di Gennaro Miele
Ci sono vini che non sempre ritroviamo nelle nostre enoteche, rappresentano piccole realtà locali, frutto di vitigni, spesso caduti in disuso, riportati in vigna grazie alla voglia di recuperare le radici della cultura di un territorio.
Tra questi ritroviamo il Susumaniello, vitigno a bacca rossa diffuso nel Brindisino, il cui nome nel dialetto locale significa somarello.
L’appellativo indica la caratteristica della pianta di caricarsi di grappoli allo stesso modo in cui viene caricato il resistente animale.
Il calice di questa settimana è dell’azienda Nonno Carlo che nella Masseria Li Veli (BR) vede dedicati alla produzione dei suoi vini tre ettari: Negramaro, Primitivo e Susumaniello.
Di quest’ultimo è interessante la vinificazione che avviene in legno nei primi 12 mesi, tonneau di rovere francese da 500 litri, qui si svolgono fermentazione alcolica e malolattica, segue il successivo affinamento in acciaio. Un processo inverso alle consuetudini capace di donare ricchezza al vino.
Nel calice si esprime con un delicato color rubino, l’impatto olfattivo è complesso, note di ribes e marasca, segue lo speziato della noce moscata con un finale amaro di radice.
L’assaggio iniziale riporta alla piacevole sensazione di piccoli frutti, la freschezza bilancia la notevole morbidezza e alcolicità, 13,5%. Il tannino presente scivola con discrezione al di sotto delle altre sensazioni.
Il finale persistente richiede di abbinarlo a piatti dai sapori intensi: selvaggina, formaggi stagionati, zuppa di fagioli rossi con carne.
È un vino profondo come un Blues, ricorda la canzone ‘’The sky is crying’’ di Gary B.B. Colemann, la voce arriva dopo un lungo intro assimilabile all’attesa con la quale gli aromi del Susumaniello emergono nel calice per poi coinvolgere e sedurre.
Az. Agricola Izzo Giuseppina
Via Mazzini, 23 – Caserta
www.nonnocarlo.it