Mammà, nonna Checca per i miei figli e zì Chicchina per gli altri nipoti, quest’anno va per gli ottantacinque.
E’ una fortuna averla ancora. Soprattutto la domenica quando ci aspetta per il pranzo.
“Oggi o Rraù “ e, come tutte le nonne campane d’un tempo, dice che è la sua specialità.
Comincia alle 6 del mattino a prepararlo. Soffrigge la braciola farcita di uva passa, pinoli, sale, prezzemolo e pepe. Non manca mai quel cucchiaio di ‘nzogna.
E poi la passata di pomodori, e lampadine. Un tempo ce l’aveva conservata in bottiglia come era d’uso fare. Predilige ora i pelati San Marzano in scatola, li passa al setaccio la sera prima e un po’ di concentrato, o buattone, ce lo mette.
Sei ore di cottura.
Stamattina l’ha tirato un po’ meno: lo si vede dal colore rosso vivo.
L’altra volta era bruno, ma anche così è una tempesta di aromi antichi.
Ha scelto i rigatoni di pasta di Gragnano.
Non ha avuto la pazienza di spezzare a mano le candele lunghe.
Fa niente: “ Sui rigatoni o Rraù tiene meglio”.
La braciola è una favola.
Così pure i peperoni fritti come li fa lei arruscatielli. E per questo un po’ amari e un po’ dolci, quasi una cioccolata. Sì perché i peperoni fritti così mi ricordano il buon cioccolato fondente. Sarà una mia fantasia, ma vi giuro che è vero.
Ahi! A seguire le polpette fritte.
Non sono quelle del tempo di Carnevale, mancano proprio i pinoli e l’uvetta. E poi: “ Che ci azzeccano di questi giorni, sarebbe ‘e contratiempo!”
L’insalata di lattuga sa farla saporita soltanto lei: sale, olio aceto e le sue mani. Chissà perché è sempre più buona della mia.
Infine o cachisso (il caco), quello che resta allappante, attaccuso, immangiabile fin quando non diventa maturo. Glieli ha portati la signora Carmela da Arienzo. La sua vicina che ogni tanto insieme a lei condivide il tempo che resta. Spero ancora tanto.
Che fortuna avere mammà.
Tommaso Esposito
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