Il mondo dell’enogastronomia italiano festeggia sempre più spesso nuovi prodotti a denominazione, una realtà che sottolinea quanto il Made in Italy nel cibo sia una straordinaria risorsa, ma anche per cercare di spuntare prezzi migliori sul mercato nazionale ed internazionale.
Perché, in effetti, il problema dell’agricoltura è antico. Questo è un lavoro di passione, un duro e quotidiano impegno quasi mai retribuito quanto meriterebbe.
A segnare questo caldo luglio anche il XII Convegno Regionale sull’Uva di Troia, svoltosi prima a Margherita di Savoia e poi nella cittadina del Sub-Appennino, occasione in cui si è festeggiato anche il riconoscimento della DOC Tavoliere.
Una DOC che per ora coinvolgerà all’incirca 5 mila produttori delle province di Foggia e di Bat, ricadenti nei comuni: Foggia, Troia, Lucera, San Severo, Orta Nova, Carapelle, Ordona, Cerignola, Stornara, Barletta, Trinitapoli, San Ferdinando e Margherita di Savoia.
Tanto di cappello all’impegno di tutelare il Nero di Troia in purezza con un Consorzio, una varietà che contraddistingue il territorio e che ha assolutamente bisogno di essere valorizzato. Ma la strada è molto lunga, il percorso comincia qui, non si tratta affatto di un arrivo.
La Puglia, tolte le storie di viticoltori illuminati che si sono sempre dedicati alla qualità, ha un passato fatto di tendoni e di uva che è andata a riempire le botti di molte regioni italiane. Ma i tempi cambiano, anche se la storia influisce e ci resta attaccata addosso anche quando pensiamo sia rimasta indietro…, ovviamente ciò non significa che non si possa cambiare il presente.
Troia, una cittadina sempre più attiva e ricca grazie al parco eolico e fotovoltaico ed una ritrovata voglia di investire anche nel terziario, è una delle perle daune riconosciuta anche grazie alla presenza di una Cattedrale romanica di altissimo valore architettonico ed artistico.
Proprio nella piazza antistante la chiesa si è svolto il convegno sull’Uva di Troia, una location incantevole e suggestiva, che bene ha fatto da cornice al desiderio di riscatto e al progetto di portare questa varietà ed i suoi vini in un lungo tour per tutto lo Stivale.
Ma, come accade troppo spesso, si è trattato più di una sfilata di discorsi politici e di ringraziamenti vicendevoli, che di un costruttivo incontro rivolto ai produttori ed all’indotto.
“Il riconoscimento assegna oneri e onori” – spiega Matteo Cuttano, presidente del Comitato Nero di Troia, in un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, ed è giusto. Ora bisogna attendere l’evoluzione del prodotto, quando sarà in una bottiglia contrassegnata dalla DOC.
I vini offerti durante la degustazione erano delle seguenti cantine e cooperative:
Cantina “Coppa d’Oro”, Cantina Sociale di Barletta, Cantina Sociale “l’Antica Cantina” di San Severo, Cantina Sociale di Locorotondo, Cantina Sociale “Apulia” di Stornara, Cooperativa Borgo Libertà di Cerignola, Cooperativa Svevo Cantina Sociale di Lucera, Cooperativa Vinicola Olearia Ort.la tra Coltivatori Diretti S. Ferdinando di Puglia, Cooperativa fra Produttori Agricoli del Nero di Troia, Cooperativa Agricola fra Produttori Agricoli di Trinitapoli, Cantina Sociale di Ortanova, le Terre del Catapano di Troia, Cantina Torre Quarto, Cantina Antica Enotria e Cantina Teanum e Cantine Monsignore.
In merito alla necessità di aumentare servizi, proporre eventi e sviluppare proposte turistiche un gruppo di giovani troiani – riunitosi nell’Associazione A.c.t! Monti Dauni – Associazione Culturale & Turistica sta già lavorando duramente e credo abbia cominciato a raccogliere frutti.
Si può sempre fare di più per elevare una città – a così alta vocazione enogastronomica e turistica – a luogo slow e green, ma chi comincia è a metà dell’opera…e di solito gli antichi proverbi non sbagliano!
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