di Marco Bellentani
Il personaggio di Elena Barucci incarna fieramente la sana e schietta vitalità della gente di Castellina in Chianti, dove l’allegra e determinatissima vignaiola gestisce l’agriturismo Il Poderino, tra camere, piscina e lauti pranzi a base di Tagliatelle al ragù di Chianina, arrosti e piatti tipici della tradizione. Già questa esperienza personifica l’essenza Toscana con soddisfazione, ma la storia de Il Poderino si staglia nei secoli e nell’evoluzione di questa famiglia.
Proprietà di V generazione, vede i suoi albori nel 1860. Una fattoria concentrata nella produzione di olio, bovini e semente agricole. Il vino rimane come strumento di sostentamento. E lo fa per tantissimi anni, fino al 2010 (anche se il progetto parte qualche anno prima) con le prime uscite in etichetta firmate rigorosamente Elena Barucci. Oggi, la produzione di questa piccola e sorprendente cantina – la cui linea gode di una pulizia maniacale per volere di Elena – si attesta sulle 12-15.000 bottiglie e si avvale del piglio deciso, rigoroso e meticoloso di un giovane enologo – già conosciuto su queste pagine per la sua esperienza aretina di Fattoria Terranuova – Filippo Mazzorana. Il connubio Elena-Filippo, in completa sintonia su tutto, ci regala sorprese ed emozioni nel bicchiere. Siamo, ovviamente, in una zona vocata – a dire poco. A due passi da Fonterutoli, Il Poderino si presenta subito con un vino personalissimo. La storia dell’11 Marzo, Cabernet in purezza, diventa puro aneddoto toscano. Si narra che Elena, non soddisfatta del precedente enologo, in un litigio teatrale abbia fatto assaggiare alla cieca la versione gradita a quest’ultimo e la versione di Elena, realizzata in gran segreto. L’enologo bocciò il proprio vino e promosse, a sua insaputa, il vino della Barucci. Fu cacciato su due piedi aprendo la nuova storia aziendale con Mazzorana che, anche qui, dimostra il suo talento e la sua apertura di vedute.
Udite, udite…11 marzo non è fatto solo per i clienti americani dell’agriturismo. No, ricorda la data di nascita di Elena e gode di un passaggio di solo acciaio. Ci troviamo innanzi ad un Cabernet originale: fruttato, vinoso, schietto e leggermente tannico, non disdegna – il 2011 assaggiato – una nota di peperone, classica, che poi si evolve in tabacco. 14° di robusta freschezza, Elena ci regala il suo vino, sincero come lei. Uno degli highlights della degustazione.
Si prosegue con il Chianti Classico 2014. Nonostante l’annata, il lavoro maniacale imposto dalla matriarca ci regala uno dei migliori Chianti Classico 2014 assaggiati recentemente. 24-30 mesi di botte, si rivela in mentuccia e pepe. Un’annata fresca che calza comunque perfettamente al sangiovese. Certo, non un vino da conservare, ma da bere senza remore, subito.
L’altro “maestro” della degustazione ha le vesti sontuose del Chianti Classico Riserva 2011. Vendemmiato leggermente tardi, si è scelta una maturazione spinta e un lavoro in cantina impostato da Mazzorana con un pizzico di “violenza”: rottura giornaliera del cappello nei primi momenti e la volontà di estrarre quanto più colore e concentrazione. 4/5 giorni di delestage. Si separa il liquido dalle bucce per 5-6 ore in un’altra vasca a 23°C, quindi si ripompa il liquido nel tino originario onde estrarre il massimo ed eliminare amarezze e sentori erbacei. Nasce una sublime riserva, in cui il pepe si evolve all’incenso in un assaggio sacrale che mai disdegna la fruttuosità del vino. Vino da bere, vino da vivere. Da conservare: la successiva riserva 2008 offre tutta la grandezza del Chianti Classico di Castellina. Siamo in un Chianti fiero, rispettoso della sua tradizione, mai svenduto, con ciliegia matura. Invitiamo gli amanti della tipologia a non farsi sfuggire una bottiglia simile.
Chiudiamo con il Bellostento 2017, blend di Cabernet, Sangiovese e Merlot. Di concetto esterofilo, il calice più sconnesso con il resto della produzione e dai toni eccessivamente dolci: sicuramente aver creato l’11 marzo consente ad Elena di dormire sogni tranquilli e dorati, ma una piccola variazione stilistica su questa bottiglia renderebbe più armonica la linea di produzione.
E’ un appunto in un mare di vino divino, tuttavia. Il Poderino realizza tre bottiglie di grande spessore, in cui acidità, freschezza e frutto incontrano un vestito atto ad invecchiare con grande raffinatezza. Siamo al cospetto di una piccola e poco conosciuta cantina di Castellina. Probabilmente, vista la storia, la giovane cantina di maggior talento in prospettiva, ma con un presente fulgido. Tappa questa immancabile per i veri amanti del Chianti Classico. Al resto ci pensa una cucina tradizionale che vi coinvolgerà. Continua così Elena.
Prezzi: 11 marzo10 euro ca., Chianti Classico 10 euro, Chianti Riserva 15 euro, Bellostento 7 euro.
Il Poderino
S.R. 222 Chiantigiana, 155 – 53035 Monteriggioni (SI)
Essendo al confine, la cantina e i vigneti si trovano a Castellina nella maggior parte, l’agriturismo nel comune di Monteriggioni.
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