La stagione dei vini evento sembra davvero finita, intendo quando ogni anno le guide specializzate scoprivano qualche bottiglia sconosciuta anche agli appassionati. Un cambio di marcia in cui è coinvolta tutta l’Italia e dunque anche la Campania. Onore e merito, dunque, alla guida Gambero Rosso e Slow Food, seguita da Paolo De Cristofaro nella nostra regione, per aver riscoperto il Pallagrello Nero in purezza premiando con i Tre Bicchieri l’Ambruco 2006 di Terre del Principe di Manuela Piancastelli e Peppe Mancini. Un rosso che anche nella Guida Vini Buoni d’Italia del Touring Club ha conquistato le quattro stelle avvicinandosi alla Corona. L’azienda di Castel Campagnano, nata nel 2003, è riuscita in pochi anni ad imporsi all’attenzione della critica specialzzata seguendo una linea molto coerente sul piano produttivo, centrando cioé l’interesse solo sui vitigni autoctoni della zona, il Casavecchia, il Pallagrello Nero e il Pallagrello Bianco marcando in questo modo la differenza attraverso la specializzazione. Il Pallagrello è un’uva diffusa nell’Alto Casertano, in passato confusa con l’Aglianico, che sta dimostrando grande versatilità produttiva: tipico, elegante, non eccessivamente strutturato, il bicchiere di Terre del Principe si presenta in questo momento come uno dei rossi in forma più smagliante della Campania, tra l’altro in un panorama regionale sempre più bianchista come ha giustamente sottolineato il critico americano Tom Hyland sull’importante sito specializzato www.wineloverspage.com. Anche per la Campania del resto si pone lo stesso problema dibattuto a Montalcino: i vitigni autoctoni possono farcela da soli o hanno bisogno necessariamente di qualche correzione con uve internazionali (soprattutto cabernet e merlot) per poter essere compresi dal mercato? Ai non esperti può sembrare una questione di lana caprina, in realtà qui si tratta di capire come evolverà il gusto del mercato nei prossimi anni, un po’ come prevedere l’andamento delle borse perhé in campagna i tempi non sono brevi. Per l’Italia è meglio marcare la differenza oppure omologarsi alla produzione legnosa e marmellatosa del Nuovo Mondo. Le indicazioni del consumo consapevole sembrano dare ragione alle persone che mantengono la necessaria naturalezza dei vini con indicatori olfattivi e gustativi ben riconoscibili. I Tre Bicchieri all’Ambruco, testa di serie di una gamma produttiva di tutto rispetto, fra cui il Centomoggia da uva casavecchia e il Sèrole da uva Palalgrello Bianco, va sicuramente in questa direzione. E’ un incoraggiamento a quelle aziende ferme sulle loro posizioni che non cedono alle mode mettendosi a produrre di tutto e di più.