di Antonio Di Spirito
E’ finita da poco la prima ondata di Anteprima 2019 e mi sembra giusto tornare sull’argomento per fare delle riflessioni ragionate sullo stato dell’arte di alcune realtà.
Voglio tornare, in particolare, sul Sagrantino, perché questo vino è quello che, negli ultimi anni, ha fatto dei passi da gigante e nella maniera più semplice. Le impressioni generali sulle novità e sull’annata presentata le ho raccontate tempestivamente il giorno dopo dell’Anteprima (vedi qui), dando solo qualche indicazione sui migliori assaggi. Durante la manifestazione ho partecipato ai vari tours organizzati per farci visitare alcune aziende, conoscere le varie realtà territoriali, assaggiare i loro vini, soprattutto le vecchie annate, con le quali si familiarizza con il territorio e le sue varie sfaccettature, come evolvono i vini e le varie filosofie aziendali.
Non è un caso, quindi, che nelle descrizioni che seguono, parlerò di qualche vecchia annata ed anche di vini diversi dal Montefalco Sagrantino 2015, presentati nell’anteprima 2019; li contraddistinguerò con un asterisco (*).
ANTONELLI SAN MARCO
E’ sicuramente una delle prime Aziende Agricole nate a Montefalco, se non la prima in assoluto. Tutto ebbe inizio subito dopo l’Unità d’Italia; nel 1881, quando Francesco Antonelli, avvocato di Spoleto, acquistò la proprietà della tenuta che dal XIII al XIX secolo era appartenuta al Vescovo di Spoleto. Sin da allora la famiglia apportò le necessarie opere di trasformazione ed ammodernamenti degli impianti e delle colture, adottando, con molta lungimiranza, tecniche innovative e poco diffuse all’epoca. Dal 1986 è Filippo Antonelli che guida l’azienda e innovazione e modernità sono sempre ragionate ed in primo piano: mai a seguire le mode, ma nulla viene lasciato intentato. Dal 2012 l’azienda è totalmente certificata ufficialmente Bio, avendo completato il percorso triennale di conversione; totalmente, perché le attività aziendali non sono limitate a cantina e vigneti, ma anche ad altri prodotti agricoli, quali cereali, ortofrutticoli, allevamenti di animali di piccola taglia. Le varietà coltivate a bacca rossa sono soprattutto Sagrantino e Sangiovese, ma anche Montepulciano, Merlot e Cabernet Sauvignon, mentre quelle a bacca bianca, il Grechetto e il Trebbiano Spoletino.
I vini prodotti sono una punto di riferimento della tradizione della denominazione.
Trebium 2015: è un vino essenziale; racchiude in sé tutte le peculiarità del vitigno utilizzato, il trebbiano spoletino, senza fronzoli e senza orpelli, ma privo di qualsiasi sbavatura: è un vino semplice ed immediato. Profumi di frutta esotica, agrumi e distinti sentori minerali invitano all’assaggio. Il sorso è pieno e sapido; l’acidità sostiene efficacemente la struttura fitta e fruttata fino ad una chiusura intensamente speziata.
Il Montefalco Sagrantino 2015: è un vino che già al naso da segnali di serbevolezza; i suoi profumi vanno dal floreale di rosa ai piccoli frutti neri maturi; l’impatto del sorso è fortemente tannico, ma gentile; il ritorno acido, succoso e saporito ne alleggeriscono gli effetti e la speziatura lo accompagna verso la chiusura.
Abbastanza diversa si presenta l’annata 2012 (*): al naso si distingue la marasca; al palato il tannino è incisivo e morbido; è fruttato e fresco, con una mineralità molto presente.
Chiusa di Pannone 2010 (*): è una selezione di uve provenienti da un unico vigneto; 24 mesi in legno, di cui 6 in tonneau; note floreali e fruttate al naso con profumi di erbe aromatiche e grafite; al palato è molto tannico, ma non aggressivo; è denso e succoso, abbastanza fresco e speziato.
Montefalco Sagrantino Passito 2011 (*)
Quest’ annata è quella che, fra le ultime in circolazione, soddisfa di più il palato: ha un tannino ancora vivace ed una acidità affilata in una fitta trama di sapori di frutti canditi e rabarbaro; è piacevole e dolce quanto basta; è proprio ciò che ci vuole per un fine pasto sontuoso e cioccolatoso.
ARNALDO CAPRAI
Raccontare l’azienda Arnaldo Caprai significa tracciare la storia del Sagrantino moderno.
