di Carmen Autuori
Ventotto pagine che oscillano tra sogno e realtà. Un luogo, l’Antica Pizzeria Negri, un istrionico e lungimirante imprenditore, Don Edoardo Negri, una famiglia che ne ha raccolto l’eredità ed un giovane dalla scrittura densa e letteraria, appassionato di memoria che diventa storia, Alessandro Basso autore di “Don Edoardo con la pizza in mano” edito da Operaedizioni di Giuseppe Durante. E poi c’è la voce narrante di zia Flora, pontecagnese doc, che non è citata nel testo ma ne è, insieme a Don Edoardo, musa ispiratrice.
<< Zia Flora era la memoria storica di Pontecagnano, conosceva tutti ed incamerava in una sorta di archivio orale le storie dei compaesani. Sin da bambino rimanevo affascinato dai suoi racconti dove protagonista era Don Edoardo Negri che, tornato dall’ America, nel 1928 aveva dato vita alla Pizzeria Napoletana (vini all’ingrosso e al dettaglio) – racconta Alessandro Basso-. E poi mi narrava della signora Fanny, la compagna di Don Edoardo, a cui fu vietato di assistere ai funerali perché vivevano more uxorio. Oppure di quella volta in cui il Duce non si fermò alla pizzerie e con la mortella con cui era stato allestito l’arco trionfale in suo onore furono realizzate delle scope che da allora furono chiamate Scope Mussolini>>.
La narrazione inizia a Scanno località di montagna in Abruzzo, dove per puro caso, una giovane coppia di sposi di Pontecagnano incontra un gentiluomo elegantemente vestito con “un ascot di seta a fiori marrò” che ai meravigliati ascoltatori, commosso, racconta: <<Ricordo come fosse ieri quando accompagnai il principe Umberto di Savoia alla Pizzeria del Commentatore Edoardo Negri>>.
Così, andando avanti nella lettura, si snodano, mirabilmente tratteggiate, scene di un film che ha come protagonisti principi e bellissime principesse, gerarchi fascisti e podestà accolti dalle signorine con grembiuli e crestine inamidate friulane come Donna Fanny, di cui l’autore, grazie ad una ricerca certosina, ci regala i nomi. Allora sembra di vedere Teresina, Ida, Duilia, Silvana, Teresa e Alice, quest’ultima depositaria dei segreti dell’impasto di Don Edoardo, muoversi con leggiadria tra i tavoli mentre s
ervono ad uno stupito principe Umberto di Savoia e alla bellissima Maria Josè tranci di pizza al burro e pollo avvolto da pomodoro reso brunito dalla lunga cottura, proveniente dalle “buatte” marca Silvestro Crudele & figlio, retaggio di quella cucina dei monzù che ha fatto grande la storia gastronomica italiana. A fare da sottofondo la “marcetta” proveniente dal grammofono posto in bella vista. Il cafè chantant non è più prerogativa del Salone Margherita o dei boulevard parigini, ha trovato casa a Pontecagnano nella Antica Pizzeria Negri, a via Budetti, tra il ponte di Cagnano e le case popolari costruite dalla nobile famiglia Alfani.
E poi dopo che la monarchia diventa repubblica arrivano i divi del teatro e della televisione Eduardo de Filippo e Sophia Loren, per citarne alcuni. Tutti hanno lasciato un pensiero nell’Albo d’Oro gelosamente conservato dalla famiglia Negri. Don Edoardo aveva portato a Pontecagnano, seppur con qualche decennio di ritardo, la Belle Epoque i cui fasti, riprodotti nella sala liberty che si affaccia su uno spettacolare giardino rigoglioso di piante antiche, stupiscono gli ospiti ora come allora perché la storia (e la pizzeria Negri) ha tempi lunghi e “la pizza di Don Edoardo continua a fumare nei piatti luccicanti”. Favorite?
Il libro di Alessandro Basso è stato presentato lunedì 6 novembre nella storica pizzeria. Con l’autore hanno dialogato: il giornalista e gastronomo Luciano Pignataro, autore dell’introduzione al testo, la docente e presidente onoraria dell’associazione “Campania Cultura” Annamaria Petolicchio, l’antropologo Simone Valitutto ed il direttore dell’ Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano Carmine Pinto.
La presentazione è stata coordinata dal giornalista de Il Mattino Alfonso Sarno.
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