di Raffaele Mosca
Mentre tutti festeggiavano ferragosto, io fuggivo dal caos e mi rintanavo in casa per fare una carrellata di assaggi di Vermentino maremmani selezionati dal consorzio attraverso il Vermentino Grand Prix.
In una regione in cui l’offerta di bianchi di qualità è ancora molto limitata, la Maremma sta provando a giocarsi questa carta con più convinzione rispetto al passato. E non è improbabile che il Vermentino, insieme al Ciliegiolo, scalzi Sangiovese ed internazionali – che danno risultati un po’ altalenanti – e diventi il vitigno di punta del territorio.
Dieci etichette non sono sufficienti per avere una panoramica generale su tutta la denominazione, ma bastano a far emergere una cifra stilistica abbastanza precisa.
Rispetto a Liguria e Colli di Luni, questi vini hanno più struttura e densità; rispetto ai Vermentino sardi, di cui avevo parlato a inizio anno, hanno meno maturità di frutto e residuo zuccherino di media, anche se mancano ancora i picchi qualitativi che l’isola riesce ad offrire. Sono quasi sempre eloquenti, immediati, centrati nella loro semplicità: giocati su frutto ricco, sale e qualche pizzico di erbe spontanee. Di tanto in tanto emerge qualche nota idrocarburica che ne aumenta la complessità e può dare margini di miglioramento con l’evoluzione, anche se l’acidità del Vermentino è tendenzialmente contenuta e quindi non aspetterei più di 3-4 anni dall’immissione in commercio.
Tra le dieci referenze si si sono distinti il Maremma Toscana Upapa 2022 di Bruni, suadente e garbatamente idrocarburico, e il Lepido di Podere Poggio Bestiale, salino e rinfrescante. Molto interessante anche l’Unnè di Poggio Levante: da vigne nell’entroterra maremmano, a 350 metri d’altitudine, lascia intuire l’impostazione germanica già dalla bottiglia e dal tappo a vite, e gioca su tonalità “rieslinghiane” che faranno andare in bolla gli amanti della tipologia. Meno entusiasmanti le versioni di aziende rinomate di altri territori che hanno acquistato vigne in Maremma per diversificare il portfolio, mentre quella
di Guido Formilli Fendi, erede della grande dinastia romana della moda, convince per equilibrio e alcol più contenuto rispetto ad altri.
Quanto ai prezzi, si va dai 10 ai 20 euro in e-commerce di norma, con punte di 26-28 per le etichette più ambiziose. Cifre non basse in termini assoluti, ma sufficientemente competitive in un mercato sempre più sconquassato da moti inflazionistici spesso ingiustificati.
Cecchi – Cobalto 2021
Naso insolito con un accenno di tostatura da rovere che anticipa toni dolci di susina gialla, miele d’acacia e burro salato, a delineare un profilo che ricorda gli Chardonnay delle zone calde più che il Vermentino. Sorso di buona reattività, con sapidità in lizza e acidità discreta, ma anche ritorni vanigliati da legno che arrotondano la progressione. Piacevole ed equilibrato, seppur non leggerissimo e smaccatamente internazionale da un punto di vista stilistico.
Poggio Bestiale – Lepido 2023
Nome curioso per un’espressione particolarmente centrata, con un naso naso fresco e
vivace di scorzetta di limone, finocchietto selvatico, fiori bianchi e iodio. Tonico ed
essenziale, con ritorni di erbe spontanee a ravvivare la progressione grintosa, agrumi e
sale a siglare il finale energico, che invita al secondo sorso. Perfetto per crostacei e
sfilettati di pesce bianco.
Collemassari – Melacce 2023
Classico nei profumi di frutta a guscio, mandorla dolce ed erbe spontanee. Non male l’ equilibrio tra frutto, acidità e sapidità sottile, ma è molto semplice e un po’ frenato nell’allungo.
Della Volpaia – Prelius 2023
Abbastanza spinto sulla parte vegetale, con un soffio di sedano rapa che anticipa susina, camomilla e un accenno di mais tostato. Più incisivo al palato: lo sprint sapido è sbarazzino e ritorni di erbe aromatiche rafforzano il senso di dinamismo. Finale di media gittata, appena amarognolo.
Rocca delle Macie – CampoMaccione 2023
Profumi balsamici, vegetali e di frutta estiva molto matura su sfondo di pietra focaia. Più avvolgente della media, con ricca polpa di frutta anche esotica e sapidità discreta a supporto, finale canonico su toni di erbe aromatiche. Centrato nella sua semplicità.
Bruni – Upupa 2022
Dorato nel bicchiere, il naso è originale e particolarmente sfaccettato: susina matura, pesca gialla, una punta di miele, rintocchi balsamici e un soffio d’idrocarburo. Ha spessore sufficiente a sostenere piatti relativamente importanti, acidità giusta che contrappesa il centro bocca ricco e suadente di frutta estiva matura, rimandi salini e idrocarburici che danno spessore e incisività al finale. Sorprendente.
Poggio Levante – Unnè 2020
Colore ancora chiarissimo e naso spiazzante: rieslinghiano per profusione di idrocarburi e pietra focaia, con un fondo appena più dolce di susina e mandorla tostata, fieno e un accenno di erbe spontanee. Simile al palato: non straordinariamente varietale, ma di dotato di energia acido-sapida trascinante che rende la beva molto fluida. La chiusura con tappo a vite tende ad estremizzare la parte “minerale” e comprimere il frutto, ma per gli amanti dei bianchi idrocarburici è tutto meno che un problema.
Guido Formilli Fendi – Chicca 2022
Paglierino tendente al dorato, svela un mix allettante di gelatina di limone, pesca gialla, un pizzico di erbe spontanee e accenti di pietra focaia che prendono la scena nell’arco di qualche minuto. Pieno, solare, carico di frutto estivo, non articolatissimo ma centrato nel suo sviluppo, con sapidità discreta e qualche rimando di erbette e pietra focaia a ravvivare il finale disteso. Sorprende l’alcol dichiarato: 12 gradi e mezzo contro i 13-14 della maggioranza degli altri Vermentino maremmani.
Il Poderone – Marmato 2023
Profumi semplici ma nitidi di albicocca, erba limoncella, fiori gialli e un accenno di pietra focaia. Sorso diretto, spigliato, senza grandi pretese, ma con buon equilibrio tra frutto e acidità. Finale di media gittata e buona pulizia.
Il Podere del Cirene – Cirene 2023
Paglierino classico nel colore, ha profumi delicati di fiori bianchi, camomilla, gelatina di limone, pesca noce e qualche sbuffo di pietra focaia. Morbido, delicato, di buona polpa e piacevole immediatezza, ma senza particolari guizzi. Finale discretamente sapido.
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