Arnaldo Caprai era un importante imprenditore tessile, settore molto fiorente in Umbria; nel 1971 acquistò una tenuta, che inizialmente era di 5 ettari in Montefalco perché, da tempo, sognava di produrre vino di qualità. La convinzione maturata in quei primi anni sulle grandi potenzialità dei vitigni autoctoni, e soprattutto sul Sagrantino, fa lievitare gli ettari di proprietà acquisendo in maniera progressiva tanti terreni vicini, ritenuti vocati alla viticoltura, arrivando subito a 45 ettari.
Dal 1988 conduce l’azienda Marco Caprai, figlio di Arnaldo, il quale avviò una fase di studio approfondito sui vitigni e di sperimentazioni, avvalendosi della collaborazione di grossi nomi nel campo vitivinicolo e di vari istituti di ricerca ed università.
Già negli anni ’90 ci furono i primi riconoscimenti e le prime soddisfazioni. Si può ben dire che il Sagrantino in purezza e di qualità è nato in casa Caprai.
E’ vero che nell’immaginario collettivo è sempre stato sinonimo di vino materico, potente e fortemente tannico; oggi, però, grazie allo sforzo di molti produttori, il tannino è stato “addomesticato” (Marco dice “stirato”) ed il vino si presenta spesso in abiti molto eleganti.
Oggi l’azienda ha una proprietà di 150 ettari, di cui 135 vitati; la sperimentazione è sempre in primo piano ed il corredo tecnologico di ogni singolo componente lo staff aziendale è molto alto.
Una carrellata sui vini aziendali
Grecante 2018
Da uve grechetto, è floreale, leggere note tropicali ed agrumate al naso, per nulla esuberante; al palato è fresco, speziato e piacevole; vino molto composto e versatile.
Cuvée Secrète 2017
Di anno in anno cambia la composizione: vengono scelte le migliori uve bianche, le più aromatiche e profumate che l’annata offre. Profumi floreali e sapori variegati, frutta tropicale, speziatissimo, fresco ed elettrizzante.
Montefalco Rosso 2017
Sangiovese 70%, Sagrantino 15%, Merlot 15%
Al naso porta piccoli frutti neri con note ematiche e minerali; al palato è fruttato, speziatissimo, ha un tannino appena un po’ polveroso, ma sapido e succoso. Ottimo questo vino, molto giovane e di facile beva.
Montefalco Rosso Riserva 2016
In questo vino si apprezza subito la nota di evoluzione;al palato è fresco e succoso, il tannino è raffinato; speziatura e sapidità completano un quadro gustativo molto equilibrato.
Collepiano 2015
Il naso è pervaso da piccoli frutti rossi e neri, accompagnali da note iodate; al palato è setoso ed avvolgente, anche se il tannino è molto presente; non ha una spiccata acidità, ma il sorso è vivace, piacevole e dinamico; in chiusura è speziato e quasi austero.
Valdimaggio 2015
Questo vino ha profumi penetranti di rosa, piccoli frutti neri e note iodate; al palato la prima sensazione la genera il tannino avvolgente, poi si avverte la tanta materia, la freschezza e la succosità; è sapido e speziato in chiusura.
Venticinque Anni 2015
Questa etichetta fu istituita per la ricorrenza dei 25 anni dalla fondazione dell’azienda. Al naso si presenta con profumi di viola, ciliegia nera, note iodate e balsamiche; il sorso è fruttato e succoso, il tannino è potente e levigato, materico, ma fresco e speziato: equilibrato ed elegante.
Venticinque Anni 2014 (*)
In quest’annata la macerazione sulle bucce è stata prolungata per ben 90 giorni. Fondamentalmente è uguale al precedente, ma un anno in più di affinamento in bottiglia si traduce in finezza.
FATTORIA COLSANTO
L‘accesso all’azienda confonde le idee; sembra di percorrere il viale di Bolgheri a causa dei cipressi ai lati della strada. Poi, costruzioni molto belle per la ricezione e non il borgo antico, la strada bianca ed i filari bassi, ma ben allineati, ti riportano alla realtà: siamo Bevagna, in Via Cantalupo, in località Montarone, nel cuore della Montefalco Sagrantino DOCG, nonché nel cuore dell’Umbria. La famiglia Livon opera nel Collio e, a cavallo del 2000 si rendono conto che per rimanere competitivi sul mercato, devono aumentare le capacità produttive; acquistano, così, altre aziende, non solo nel Collio, ma anche in Toscana, in zona Chianti Classico, ed in Umbria.
La tenuta di Colsanto ha 20 ettari di vigneti con una fittezza d’impianto di 7500 piante per ettaro; le viti sono allevate a spalliera a cordone speronato bilaterale, con una particolarità: il cordode di destra va a sinistra e, viceversa, quello di sinistra va sul lato destro; in tal modo le piegature dei tralci non sono a 90°, ma molto più dolci, formando una specie di cuore centrale, molto coreografico dopo la potatura. I vitigni sono quelli che, in massima parte, vengono utilizzati in zona: Sagrantino, Sangiovese, Montepulciano, Merlot e Trebbiano Spoletino per produrre tre etichette ed una quarta in arrivo.
