di Monica Bianciardi
Nel gennaio 1972, veniva approvato con decreto del Presidente della Repubblica il disciplinare D.O.C. Rossese di Dolceacqua che quest’anno ha spento 50 candeline, traguardo festeggiato con una manifestazione durata ben 3 giorni e culminata con una grande festa nel cuore del paese di Dolceacqua. Percorsi gastronomici, musica, degustazioni si sono tenute nelle strade e nei carruggi del paese, delle quali architetture lo stesso Monet rimase talmente affascinato da dedicarle ben tre opere.
Denominazione la cui qualità dei vini meriterebbe una risonanza ben più ampia se non fosse per il limite imposto da una esiguità produttiva e territoriale. Il Rossese ancora le proprie radici in questo fazzoletto di terra ristretto e profondo appena 20 km in cui suoli di varie composizioni, differenze climatiche e biogeografiche sono talmente varie da cambiare completamente la connotazione dei vini anche per poche decine di metri. Una diversità riscontrabile nell’ambiente che si ritrova anche nel calice, dove questo vitigno che vanta una storia antica ed una provenienza lontana, riesce ad imprimere con caratteristiche e personalità ben definite. Varietà riconducibile al Tibouren proveniente dal sud della Francia, in Provenza utilizzato in uvaggio insieme ad altri vitigni per la produzione di vini rosati, il Rossese, è un vitigno alloctono che nell’arco dei secoli si è ben adattato al territorio di Dolceacqua sviluppando caratteristiche proprie e diventando parte integrante del patrimonio vinicolo ligure. I sottosuoli della denominazione sono principalmente tre; il Flish di Ventimiglia di origine marina, le Argille di Ortovero, dette anche Marne Blu, i Conglomerati di Monte Villa, ricchi di ciottoli alternati a strati sabbiosi. Le diverse conformazioni date da differenti matrici geologiche, nelle zone argillose e calcaree danno luogo agli spettacolari calanchi.
Il Rossese nasce da tutte queste variabili con microproduzioni a carattere artigianale il cui risultato non dipende solo dalla terra ma dal sacrificio e dall’impegno di chi ogni giorno convive con scelte e compromessi di un territorio bellissimo e difficile a cui si sommano problematiche attuali ed evidenti. Cambiamenti climatici sempre più repentini e la massiccia invasione di ungulati mettono a dura prova il frutto di mesi di lavoro nei vigneti provocando danni sempre più consistenti nella completa indifferenza delle istituzioni. Dal lato loro i vigneron di Dolceacqua si difendono come possono investendo in recinzioni che non sempre impediscono le incursioni e lottando per difendere le produzioni con quella indomita tenacia che li contraddistingue. È grazie all’attaccamento al loro territorio se intere generazioni di produttori nonostante fragilità ed incognite spingono sempre più in alto l’asticella qualitativa. Il Rossese resiste negli spazi lasciati dal bosco nelle colline battute dai venti di mare, dove una macchia mediterranea folta ed intrigata, composta da pini silvestri e piante aromatiche, rilascia nell’aria i suoi profumi.
« tralci della vite rossese sono lunghi. Foglie grandi a cinque lobi. La grandezza dei grappoli è mezzana. la ramificazione si mostra sciolta: gli acini sono mediocri, rotondi, poco fra loro avvicinati di colore nero con trasparenza rossastra, farinosi. laonde appaion azzurrognoli. la pellicola o buccia è sottile, la polpa succosa di sapore dolce. L’uva prodotta è di maturazione precoce, somministra vino delicato e zuccherino, che invecchiando si conserva ricco di alcool, e conserva un bouquet particolare che lo rende pregiato», (Scheda ampelografica della vite Rossese 1869)
Tasting Notes con alcuni dei migliori assaggi
Azienda Agricola Caldi 2021 Inteso, esuberante e tonico, frutto rosso succoso e dolce, palato con morbidezza e tensione acida sviluppo che sfuma su contorni saporiti e iodati.
Maccario Dringenberg Posau 2019 Profondo e raffinato il corredo olfattivo è dato da note soffuse di fiori viola freschi e dalla ricchezza del frutto rosso, macchia mediterranea, resina, iodio, palato sostenuto e intenso dato da morbidezza vellutata ben contrastata da freschezza vibrante, sapido e ben svolto su tannini rotondi.
Roberto Rondelli Arenaria 2021 Oltre alla vinificazione canonica in rosso, una piccola parte della massa viene vinificata con i raspi ed un’altra piccolissima parte con la macerazione carbonica. Il carattere di vivacità si esprime mediante profumi gessosi uniti da aromaticità di erba tagliata, fiori rossi e frutti selvatici croccanti, la cui beva aerea e leggiadra è intensificata da sensazioni di erbe aromatiche e pepe rosa, il tutto accompagnato da una beva compulsiva che non si esaurisce neppure dopo aver finito la bottiglia.
Roberto Rondelli Migliarina 2015 Le uve di questo vino provengono da un’unico Cru che affina in legno. Complessità e compostezza, floreali rossi carnosi, gelatina di ribes, spezie nere, molteplici erbe aromatiche, timo ,rosmarino, pepe rosso, palato articolato avvolgente modulato e coeso che insiste con una progressione data dalla freschezza, tannini filanti e distesi, finale lungo sinuoso.
Terre Bianche 2021 di Filippo Rondelli e Paolo Rondelli. Profumi di menta, elicriso, ribes agrumi rossi, spezie, salinità marine. In bocca intenso fine e rinfrescante, teso e ricco di vibrazioni sapide, sviluppo coerente e dal giusto contrappunto tannico.
Filippo e Paolo Rondelli Terre Bianche Bricco Arcagna 2019 Bellissima espressione di questo vitigno ha un bagaglio olfattivo ampio con fiori rossi, acqua di rose e note cosmetiche di cipria, frutti rossi maturi ed abbondanti richiami balsamici, chinotto, inchiostro di china. Palato deciso e austero, reattivo nell’intreccio tra il frutto e l’aromaticità, lo sviluppo ha salinità e tannini fini termina con scia sapida e amarognola.
Azienda Agricola Poggi dell’Elmo 2019 Rosso colore acceso profumi di ribes, ciliegia di vignola, viola e sottobosco e spezie piccanti, palato con materia e struttura tannini morbidi e piacevole finale fruttato e salino.
Un fuori programma con due vecchie annate frutto di collezioni private hanno evidenziato una tenuta nel tempo del Rossese oltre ogni aspettativa.
Felice Foresti 1990 Integro nelle note ancora ben espresse del frutto, foglia di tè, tostature, pipa e tabacco, il sorso ben conservato ha espresso estrema piacevolezza ed integrità del sorso.
Mandino Cane Vigneto Arcagna 1996 Una avanzata terziarizzazione ne ha coperto parzialmente le caratteristiche, il vino al palato ha tuttavia conservato l’essenzialità con una beva ancora dotata di sapore e acidità che ne fanno percepire la grande resistenza al tempo.
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