di Angelo Di Costanzo
Negli ultimi decenni siamo stati costantemente presi nella morsa della rincorsa ai mercati internazionali dove sempre più andavano affermandosi i vini del “nuovo mondo”, tipo Australia, Cile, Nuova Zelanda che pian pianino si sono affermati quali nuovi riferimenti soprattutto in materia di vini easytodrink, cioè di quei vini di facile approccio gustativo ma soprattutto di basso costo. Dopo miliardi di parole spese (giustamente) all’attenzione di questo nuovo confronto sembrerebbe che la bolla si sia semplicemente dissolta da sola, un po’ per le contingenze economiche dei vari mercati, che registrazioni flessioni costanti per certi vini, un po’ per palesi incapacità imprenditoriali (e specifiche in materia enoica) che soprattutto in Australia hanno causato danni irreparabili, con intere colonie agricole fallite finanziariamente dopo vani tentativi di riconvertire persino campi per il pascolo delle greggi a vigneti a perdita d’occhio…Un nuovo fronte però è alle porte, una nuova sfida si prepara di là del Mediterraneo ai prestigiosi vini del vecchio continente; Ebbene sì in Algeria come in Egitto, in Siria e Libano ma soprattutto in Marocco soltanto nell’ultimo lustro si regista una crescita costante del 15% all’anno sia sulla quantità di vini cerficati di qualità che sui fatturati dell’ export. I principali fattori che contribuiscono a questa crescita è sicuramente la grande attenzione che negli ultimi anni il mondo Occidentale sta rivolgendo al mondo arabo anche in prospettiva di conoscerne sempre di più storia, cultura e tradizioni. Naturalmente nel caso del vino c’è un paradosso evidente poichè in molti casi la religione musulmana stigmatizza l’uso di bevande alcoliche e pertanto anche il vino, ma molti stessi produttori ufficialmente non ne bevono ma le produzioni di ottimi vini non mancano, in alcuni casi le eccellenze sono già storia e fanno parte del patrimonio enologico mondiale, in altri gli interessi di molte multinazionali guardano sempre di buon occhio investimenti dall’altro profilo remunerativo. Ecco perchè in effetti non sono questi paesi totalmente sconosciuti al mondo del vino, da moltissimi anni alcuni di essi rappresentano veri e propri satelliti sperimentali per alcuni grandi chateau francesi, si pensi soprattutto al Marocco dove hanno investito diversi nomi illustri di Bordeaux (Le Celliers de Meknès, Halana) soprattutto per verificare il potenziale di un grande vitigno come il Cabernet Sauvignon, e molti enologi francesi operano con forte presenza sia in Algeria che in Libano dove timbrano eccellenti interpretazioni uniche di Cabernet ma anche di Syrah e Carignan. Nella vicina Tunisia invece una cordata di imprenditori italiani ha da tempo ridato lustro e visibilità alla storica cantina Seliàn, che ormai è presente anche nelle migliori carte dei vini dei più rinomati ristoranti italiani. Lo stesso Libano costantemente sotto i riflettori per le note vicende politiche che lo contrappone al vicino Israele è una terra vocatissima tanto da consegnarci due dei vini “arabi” a base Cabernet più ricercati ed apprezzati dai conosseurs di tutto il mondo prodotti nella contesa Valle di Bekaa, lo Chateau Musar e lo Chateau Kefraya.Cosa dobbiamo aspettarci sarà il tempo a dirlo, ma una cosa è certa: il vino diviene sempre di più un legame indissolubile tra tutte le culture dei popoli…
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