Acerra, il giorno del pane e della pizza cafona

Pubblicato in: I miei prodotti preferiti, Minima gastronomica

di Tommaso Esposito

Lo confesso.
Un pizzico di fortuna ce l’ho.
Ad abitare vicino a Gaetana.


Son mattiniero e me ne accorgo subito che è lo juorno de lo  pane.
E d’ a pizza.
Dallo schiocco dello scupolo che ripassa.
Dal tintinnio delle pale che accompagnano piezze, palate, palatoni e palatelle ‘nfurno.

E poi dal profumo di malto tostato.
Di origano o di basilico.
Che si insinuano piacevoli attraverso qualche spiraglio e giungono presso il mio letto.
Solitamente è di sabato.
Quasi ogni mese.
La fatta di pane per la casa e per i vicini.
Quelli più cari.
Gesto di affetto.
E di comunione.
Solidale presente.
Da dividere e condividere.
Come un tempo accadeva.
Come oggi, nonostante tutto, ho la buona sorte che mi accada.
Direbbe il poeta:
E po sogghiogne: mo s’è pane o pizza.

E che pane.

E’ pane de sciore e de casa.
Cresciuto,  janco e de ‘rano mmescato.
Co ll’uocchie e spognuso.
Sapurito sul’ isso.

E che pizza.

Cu ‘a pummarola e niente più. Cafona cafona.

Del pane mi tocca il pezzo rotondo segnato di sopra.

Più tardi assaggerò le freselle.
Ora riposano sotto forma di ciambelle in un cantuccio.


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