Il Sannio prende il volo. Parola di Slow Wine. E’ quanto emerso dal seminario-degustazione che il Sannio Consorzio Tutela Vini ha organizzato insieme alla guida di Slow Food al Vinitaly (Sala Tulipano del Pala Expo). Degustazione che ha visto protagoniste le denominazioni Falanghina del Sannio Dop e Aglianico del Taburno Docg.
Al tavolo dei coordinatori della degustazione Giancarlo Gariglio (curatore nazionale della guida) e Luciano Pignataro (responsabile per le regioni Campania, Basilicata e Calabria). Con loro il direttore del Consorzio, Nicola Matarazzo, a cui è toccato il focus sulle caratteristiche territoriali, climatiche e culturali che caratterizzano il ‘Vigneto Sannio’.
In degustazione quattro etichette Falanghina del Sannio Dop dell’ultima annata (2013) e quattro etichette di Aglianico del Taburno, la tipologia coronata dalla Denominazione di origine controllata e garantita. Per la falanghina le aziende Mustilli (Sant’Agata dei Goti), Antica Masseria Venditti (Castelvenere), Cautiero (Frasso Telesino) e Corte Normanna (Guardia Sanframondi). Per l’aglianico presenti le etichette: Terra di Rivolta 2010 (Fattoria La Rivolta), Limiti 2009 (Torre dei Chiusi), D’Erasmo 2008 (Nifo-Sarrapochiello) e Vigna Cataratte 2007 (Fontanavecchia).
Dalla discussione sono emerse interessanti note di degustazione. I quattro calici di falanghina hanno mostrato quattro volti diversi di una marcata linea comune. Quattro vini capaci di esprimere in maniera plifonica i tratt i distintivi di un vitigno che si fa forte si sapidità, acidità, salinità e – usiamo anche noi il termine inflazionato che ha utilizzato il curatore della guida Slow Wine – mineralità. L’annata 2013, sicuramente tra le meno semplici degli ultimi anni, si presenta comunque con una qualità di estremo interesse, confermando i grandi progressi delle ultime vendemmie.
L’aglianico del Taburno? E’ un “vino di attesa”.Definizione confermata dalla degustazione dei quattro calici che hanno tracciato un percorso dal 2010 al 2007. Un vino che si lascia aspettare, anche per tanti anni: aspetto ben colto già a partire dal colore, tutti vivi, brillanti, con le differenze legate esclusivamente al grado con cui si lasciano attraversare dalla luce. Quattro calici giovani anche la naso, con note ancora vinose, fruttate, in attesa delle evoluzioni balsamiche e speziate. E questo gioventù è stata tutta confermata anche al palato, con i tratti distintivi di acidità ancora preziosamente marcati, con cariche tanniche che si trasformeranno nel miglior compagno di viaggio per scorrere tra gli anni che verranno. Anni che vedranno sempre più il Sannio protagonista.
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