Sonora sconfitta del Consorzio della Mozzarella di Bufala al Tar del Lazio: respinto il ricorso contro la mozzarella di Gioia del Colle.
Scrive oggi la Gazzetta del Mezzogiorno dando in anteprima la motizia che “dopo 5 anni di contenzioso e di diatribe mediatiche che hanno coinvolto le rappresentanze politiche delle due regioni, termina positivamente per la Puglia il caso collegato alla certificazione europea di «Denominazione d’Origine Protetta» per la mozzarella vaccina prodotta nella Murgia del Sudest Barese e Tarantino con l’utilizzo del siero innesto. Un prodotto genuino tutto locale, ricavato dalle mucche che brucano l’erba dei pascoli spontanei e coltivati presso le masserie di una vasta zona pugliese, così come espresso dal disciplinare del Ministero”. Secondo il Consorzio che ha sede a Caserta, non c’era legittimità nell’uso del termine mozzarella perchè crea confusione e non c’erano i pesupposti per associare il nome al paese Gioia del Colle. Ma nell’artivcolo firmato da Franco Petrelli si precisa che “Primo: il legame con il territorio è dimostrato grazie alle metodiche di ottenimento e all’alimentazione animale che lega questo prodotto alla zona geografica, così come definito, e non a tutto il territorio della Regione Puglia. Secondo: il nome a cui si è chiesta la registrazione è un termine generico che identifica una tipologia di formaggio. Terzo: in etichette è stata introdotta la dicitura di «latte vaccino», come resta stato stabilito in sede ministeriale”.
Del resto il termine mozzarella è usato anche dalla grande industria.
Si chiude così con una sonora sconfitta la battaglia giuridica del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana contro Gioia del Colle. Per il duo Mimmo Raimondo e Piermaria Saccani, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio di Caserta, si tratta soprattutto si uno scacco politico: al ministero delle Politiche Agricole e della Sovtanità Alimentare certo non avranno visto di buon occhio questa battaglia avviata contro una propria proposta presentata, appoggiata e approvata anche in sede europea che ha comportato anche un sborso di spese giudiziarie.
La decisione spalanca le porte a richieste analoghe che possono venire, giusto per citare solo le zone storiche della Campania, dal Vallo di Diamo e dal Termino, per non parlare del Molise, dove c’è una secolare tradizioni di mozzarella da latte di vacca.
La parola, quella vera, spetta al mercato.
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