Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 9 | Ilaria Giardini

Pubblicato in: Cantine e Produttori di Vino
Ilaria Giardini

di Chiara Giorleo

I numeri parlano chiaro: le donne rappresentano la maggioranza degli addetti e dei manager nell’ambito marketing e comunicazione (80%), commerciale (51%) e turismo (76%). 
Quali sono le figure femminili impegnate nei diversi rami del settore vitivinicolo?
Dopo il successo della serie di interviste alle critiche di vino e parallelamente a quella dedicata alle donne produttrici, scopriamo impostazione, visione e prospettive con le dirette interessate.

Oggi lo chiediamo a Ilaria Giardini

Sommelier sì, ma soprattutto appassionata di Vino. Nata ai Castelli Romani, luogo che ancora oggi la emoziona e in cui vive e lavora. Dopo il diploma di Liceo Classico ha iniziato a lavorare nella ristorazione e così anche a parlare di vino: servire e consigliare i clienti sono state le principali occupazioni nei primi anni di carriera. Da qualche anno, invece, il focus si è spostato sulla ricerca e sulla selezione, sul racconto del vino attraverso corsi di avvicinamento e degustazioni (come la creazione del format “Degustazione al Buio” con Selezione Boccoli), sull’organizzazione di eventi e infine sulla valorizzazione turistica dei territori attraverso l’esperienza enologica.

Quando e come ti sei avvicinata al settore vino?
Probabilmente l’estate della maturità è stato il momento in cui ho incontrato il vino per la prima volta, quando per caso trovai lavoro in un’enoteca come cameriera: ricordo esattamente che guardando gli scaffali pieni di bottiglie percepii il desiderio di scoprirli tutti, di saperne la storia dietro l’etichetta (un po’ come succede in libreria) e quindi iniziai ad appassionarmi. Da lì in poi il vino non l’ho più lasciato. Chiaramente sono stati gli studi a darmi gli strumenti necessari per affrontare questo lavoro, li presi tanto seriamente che dovetti lasciare l’università perché non potevo permettermi entrambi!

Come hai impostato il tuo percorso formativo ed esperienziale?
L’esperienza nella ristorazione di più “livelli” mi ha formato molto, soprattutto in quello che è l’aspetto del servizio del vino e dell’interazione con le persone. Al contempo gli studi da Sommelier (FIS e poi AIS dal 2° livello, ero infatti tra i corsisti che hanno vissuto la scissione a Roma) sono stati indispensabili per professionalizzarmi. Da lì in poi la formazione la fanno gli infiniti assaggi, le visite in cantina, i confronti con i colleghi, i viaggi, i libri e le degustazioni. Uno degli aspetti che preferisco del vino è la possibilità che dà di avvicinarsi alla natura, motivo per cui ultimamente ho anche seguito un corso sull’agricoltura Biodinamica e, tra un ritaglio e l’altro di tempo, sto imparando a potare la vite e non perché voglia diventare vignaiola (almeno non nel prossimo futuro), ma perché penso che del vino vadano compresi e toccati con mano più aspetti possibili.

Qual è il tuo modello di ispirazione in termini umani, geografici, attitudinali?
Spero vivamente di aver ereditato gusto e olfatto da mia madre, che da quando sono piccola usa il suo naso in cucina meglio di un segugio! Ma l’ispirazione più grande sono i luoghi che visito grazie al vino: tutta quella bellezza e quella forza che poi ritrovo nel calice, la simbiosi che c’è tra vino e natura è il motore della mia curiosità, della mia ricerca e delle mie scelte. Per questo chi lavora la vigna ha tutta la mia stima, sia per dedizione che per capacità di interpretare un territorio. E poi non smetto mai di prendere ispirazione dai professionisti che incontro, ogni esperienza porta con sé un quantitativo smisurato di aspetti da cui attingere.

