Evoca tanti pensieri il vedere i filari di malvasia nella loro livrea verde brillante, non ancora temprata dal sole d’agosto, arrampicarsi su questi ripidi crinali. Sembrano quasi tenersi insieme per evitare di scivolare giù verso il mare che dal turchese passa al blu’ e rivela le origini vulcaniche della costa. Intanto il sole si spegne in una tavolozza di rosso, arancio e lilla e si accendono le luci delle case a picco sul porticciolo di Malfa, il secondo dell’isola di Salina.
Se ci fosse un concorso per le cantine più belle del mondo (e qualcuno prima o poi se lo inventerà o forse già esiste), quella Caravaglio finirebbe di sicuro tra le nominate.
Siamo seduti sulle panche in muratura della tipica casa eoliana che ospita la macchina imbottigliatrice e, incurante del progredire del tramonto, Nino Caravaglio ci racconta la sua storia di viticoltore più che per caso, per determinazione. Quella a portare avanti il percorso di un padre venuto a mancare troppo presto, un perfetto isolano – come lo ricorda il figlio – a caccia di pesce spada d’estate e in campagna nelle altre tre stagioni all’anno.
Per anni, Nino e sua moglie hanno messo insieme appezzamento dopo appezzamento e oggi producono su quindici ettari sparsi su un’isola dove la pianura non e’ stata mai “importata” e i vigneti sono frammentati in piccoli fondi.
Cresce tutt’intorno la loro Malvasia delle Lipari, che ha solo 11,5 gradi ma soprattutto non ha quel sapore stucchevole, dolce all’estremo che restinge gli accoppiamenti possibili di questo vino “da dessert” e rende spesso difficile finirne una bottiglia. E’ una malvasia che invece riesce a giocare bene con il salato dei capperi (per restare “sul territorio”) e che starebbe bene con la pasticceria a base anche di olio e sale che sta emergendo grazie a chef come Gennaro Esposito.
I vigneti di Caravaglio nella zona di valdichiesa, la sella tra le due montagne dell’isola, sono invece dedicati al rosso, li’ dove il vento del mare fa imbrigliare le nuvole tra i due “seni” che segnano il profilo di Salina e crea un microclima più mite.
L’igt Eolie rosso di Caravaglio (nero d’avola e corinto) è una gran sorpresa, un vino che sta bene sul pesce e può essere servito fresco come vuole una certa tradizione meridionale, spazzata vita e messa alla gogna, negli ultimi vent’anni, dall’emergere dei rossi strutturati.
La versione bianco del Salina 2009 (90% di malvasia) sta avendo buoni riscontri dal mercato racconta Nino, bevendolo l’impressione è che abbia bisogno di un bel po’ dall’apertura della bottiglia per liberarsi della dominante dolciastra prima di assumere quel tono da vino non solo da aperitivo ma da pasto di pesce.
Per venire a trovare Nino ed Elisa non cercateli su internet, non hanno un sito web. Ci vogliono una gran pazienza e molte telefonate, ma in caso di fallimento non prendetela sul personale. I coniugi sono una specie di one-man-show, noi li abbiamo presi nel mezzo della stagione dei capperi (fantastici, come il loro origano) che stavano impacchettando per Dean&De Luca a New York. Passano dal ricevere ordini di vino dal Giappone a fare il giro dell’isola saltando da un fazzoletto di terreno all’altro per capire come stanno le loro vigne.
Se solo viticoltori meridionali e bravi come Caravaglio riuscissero a raggiungere una dimensione di impresa tale da poter offrire con costanza appuntamenti di degustazione e tour in cantina, beh si aprirebbero nuove prospettive al turismo enogastronomico ed alle “strade del vino” che molto spesso, da queste parti, sono solo strade verso cantine chiuse. Certo, egoisticamente, se ci fosse questo livello di organizzazione aziendale, forse si perderebbe una certa dimensione romantica: parlare col viticoltore che odora di capperi e racconta la storia della sua vita e della sua vigna fino a quando il sole affoga nel mare di Salina.
Il buio ti impone un commiato che è come quello tra amici di sempre, non tra persone che si sono conosciute solo due ore prima.
np
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Malfa – Isola di Salina
Me 98050
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Fax: 090/9844368
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