconto dell’importante Progetto Dormizil – dormitorio per persone senzatetto, basato sul concetto dell’”Housing first” –, sostenuto con parte del ricavato della vendita dei biglietti di ingresso a Summa che si promette di realizzare una struttura a lungo termine per i senzatetto, con 9 piccoli appartamenti, uno spazio per l’accoglienza di emergenza, docce e lavatoi.
Ecco, quindi, il vino può essere davvero tutto. E molto di più.
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