Il grande mito dei monopoles di Borgogna in scena con Ais Penisola Sorrentina e Capri

Pubblicato in: I vini da non perdere
Monopoles di Borgogna

di Adele Elisabetta Granieri

Sopravvissuti alla Rivoluzione Francese e alla conseguente ridistribuzione della terra ai cittadini e confisca dei beni del clero, i monopoles di Borgogna sono un vero e proprio miracolo. Dai tempi dei monaci benedettini si è cercato di preservare l’unicità del territorio nonostante il frazionamento dalla legge napoleonica sull’equa spartizione ereditaria tra gli eredi legittimi, una parcellizzazione che si riflette sia sulle unità poderali, sia sui proprietari terrieri. Se si pensa ai 77 proprietari che si spartiscono meno di 53 ettari ettari del Clos de Vougeot, con proprietà che si misurano in metri quadrati, si può agilmente comprendere che scrivere “monopole” in etichetta è un fattore di prestigio assoluto. Vigne di proprietà esclusiva di un “seul proprietaire”, vanto di alcuni dei più prestigiosi produttori di vino di Borgogna, di Francia e del pianeta intero, protette e accentate dai “Clos”, i muretti a secco edificati al fine di proteggerne il Genius Loci: in questi casi straordinari si parla di “monopole”. Essere “monopoliste” o “seul proprietaire” non garantisce al vino alcun rango gerarchico, ma consente di rivendicare in etichetta il proprio stato di esclusività.

Un tema inedito, che ha fatto da spunto per una lezione memorabile organizzata dall’Ais Campania – Delegazione Penisola Sorrentina e Capri, guidata da Emanuele Izzo, e condotta con maestria da Armando Castagno, autore del libro “Borgogna – Le vigne della Côte d’Or”. Un evento che si inserisce nella ricca programmazione della delegazione, che da sempre contribuisce a diffondere la cultura del vino e ogni anno sembra puntare al rialzo, proponendo temi e degustazioni di livello sempre più alto. A rappresentare i monopoles di Borgogna, 15 vini monumentali: bottiglie preziosissime, reperite, quando possibile, dai distributori ufficiali italiani, ma nei casi più complicati ottenute tramite aste o scovate da collezionisti privati in tutta Europa.

Beaune 1er Cru Clos des Ursules 2017 – Louis Jadot: Acquistato da Louis-Henry Jadot nel 1826, il Clos, di 1,26 ettari, è tuttora delimitato da un muretto a secco per il suo intero perimetro e si distingue di due zone geologiche differenti, dalla cui unione Jadot ricava da quasi 200 anni un unico strepitoso rosso. Un vino sobrio e austero nei profumi, dal timbro floreale, con un sorso di setosa morbidezza e straordinaria finezza tannica.

Pommard 1er Cru Clos des Epéneaux 2017 – Comte Armand: La parcella, di fondazione monastica, risale almeno al XIII sec e fu acquistata da Nicolas Marey nel 1798 e successivamente passata per dote nuziale alla famiglia Armand nel 1828. 5,23 ettari da cui da 200 anni si produce un vino che è un indiscusso archetipo del Pommard, con i suoi profumi di terra, sottobosco e fiori e le nitide note ferrose, dal sorso vigoroso, con una potente stretta tannica e una schietta matrice minerale nel finale. Un colosso di longevità.

Volnay 1er Cru Clos des Ducs 2017 – Marquis d’Angerville: Annesso al maniero di Volnay dei Duchi di Borgogna, distrutto nel Settecento e mai ricostruito, resiste questo ripido vigneto di 2,41 ettari (di cui 0,26 occupati dalla residenza dei Marchesi d’Angerville). È il Clos des Ducs, da cui nasce questo vino che può essere definito “un Grand Cru mancato”: espressivo, floreale ed elegante, con delicati accenni di spezie orientali, un sorso agile e lungo e i tannini ben levigati.

Auxey-Duresses Blanc Moulin Aux Moines 2018 – Clos du Moulin aux Moines: Piantato nel 1952 ed equamente diviso tra Pinot Noir e Chardonnay, il vigneto di 2,80 ettari è stato acquistato dalla famiglia Andrieu nel 2008. Condotto da 30 anni in biodinamica, dà vita a questo bianco, fermentato e maturato in demi-muids da 400 litri, che si distingue per il frutto esuberante e delicati accenni iodati e di crosta di pane. Un vino dal sorso teso, freschissimo e salino, di grande carattere.

Meursault 1er Cru Clos des Perrières 2018 – Albert Grivault: Leggenda del mondo del vino, Albert Grivault inizia la sua avventura produttiva nel 1879, quando con i ricavi della distilleria che aveva avviato acquista dalla marchesa De La Roche questo straordinario vigneto a Mersault, di un ettaro scarso, ancora di proprietà dei suoi eredi. Qui si produce il Mersault perfetto: fine, ricco, minerale e longevo, dai profumi di fiori di acacia, gesso e spezie e dal sorso vibrante, pieno, carnoso e lungo.

Puligny-Montrachet 1er Cru Clos de la Mouchère 2010 – Henri Boillot: Con i suoi 3,92 ettari, è  uno dei più estesi monopoles della Côte de Beaune, recintato da almeno dal XVIII secolo. Qui nasce un bianco che è una quintessenza di purezza, ricchezza, dettaglio ed energia, con i sui richiami di pietra focaia, resina, cedro e pappa reale; dal sorso affilato, tagliente, burroso e salino.