Cantaluce 2017
Trebbiano Spoletino: ventaglio olfattivo veramente ricco e vario: spazia da profumi tenui e delicati come la camomilla, a profumi intensi e penetranti come il tiglio, dalle erbe aromatiche agli agrumi ed ananas; il sorso è molto fresco e speziato.
Montefalco Rosso 2015
Sangiovese 60%, Sagrantino 15%, Montepulciano 15%
Marasca e nota fumé al naso; il sorso è fresco, avvolgente, sapido e speziato; il tannino asciutto del sagrantino si sente solo in chiusura del sorso.
Sagrantino 2015
e legno; levigato, fresco, speziato, succoso
Al naso si alternano tanti profumi dalle viole alle prugne, alle more; le note balsamiche e del legno in cui ha dimorato sono ancora molto importanti; al palato ha un ottimo tannino, inizia avvolgente poi pervade tutto il cavo orale con la sua potenza; è fresco, speziato e denso.
Sagrantino 2003 (*)
Tra le vecchie annate abbiamo assaggiato questa 2003 che si è rivelata estremamente giovane nei profumi e nei sapori; frutta rossa, note balsamiche e iodate monopolizzano il naso; al palato si presenta ancora con una trama molto fitta e densa; l’impatto del tannino è tipico dei Sagrantino di quegli anni (ancora dopo tanti anni), ma sapidità, freschezza e speziatura lo rendono ben godibile.
FATTORIA COLLE ALLODOLE – MILZIADE ANTANO
Uno dei produttori di vino più ortodosso ed integralista che io conosca: non ha un enologo consulente, né lo è lui, nessun controllo sulla temperatura di vinificazione, nessuna pratica enologica moderna è entrata nella sua cantina: si vinifica con il metodo tradizionale ereditato dal nonno e dal padre.
Eppure i suoi vini, a meno degli incidenti di percorsi che capitano a tutti, sono buonissimi e risultano sempre fra i migliori; sono schietti, veraci, qualche volta anche un po’ rustici, ma sempre piacevoli , di grande personalità e di grande beva.
E’ un po’ che non vado a trovarlo in cantina, ma segnalo il suo Sagrantino 2015, più che il cru Colleallodole 2015, perché è stato uno dei migliori assaggi all’anteprima. Profuma di rose, ciliegia nera ed emana note iodate e foglia di lauro; il sorso è succoso e saporito, sapido, fresco e speziato, quasi non ti accorgi di quel potente tannino che ha in dotazione. E’ verace e gioviale come chi lo ha fatto!
TABARRINI
Bizzarria, schiettezza e concretezza. Giampaolo è instancabile, in movimento perpetuo anche quando è seduto, sempre con il suo inseparabile borsello a tracolla; ha da poco ristrutturato la cantina realizzando al contempo un ambiente asettico ordinato e lindo più di una sala operatoria, illuminata con luci cangianti e multicolori come in una discoteca, ma soffuse, dotata di tecnologie avanzate e software sofisticati per la gestione complessiva. I suoi vini rispecchiano molto il suo carattere, pur restando saldamente legati alla tradizione.
In una recente visita in azienda, abbiamo potuto degustare e godere di alcune vecchie annate.
Giampaolo è stato uno dei primi produttori a credere nelle potenzialità del trebbiano spoletino ed a produrlo in purezza. E’ un vino che evolve tantissimo in bottiglia, raggiungendo picchi di gradevolezza notevoli.
Abbiamo apprezzato un AdArmando 2006 (*) ancora giovane e gradevole, con profumi e sapori così ben combinati e fusi; i profumi di passion fruit e tiglio sono molto forti e distinti, con qualche nota minerale che soffia con insistenza; al palato è asciutto; le note di frutta esotica matura sono compensate da agrumi; il sorso è freschissimo, agile, puro, speziato, salino ed infinito.
Piantagrero 2015
Un’altra riscoperta di Giampaolo, questa volta del tutto casuale.
Il nome è una crasi del nome originale, greco nero, originario del comprensorio di Todi.
Più di tutti gli altri, questo è il vino che rispecchia fedelmente il carattere del produttore: i profumi spaziano dal floreale e fruttato quasi dolciastri, all’evoluzione con note balsamiche e di canfora; al palato è piacevole e scorbutico, ha un’acidità nervosa che fa scorribande durante tutto il sorso: in alcuni momenti si il vino manifesta avvolgente, con sapori fruttati e dolci, in altri momenti si apprezza sapidità e speziatura; in continuazione c’è l’acidità che ritorna prepotente. Quasi in contrapposizione al Sagrantino, il Grero ha tasso alcolico per niente elevato e tannini non rilevanti; chissà cosa sarebbe un blend fra i due!
