di Antonella Amodio
Se siete in cerca di un vino che profuma di bosco, di aghi di pino, di funghi, di frutti neri ed erbe selvatiche, caratterizzato poi dall’austerità del sorso, che con la maturazione e l’affinamento si traduce in eleganza, il casavecchia – prodotto nella zona settentrionale della provincia di Caserta – è il vino che fa per voi.
La storia locale racconta che in un vecchio rudere noto come “ ’a casa vecchia “, nel comune di Pontelatone, agli inizi del ‘900 fu ritrovato un ceppo sopravvissuto alle epidemie di oidio e fillossera e che – per propaggine – i contadini diffusero nei comuni limitrofi. Di certo, si tratta del vino conteso dai soldati romani, raccontato ampiamente da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia con il nome di Trebulanum, e che dal 2011 si fregia della Denominazione di Origine Controllata come Casavecchia Doc di Pontelatone. La zona di origine delle uve idonee a produrre il vino Doc, comprende l’intero territorio di Liberi, Formicola, Pontelatone, Caiazzo, Castel di Sasso, Castel Campagnano, Piana di Monte Verna e Ruviano.
Il vitigno, molto vigoroso, ha un grappolo a forma cilindrica con più ali, piuttosto grande e allungato. Ma è di scarsa produttività, specie se coltivato fuori dal territorio elettivo, per la sua insufficiente adattabilità in altri luoghi: un caso di legame del vitigno con la terra molto forte, che rende unico e vocato il contesto in cui cresce. L’uva casavecchia è “il vitigno giusto al posto giusto” che identifica il territorio, diventa veicolo di cultura, un tassello di storia e di costume.
E’ patrimonio dei piccoli areali che lo ospitano, che lo salvaguardano e si “sforzano” di farlo conoscere. Il merito va ai produttori che, davanti all’alternativa di investire in vitigni più conosciuti (vitigni rifugio) più produttivi ed adattabili, ma sopratutto più redditizi, scelgono di concentrarsi sulla tipicità, sull’autoctono biotipo locale, come adesione alla salvaguardia del territorio e come elemento chiave che li contraddistingue, rischiando di produrre vino consumato solo da una nicchia di persone.
La tipicità però non segue le tendenze del mercato, ma viene praticata con coraggio e con caparbietà, con convinzione e sudore da contadini, vignaioli e cantinieri, che arrivano anche da mondi diversi da quello dell’agricoltura, ma che in comune hanno il carisma e i valori del “padrone di casa”, e combinano lo studio e gli strumenti d’avanguardia con la pratica agraria tradizionale.
Scegliere una bottiglia di vino casavecchia, prodotta da uno degli “artigiani” del territorio casertano, vuol dire viaggiare attraverso le colline di quella “Italia piacevole” descritta nel libro di Luigi Veronelli, in un territorio che conta una presenza altissima di viti centenarie, plasmato da paesaggi di borghi e vigneti, e caratterizzato da una situazione pedo-climatica di raro equilibrio.
Trebulanum Alois
Rosso granato. Incenso, spezie, liquirizia, mallo di noce e cassis. In bocca è caldo, ampio, ricco e con i tannini appena percepiti. Teso e con finale sottile e persistente.
Casavecchia Vestini Campagnano
Rosso rubino con unghia granato. Olfatto di humus e frutti rossi come ribes e mirtilli, mentre all’assaggio è morbido, caldo e salino.
Lautonis Il Verro
Rubino luminoso. Timbro di macchia mediterranea, aghi di pino, frutta rossa e accenno di violette. Fresco all’assaggio e di buona morbidezza.
Montemaggiore Il Verro
Granato. Spettro aromatico di sottobosco, menta, spezie e prugna. In bocca è caldo, morbido e con tannini rotondi su una struttura importante.
Centomoggia Terre del Principe
Rosso granato luminoso. Profumi di viola, more e carruba, poi tabacco e curry. Il sorso è segnato dalla freschezza e dalla morbidezza dei tannini vellutati. Molto persistente.
Casavecchia Vigne Chigi
Rosso rubino con nuance granato. Note decise di frutta rossa e aghi di pino. Al palato è morbido, di buon volume e succoso.
Cretaccio Vigne Chigi
Granato. Toni scuri di gelso nero, prugne, mirtilli, pepe e cioccolato. Sorso caldo, con tannini integrati e fusi. Chiude con evidente nota di frutta.
Casavecchia Masseria Piccirillo
Rosso rubino e profumi tipicamente fruttati e di terra bagnata. Al palato i tannini ancora in evidenza mostrano gioventù e carattere.
Il Gallo di fretta canta all’alba lontana Aia delle Monache
Granato. Profumi nitidi di sottobosco, arancia rossa e grafite. Palato largo, pieno e carnoso e con finale lungo e progressivo.
Liberi Sclavia
Rosso rubino con unghia granato. Luminoso. Cassis e spezie, accenni di vaniglia e humus. In bocca ha corpo, tannini fitti e serrati e una buona acidità di sostegno.
Vigna Prea Viticultori del Casavecchia
Granato scuro. I profumi ricordano il ribes, la prugna e la viola e la trama gustativa ha tannini fitti che sostengono bene il sorso. Il finale è di buona persistenza.
Davide Campagnano
Rubino scuro. Olfatto di note di viola, gelso nero e visciole. Palato pieno, fresco e con tannino ancora leggermente spigoloso. Salino e scattante.
Cimmarino Cantine di Lisandro
Rubino intenso. Profumi di marasca, ribes e macchia mediterranea. Buon impatto gustativo, caldo, salino, deciso e con tannini fitti. Ottima progressione.
Oblivium La Masserie
Colore rosso rubino. Profumi di foglie bagnate, humus e spezie dolci. Bocca succosa, piena, con tannini appena accennati e una chiusura dinamica.
Casavecchia Quercete
Granato scuro. Naso di frutta rossa matura e sottobosco, poi sbuffi floreali. All’assaggio è teso, leggermente allappante e sapido.
Casavecchia Il Casolare Divino Tralice
Rosso rubino luminoso. Note fini al naso, come la violetta, il cassis e qualche nuance vegetale. Salino, teso e con tannini fitti, giovanili e promettenti. La chiusura ha un lieve tocco mentolato.
Casavecchia Calatia
Rubino con nuance granato. Olfatto di ciliegia selvatica, terra bagnata e note di felce. Bocca ricca, intensa, fresca e con tannini giovani e saldi di ottima fattura.
Casavecchia Tenuta Pezzapane
Rubino cupo. Timbro di frutta rossa e nera, pepe nero, cannella e note vegetale. Fase gustativa con tannini fitti e leggermente rustici. Sapido.
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