Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 14| Beatrice Archetti

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Beatrice Archetti

di Chiara Giorleo

I numeri parlano chiaro: le donne rappresentano la maggioranza degli addetti e dei manager nell’ambito marketing e comunicazione (80%), commerciale (51%) e turismo (76%).
Quali sono le figure femminili impegnate nei diversi rami del settore vitivinicolo?
Dopo il successo della serie di interviste alle critiche di vino e parallelamente a quella dedicata alle donne produttrici, scopriamo impostazione, visione e prospettive con le dirette interessate.

Oggi lo chiediamo a Beatrice Archetti

 

Beatrice Archetti è Senior PR and Communication Manager per il Consorzio Franciacorta con cui collabora dal 2013 con una parentesi come Communication and Event Specialist presso Eataly e dopo esperienze diversificate o stage presso diverse realtà (Kore-events designer, ICEB srl, Bersi Serlini e Brescia Musei, in cui si è occupata di eventi, marketing e vendite).

Un percorso professionale in crescita che si è sviluppato dopo la laurea in Economia conseguita presso l’Università Cattolica di Milano e il liceo linguistico; titoli ai quali si affiancano le più importanti certificazioni in ambito vino: quella dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) e quella internazionale WSET livello 3.

 

Quando e come ti sei avvicinata al settore vino?

Diciamo che la passione del vino risiede nel mio DNA. Sin da piccola, ricordo infatti che mio nonno paterno, che viveva accanto a noi, aveva l’abitudine di bere un bicchiere di vino rosso, ci immergeva sempre un pezzo di pane e me lo faceva sempre assaggiare. Il vino a casa nostra è sempre stato presente.

La passione, poi diventata professione, si riaccende proprio in una cantina in Franciacorta dove avevo organizzato la mia festa di laurea, da lì ho cercato in ogni modo di entrare a lavorare nel settore… e ci sono riuscita.

 

Come hai impostato il tuo percorso formativo ed esperienziale?

Io sono laureata in economia, ho fatto l’esame Wset (livello 3), sono sommelier AIS e per passione personale ho sempre viaggiato molto e visitato molte cantine. Ho la fortuna di partecipare a molte degustazioni e girare per ristoranti.

 

Qual è il tuo modello di ispirazione in termini umani, geografici, attitudinali?

Bella domanda… sono molto sincera, anche se potrebbe risultare strano, ma non ho mai avuto un modello di ispirazione. Sì, ho sicuramente delle figure femminili che stimo e ammiro, ma che non sono esattamente modelli di ispirazione: sicuramente Oriana Fallaci per il suo impegno nel campo dell’informazione; le donne, grazie a lei, iniziarono ad avere un ruolo sempre più importante nel mondo del giornalismo italiano.

La mia più grande fortuna è la mia famiglia e sicuramente loro sono da sempre la mia ispirazione sia in termini umani che attitudinali, a partire da mio nonno paterno fino a mio padre, uomini che stimo immensamente e che sono sempre stati dei punti di riferimento sia per la mia crescita professionale che umana.

 

Il ruolo della donna è adeguatamente riconosciuto nel nostro settore a tuo parere?

No, non ancora; negli ultimi 10 anni sono cambiate molte cose anche perché sono sempre di più le donne che lavorano in questo settore con grandi risultati e successi, ma credo ci sia ancora molta strada da fare come nel mondo del lavoro in generale. Il settore del vino è ancora molto tradizionale, quindi rispetto a quello della moda va più a rilento, ma le nuove generazioni che stanno prendendo le redini delle aziende vinicole stanno già portando dei cambiamenti e avranno modo di cambiare ancora.

 

Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema Italia nella tua professione?

I punti di forza sono le risorse che offre il nostro Paese, è scontato ma siamo davvero fortunati perché viviamo ogni giorno l’immensa biodiversità che l’Italia offre, respiriamo cultura quotidianamente e a volte senza nemmeno accorgercene; sono davvero convinta che l’Italia sia il paese più bello del mondo.

I punti di debolezza è che i giovani oggi fanno davvero fatica ad emergere a causa di un sistema ancora troppo radicato dal quale è difficile evolvere… confido nel futuro.

 

Come pensi la tua professione evolverà nei prossimi 20 anni? Avrà un ruolo l’AI?

L’AI avrà un ruolo sempre più rilevante anche in agricoltura, ci credo meno per quel che riguarda il mio lavoro che si basa sulle relazioni umane, quello non potrà essere mai sostituito a meno che non si voglia vivere senza emozioni.

Tra 20 anni mi auguro che il mondo del vino riesca a uscire da alcuni schemi che rendono questo settore ancora troppo chiuso. Io mi vedo sempre in questo settore magari cambiando zona, anche se il mio legame con la Franciacorta è viscerale.

 

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