Rosso di Montefalco 2000 (*): monumentale ed integro! Oltre ad apprezzare profumi di ciliegia sotto spirito, che ben presto evolvono in note più generiche di frutta, note di evoluzione e di speziatura fine; al palato è succoso; i tannini, ancora intensi, sono avvolgenti; il sorso è scorrevole e speziato.
I tre Sagrantino hanno un comune filo conduttore: floreale di viola e piccoli frutti rossi al naso, con immancabili spezie fini, note balsamiche e refoli di pellame nobile.
Al palato le sfumature distintive
il Colle Grimaldesco 2015 è succoso e saporito, il tannino è pronunciato e chiude con una gradevole speziatura.
Campo alla Cerqua 2015 da la sensazione di un vino più evoluto; il tannino è più levigato e fine del precedente, ha un frutto concentrato ed un’acidità vibrante; la chiusura del sorso è speziata e leggermente amaricante;
il Colle alle Macchie 2015 si fa preferire ai precedenti per le sue doti di freschezza ed eleganza; il sorso, pur mantenendo caratteri di pienezza e di struttura, è molto agile e scorrevole; ideale compagno di cibi raffinati.
Colle Grimaldesco 2006 (*): molto forti al naso le note di frutta rossa e castagna appassita; il tipico tannino è ancora lì, ma ben integrato in un sorso fresco e sapido, scorrevole e lungo; chiude con spezie fini.
TENUTA BELLAFONTE
Il nome dell’azienda è derivato dal nome famiglia proprietaria della tenuta, di origine tedesca: “Heil” che significa, bellezza in senso lato e “Bron”, fonte.
Peter Heilbron, affabile, pacato e rassicurante, è un piemontese di origine tedesca; dopo aver ricoperto incarichi importanti in campo alimentare, assumendo anche il ruolo di A.D. della Martini & Rossi, dal 2008 si è dedicato alla viticultura per produrre vini di qualità con il Sagrantino.
La tenuta conta oggi 11 ettari vitati ed altri 30 sono rimasti a bosco, frutteto ed uliveto. La cantina è stata progettata per avere un basso impatto ambientale ed un equilibrio energetico fra pannelli fotovoltaici e caldaie a biomassa; gode di una temperatura costante, grazie al riciclo di aria.
La scelta aziendale prevede solo vitigni autoctoni e vini tradizionali: Trebbiano Spoletino e Sagrantino, per due etichette.
Solo da poco, con un nuovo impianto di Sangiovese, è nata una terza etichetta per il Montefalco Rosso, il Pomontino, ed una quarta etichetta, un Montefalco Bianco, lo Sperella, in cui confluiscono le uve provenienti dai vigneti più giovani.
I vini assaggiati in cantina
Per i vini bianchi, ho assaggiato solo due annate di Trebbiano Spoletino; sono vini complessi e concentrati, con una componente acida importante ed una aromaticità importante.
Arenato 2016 profuma di tiglio e frutta a pasta gialla; si tratta di un vino di buona complessità e speziatura, sostenuto da una notevole componente acida ancora affilata e persistente.
Arenato 2015 si presenta molto ricco al naso, nonostante non abbia ancora smaltito del tutto il lungo passaggio in legno dalla fermentazione in poi, con profumi di tiglio, frutta tropicale ed agrumi; al palato è carnoso e denso, mostra meno freschezza del precedente, ma più sapidità o e più speziatura.
Pomontino 2017, assaggiato direttamente dalla botte, è stato assemblato da poco e deve fare ancora il suo percorso di sei mesi in bottiglia. Si compone di Sangiovese per l’80% ed il restante 20% è Sagrantino. Molto floreale, ricco e vinoso al naso; ha una componente fruttata molto importante ed una buona sapidità; il tannino è ancora incisivo e polveroso, ma l’acido è molto importante. Promette bene!
Ed ecco, finalmente, il Collenottolo 2015, Sagrantino in purezza. Inizialmente è un po’ chiuso al naso, ma si avverte una certa complessità; il sorso è succoso e tannico, ha un’ottima freschezza, leggermente agrumato, scorrevole e speziato. E’ un vino importante, ma di grande beva!
Colenottolo 2013 (*) è più espansivo del precedente: floreale e piccola frutta nera al naso; in bocca è un misto intenso di frutta, tannino e speziatura; è un vino molto persistente.
Collenottolo 2012 (*) porta con se un piccolo retaggio legnoso insieme alle note fruttate; al palato il tannino caratterizza ancora il sorso fruttato e fresco, sapido, speziato e molto persistente.
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