di Antonino Siniscalchi
Il rapporto con le api è sinergico, un connubio che non ha limiti. Da questa condivisione nasce il Miele dei Colli di Sorrento, «millefiori» della macchia mediterranea e «castagno e melata di bosco» dell’alto piano di Monte Faito e dintorni. Protagonista delle pregiate produzioni è l’apicoltore di Piano di Sorrento Vincenzo d’Esposito.
Dal 2019 ha focalizzato in lavoro una passione che gli ha trasmesso un amico, un impegno quotidiano che sostiene un’azienda giovane caratterizzato dall’entusiasmo di sperimentare per migliorare sia il rapporto con le api che il prodotto che ne deriva. In quest’ottica si inserisce, una scelta innovativa, che spazia dall’apicoltura stanziale ai Colli di Fontanelle al nomadismo itinerante spostando le arnie in base alla fioritura del momento. Si parte in primavera (aprile-maggio) con l’efflorescenza degli agrumeti, la meta è la zona di Punta Campanella per ricavare il miele millefiori della macchia mediterranea. Si passa, poi, sulle montagne vicane per la produzione di miele di castagno e melata di bosco. Intorno alla produzione del miele, Vincenzo d’Esposito promuove la vendita di prodotti del territorio e per la cura della persona a base di miele e derivati dell’alveare: cera d’api, propoli, polline, pappa reale. La fidanzata Stefania, invece, si occupa della lavorazione della cera d’api, producendo candele fatte a mano. Accanto alle candele ecco i cosmetici, sempre di cera d’api, per la cura del corpo. «La cera d’api – spiega Vincenzo d’Esposito – è una sostanza usata fin dall’antichità. Veniva utilizzata in medicina per curare ferite e ustioni, per il trattamento delle affezioni della pelle. Anche ai giorni nostri è usata per le sue proprietà cicatrizzanti e come antinfiammatori». Vincenzo d’Esposito amplia la sua attività anche al propoli. «Una sostanza resinosa – aggiunge – che le api raccolgono su alcune specie di piante. La propoli è un potentissimo antibiotico naturale per le sue proprietà batteriostatiche, anestetiche e cicatrizzanti. L’uso del propoli: afte, gengiviti, bronchiti, acne, herpes, stato influenzale, dolori e infezioni dentarie».
Una giornata lavorativa intensa e diversificata, un attento cultore delle proprietà del miele e dei derivanti, con un’apertura incondizionata alle aziende agricole della Penisola sorrentina. «Le api sono responsabili – riprende il giovane apicoltore – di circa il 70 per cento di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35 per cento della produzione globale di cibo. Oltre all’impollinazione le api sono anche sentinelle dell’ambiente che ci circonda, dove le api “stanno bene” significa che l’ambiente è pulito, cioè privo di trattamenti, come insetticidi, che spesso e volentieri sono presenti nella frutta e verdura che noi acquistiamo a nostra insaputa». Il polline è una polverina che le api raccolgono dai fiori e impastano in palline. Vengono quindi trasportate fino all’alveare per essere sistemate nelle celle di cera formando un mosaico di colori, tanti quante sono le specie di fiori da cui provengono. «Il polline – conclude Vincenzo d’Esposito – è un nutrimento proteico essenziale per le api adulte e per la crescita dele larve. Grazie alla raccolta di polline le api diffondono il materiale genetico che permette alle specie vegetali di riprodursi. Ricco di vitamine, minerali e proteine se paragonato ad altri alimenti, ha un alto valore nutrizionale ed energetico. Questo lo rende un integratore alimentare per l’alimentazione umana. Contiene carboidrati, proteine, amminoacidi liberi, lipidi, acidi grassi, fibre, vitamine, enzimi e sali minerali».
Dai un'occhiata anche a:
- Febbraio all’insegna dei tartufi irpini
- Catania enoica – Due chiacchiere e un calice con Antonio Lombardo, l’oste del Vermut
- Bianchi spagnoli e portoghesi: quattro etichette dal catalogo di Proposta vini
- La colomba salata di San Tarallo per gli irriducibili dell’ultimo minuto
- I vini di Mimì alla Ferrovia a Napoli
- Riso Calabrese: il riso di Sibari e la storia di Magisa
- Luminist, Con mollica o senza e Antico vinaio a Napoli: come si comportano con i salumi? Il severo esame di Marco Contursi
- Il colore della birra: da cosa dipende?