Il Taurasi di De Prisco

Pubblicato in: I vini del Mattino

In attesa dell’anteprima Taurasi, organizzata dal 3 al 5 dicembre, vi proponiamo il bicchiere di Pasquale Di Prisco, Pasqualino per gli amici. Tradizione familiare, rigore produttivo, serietà commerciale: sono questi i presupposti che noi cerchiamo in una azienda piccola e media, ossia essere semplicemente se stessi. L’avventura di Pasquale, gratificato quest’anno da molti giudizi lusinghieri sulle guide specializzate, inizia nel 1995 quando con la moglie Antonia, su suggerimento dell’amico enologo Carmine Valentino, decide di non conferire più le uve a terzi e di etichettare in proprio.
Da allora è sempre stato fedele a se stesso e il suo Taurasi riflette allora la sapienza di una famiglia impegnata nella viticoltura e nel lavoro nei campi praticamente da sempre in una contrada appena fuori Fontanarosa, piccolo borgo vicino Taurasi dove attualmente è l’unica espressione del territorio in etichetta. Come per gli agriturismi è sempre buon segnale di qualità quando la cucina è destinata unicamente agli ospiti, così per i produttori di vino l’indice è nelle bottiglie proposte, soprattutto quando non si tratta di aziende medie e grandi. Pensate, Di Prisco, come Molettieri sino al 2003, non fa altro bianco che la Coda di Volpe, l’unica uva non rossa molto diffusa nel territorio, per il resto si parla di aglianico e basta. E che aglianico! Il 2003, Irpinia igt è un grandissimo concentrato di frutta, complesso al naso, intenso e persistente. Il Taurasi 2001 conferma la magica annata, quella di cui i veri intenditori dovrebbero fare incetta senza perdere altro tempo vista la dimensione assunta dai prodotti nelle bottiglie: non esiste assaggio capace di passare indifferente sotto al naso, dal Radici di Mastroberardino al Macchia dei Goti di Caggiano tornato grande, dallo strepitoso Molettieri a Contrade di Taurasi, e chi più ne ha più ne metta. Nel Taurasi di Pasqualino la frutta si scosta per fare posto a sentori di tabacco, un po’ di affumicato, leggerissma vaniglia, pepe bianco, spezie, in bocca l’equilibrio non è ancora perfettamente raggiunto, la spinta acida è ancora prevalente sulla morbidezza. Segno di longevità a noi molto gradito.
Un buon rapporto tra qualità e prezzo, da inserire in un discorso più generale: i produttori di Taurasi devono rendersi conto che a Montalcino le aziende hanno iniziato a fare dumping, ormai per 15 euro si trova nelle strade del borgo toscano gran parte del Brunello 1998. Certo, sono più o meno le vecchie 30.000 lire, ma che differenza con i 30 euro di partenza! Alle spalle preme il Vulture con grande qualità a bassi costi, Sicilia e Puglia veleggiano sempr sotto i dieci euro. E dunque, questo Taurasi in uscita dalle aziende sempre tra i 10 e i 15 euro ha un mercato? Noi speriamo di si. Speriamo.


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