Chevalier-Montrachet Grand Cru La Cabotte 2018 (magnum) – Bouchard Père et Fils: Questa parcella microscopica, di appena 0,21 ettari, dà vita ad uno dei migliori bianchi di Borgogna e conseguentemente del mondo intero. Un vino che ha la classe di un Montrachet, luminoso, con i suoi profumi di cedro e il sorso completo, espressivo ed elegante.

Morey-Saint-Denis Rouge Clos des Rosiers 2016 – Chantal Rèmy: La vigna di appena 0,25 ettari, che confina su due lati con il Clos de Lambrays, è il giardino privato di Chantal Rèmy, grande dame del vino di Borgogna. Da viti rimpiantate nel 2000, nasce questo vino che profuma di frutti di bosco maturi, pesca e rosa canina, con delicati accenni di pepe e un sorso carnoso e succoso.

Fixin Rouge 1er Cru Clos Napoléon 2018 – Pierre Gelin: Rilevata nel 1955 dalla famiglia Gelin, questa vigna di 1,93 ettari racconta nel nome e nell’etichetta la devozione di Claude Noisot, proprietario nel 1800. Rilevato a metà del 1900 dai proprietari attuali, il Clos Napoléon genera uno dei rossi più rigidi e austeri della Côte de Nuits, in cui i profumi di sottobosco e tabacco si arricchiscono di tocchi ferrosi e pepati, che anticipano un sorso verticale e teso, con tannini ben presenti.

Nuits-Saint-Georges 1er Cru Clos des Porrets-Saint-Georges 2014 – Henri Gouges: Censito per la prima volta nel 1444, lo storico monopole di 3,60 ettari, del Domaine più prestigioso di Nuits-Saint-Georges, è il luogo da cui nasce questo vino che fa da introduzionee alla strepitosa gamma produttiva di Gouges. Profuma di petali di rosa e ruggine, con una profonda nota sanguigna e una delicata speziatura e ha un sorso verticale, energico, carnoso e salino.

Ruchottes-Chambertin Grand Cru Clos des Rouchottes 2019 – Armand Rousseau: Mito indiscusso di Gevrey-Chambertin e di tutta la Borgogna, Armand Rousseau è proprietario di questo ettaro abbondante di vigna in un blocco unico recintato da secoli, denominato Cru Clos des Rouchottes. Ne viene un rosso dall’espressione inconfondibile, luminoso e definito, con un frutto turgido che si accompagna a spezie orientali, liquirizia, chiodi di garofano ed erbe officinali e un sorso vitale, setoso, lunghissimo. Un autentico capolavoro.

La Grande Rue Grand Cru 2018 – Nicole Lamarche: Nominata AOC nel 1992 nel 1992 con la seconda e ultima modifica al sistema classificatorio dei Grands Cru di Borgogna, La Grande Rue è il monopole di 1,65 ettari della famiglia Lamarche. Dal 2018 al timone ci sono le giovani cugine Nicole e Nathalie Lamarche che si impegnano nel mettere a fuoco il lavoro del defunto François. La Grande Rue è un vino ampio, dai richiami di fiori e scorza d’arancia, una soffusa nota affumicata e una delicata speziatura, che anticipano un sorso espressivo e profondo.

Clos de Tart Grand Cru 2010 – Clos de Tart: Un rettangolo regolare di 250 metri per 300, circondato da un antico muro a secco, compone questa parcella di 7,53 ettari in sensibile pendenza. Dal 2018 è di proprietà di Artemis, società di François Pinault, che l’ha acquistato per 280 milioni di euro. Qui nasce questo vino misterioso ed enigmatico, che profuma di tè rosso, karkadé e tabacco da pipa, con una decisa nota salmastra e richiami di incenso in sottofondo. Il sorso è vibrante e profondo, pieno e materico, lunghissimo. Spiazzante.

Morey-Saint-Denis Blanc 1er Cru Clos des Monts Luisants 2015 – Domaine Ponsot: Unico Premier Cru da Aligoté di tutta la Borgogna, il mezzo ettaro di vigna si trova alla sommità della zona classificata Premier Cru dei Monts Luisants. Qui nasce uno dei bianchi francesi da viti più vecchie (per l’85% proviene da piante del 1911), vinificato senza uso del legno, per esaltare le caratteristiche del vitigno. Un vino dalle note di coriandolo, cardamomo e zagara, dal sorso di infiltrante acidità, fresca pungenza speziata e decisa mineralità.

Vougeot Blanc 1er Cru Le Clos Blanc de Vougeot 2018 – Domaine de la Vougeraie: Indicata al catasto vinicolo, sulle mappe e nel disciplinare di produzione come “La Vigne Blanche”, questa vigna di 2,28 ettari è di proprietà del Domaine de la Vougeraie, che ne rivendica in etichetta il nome arcaico di Clos Blanc de Vougeot. Gemella del mitico Clos de Vougeot, al quale e coeva e confinante, dà vita a questo vino dai sentori di mela matura, zenzero e pesca, con una delicata speziatura di sottofondo e un sorso tesissimo, vibrante, intenso e sapido


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