di Bruna Sapere
Può un pizzaiolo essere davvero sostituito da un robot? Fa sorridere questa domanda a meno di un anno dal riconoscimento storico che ha proclamato l’arte del pizzaiuolo napoletano patrimonio culturale dell’umanità.
Già nel 2016, in Italia, avevamo assistito ad un esperimento che aveva fatto conoscere al pubblico il robot RoDyMan e aveva coinvolto anche il maestro della pizza Enzo Coccia. Si trattava di un progetto sulla manipolazione dinamica, condotto dal Prisma Lab dell’Università Federico II di Napoli e finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca.
L’iniziativa mirava a replicare quelle attività umane aventi un elevato grado di destrezza – soprattutto la manipolazione di oggetti deformabili – con lo scopo di applicare l’abilità sviluppata dal robot in diversi settori, come quello medico-chirurgico o tessile.
Si pensò, quindi, di analizzare e replicare la manipolazione richiesta durante le fasi di preparazione di una pizza napoletana. Durante l’esperimento, tutti i movimenti eseguiti da Enzo Coccia, nella preparazione della pizza, venivano catturati da una serie di sensori collocati sul suo corpo. Le informazioni così raccolte venivano trasmesse al robot che doveva riprodurle.
Il compito della macchina non era sostituire l’uomo, ma affiancarlo in determinate attività, dunque rappresentava un’importante tappa evolutiva che non metteva in pericolo la figura dell’artigiano. Dopo soli due anni, però, questa figura rischia di essere minata.
La start-up francese Ekim di Montévrain, ha investito oltre due milioni di euro nella creazione di Pazzi, un robot rivoluzionario in grado di sostituire totalmente il lavoro svolto dal pizzaiolo, riproducendo i movimenti di quest’ultimo in modo automatizzato. Il processo di sviluppo del progetto è durato 4 anni e ha permesso di ottenere un robot capace di stendere il panetto, aggiungere gli ingredienti scelti dai clienti, infornare e sfornare la pizza, in un tempo pari a 4 minuti e 30 secondi; considerando che la macchina è dotata di 3 braccia e che riesce a compiere più azioni contemporaneamente, ottimizzando i tempi, nell’arco di un’ora può preparare fino a 120 pizze, contro le 60 ottenute dal lavoro umano. Lo scopo è ridurre, quindi, i tempi di realizzazione e creare un servizio di distribuzione automatica in grado di consentire la vendita del prodotto 7 giorni su 7 a qualsiasi ora del giorno e della notte. Potrebbe arrivare sul mercato già nel 2019.
Negli Stati Uniti, da tempo, la robotica è impiegata nel campo della ristorazione per affiancare il lavoro umano; ma ai paesi europei – come, ad esempio, Francia e Italia – che vantano orgogliose tradizioni culinarie in grado di dare grande risalto all’artigianalità, piacerà questo trend? Davvero si considera la possibilità di sostituire l’anima del pizzaiolo? Dove andrebbero a finire le conoscenze artigianali tramandate di padre in figlio? Dove andrebbe a finire quell’atmosfera conviviale?
Sarebbe, inoltre, il robot in grado di accorgersi di eventuali errori, durante la lavorazione della pizza?
Staremo a vedere!
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