Dalla cuccumella alla macchina per l’espresso, pausa domestica all’insegna della socialità
Che sia amaro o dolce, bevuto da soli o in compagnia, oppure lasciato “sospeso” per chi non può permetterselo, quello del caffè è un vero e proprio rito. Ma da vivere pienamente non solo al bar. D’altronde il caffè è l’emblema della socializzazione ma anche di una pausa da ritagliarsi per sé, e allora perché non valorizzare questo momento anche a casa?
Oggi, grazie alla “fusione” tra tradizione e tecnologia, esistono macchine per l’espresso, che consentono di preparare caffè squisiti anche a casa.
La tradizione lo esige nero, bollente. Furono i turchi a portarlo in Europa. Poi, arrivano i viennesi. Tra i primi ad apprezzarne la bontà, tanto da dedicargli locali ad hoc. Pare, si debba, però a Maria Carolina d’Asburgo, moglie di re Ferdinando IV di Borbone, il debutto della bevanda nel nostro Paese.
Una Napoli che, sull’argomento, seppe immediatamente primeggiare, facendo del rito del caffè una performance di qualità, con i primi bar, che misero a punto una particolare tostatura dei chicchi per conferire alla bevanda un gusto più ricco.
Bisognerà, però, aspettare il 1900 per l’arrivo della macchina per espresso: attrezzatura non semplice da maneggiare, ma subito “fatta propria” dai partenopei, che ne divennero ben presto maestri.
I partenopei sono esigenti e “pretendono” che i caffè debba essere buono a casa, come al bar. Dalla storica cuccumella alle più moderne macchine espresso. Cambia il metodo, la qualità estrattiva, ma non il concetto e la devozione. Ed è l’unico sistema che permette, anche a casa, di ottenere ottimi caffè.
A questo proposito, l’azienda partenopea Didiesse, da esattamente 20 anni, si è affermata sul mercato con un sistema unico, la cialda, in grado di unire tradizione, qualità e sostenibilità. Esistono macchine piccole e maneggevoli, come la Frog di Didiesse, affidabile compagna di pause relax.
Per Didiesse, il caffè non è un prodotto, ma un servizio: una vera e propria filosofia, condivisa con chi ha nel sangue questo retaggio. Per questo le sue macchine non sono solo made in Italy, ma prodotti 100% campani, che vedono il coinvolgimento di partner locali.
“Le nostre macchine da caffè, hanno una capacità estrattiva paragonabile alle macchine professionali – spiega Fulvio Di Santo, proprietario e direttore commerciale della Didiesse s.r.l -. Ad oggi – conclude – per gustare un caffè buono come al bar bastano, dunque, solo due elementi: una cialda e una macchina Didiesse”.
E in effetti la cialda è il metodo che più gli si avvicina per la pressione con cui viene erogato il caffè. Nel caso della moca siamo intorno al bar e mezzo, mentre nella macchina da bar e quella a cialde, i bar sono rispettivamente 9 e 15. La seconda differenza, riguarda il controllo della temperatura che, nel caso della moca, talvolta, si deve all’intensità della fiamma, mentre, negli altri due, viene effettuato grazie ad altrettanti componenti elettrici, che ne assicurano la corretta temperatura di esercizio.