Il ruolo della donna è adeguatamente riconosciuto nel nostro settore a tuo parere?
Questa è una domanda che mi pongo spesso e penso che in questo settore, così come in molti altri, non ci sia ancora un adeguato riconoscimento professionale della donna. Durante la mia carriera mi sono imbattuta in situazioni in cui il mio ruolo professionale è stato svilito o sottovalutato. Ti racconto un aneddoto: durante uno dei miei servizi all’enoteca Selezione Boccoli un cliente (che a dirla tutta era un famoso cantante) mi ha chiesto dove fosse mio padre facendo riferimento ad un collega che non era presente in quel momento. Rimasi perplessa, anche perché paradossalmente in quell’occasione io ero la responsabile del punto vendita ed il collega in questione non aveva il mio stesso ruolo! Oppure in un’altra situazione un cliente, sottoforma di spiacevole complimento, mi ha detto che la motivazione della mia presenza a lavoro era dovuta “sicuramente ai miei begli occhi verdi”. Non posso sapere se questi disagi vengano vissuti anche dal mondo maschile, ma pur non volendo fare discorsi di genere sono queste le situazioni che avvengono nel contesto lavorativo. Lo specchio di questo è rappresentato anche dal gap salariale, ossia la prima forma di riconoscimento professionale di un lavoratore Fortunatamente mi sento di sottolineare che nel mondo della produzione vitivinicola, e in quello agricolo più in generale, il ruolo della donna professionista ed imprenditrice si stia sempre più affermando. Ho conosciuto moltissime donne che ad oggi sono punto di riferimento per il settore! Posso supporre che questa novità sia anche il risultato del cambio generazionale che sta avvenendo.

Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema Italia nella tua professione?
Sicuramente l’Italia ha di unico la grande varietà territoriale, la sua biodiversità è infatti il valore più grande che abbiamo e ad essa si lega la pluralità culturale, ramificata in: cucina, vino, lingue, storia e arte. Un altro punto a favore è la predisposizione all’accoglienza che buona parte del popolo italiano ha, aspetto molto utile nel nostro settore. Tra i contro c’è storicamente una scarsa capacità di promuoversi ed anche un senso di appartenenza al proprio territorio non così forte, che sta portando a una inesorabile perdita delle tradizioni, all’abbandono dei luoghi e all’indifferenza verso la salubrità della terra. Gli altri contro che mi vengono in mente sono legati all’instabilità del mondo del lavoro che non si è adeguato agli standard europei, in Italia infatti il settore è spesso contraddistinto da precarietà, mancanza di tutele e prospettive di crescita, meritocrazia dimenticata, gender gap. Non faccio di tutta l’erba un fascio ovviamente, ci sono anche realtà che si oppongono a questo, ma dopo 13 anni nel settore (in particolare quello della ristorazione) credo che queste siano le maggiori debolezze.

Come pensi la tua professione evolverà nei prossimi 20 anni? Avrà un ruolo l’AI?
Probabilmente i wine influencer cresceranno a dismisura, anche perché il pubblico curioso è sempre di più e grazie a internet e ai social media avrà accesso più facilmente al nostro mondo. Penso che l’ospitalità in cantina avrà un grande incremento così come si è visto negli ultimi anni e questo anche grazie ai vini “naturali” (o artigianali, o di territorio, come preferisco chiamarli io) che hanno attratto un altro tipo di pubblico, non solo l’esperto, verso territori a lungo dimenticati. L’intelligenza artificiale, poi, è uno strumento che apre le porte a scenari davvero troppo ampi, ci troviamo di fronte alla prossima rivoluzione informatica, cosa decisamente molto elettrizzante. Non so immaginare più in là di così, d’altronde faccio parte di una generazione che dato lo stato di precarietà in cui si trova, fatica a proiettarsi nel futuro; tuttavia credo che ci sia bisogno di un’evoluzione nelle Associazioni/Fondazioni (in quanto luoghi primari di formazione) perché ho la sensazione che non stiano al passo con i tempi: penso infatti che sia indispensabile cominciare a dare un po’ meno peso a punteggi e schemi per insegnare come avvicinarsi al vino e come entrarci in confidenza senza sovrastrutture e pregiudizi. Forse sarò sentimentale, ma il vino, quando è vivo e sano, non può essere un qualcosa solo da valutare perché una volta ingerito entra a far parte di noi e non c’è cosa più emozionante! D’altronde la parola “sentimento” significa proprio “percepire con i sensi”.

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