Pubblicati i risultati frutto di un complesso lavoro intrapreso 15 anni fa dalla famiglia Librandi con il supporto della Regione Calabria. 270 pagine scritte da ben 17 autori che raccontano un’approfondito studio portato avanti dalla famiglia Librandi che ha saputo mettere insieme le diverse conoscenze e competenze dirigendole verso un obiettivo condiviso. Nella pagina introduttiva della pubblicazione – accattivante ed estremamente curata anche nella grafica – Antonio e Nicodemo Librandi raccontano perchè e come sono riusciti a portare avanti un lavoro di così grande respiro, molto articolato e scientificamente documentato.
Così presentano la pubblicazione i Librandi: “(…) fin da quando si è deciso di avviare un tale lavoro, si è sempre tenuto fermo l’obiettivo di produrre attraverso di esso, e da subito, delle ricadute pratiche. (…) è fondamentale capire come l’attività di ricerca che viene presentata in questa pubblicazione, abbia una struttura abbastanza complessa (…)”.
I Librandi hanno, infatti, coordinato un pool di studiosi di altissimo livello, ognuno impegnato nel rispettivo ambito (da quello storico antropologico a quello viticolo, da quello genetico a quello ampelografico, da quello enologico a quello virologico e selettivo), mettendoli in condizione di lavorare usando strutture adeguate ed avendo a disposizione le risorse necessarie. Chiara fin dall’inizio la necessità di migliorare le conoscenze scientifiche di base del settore e la possibilità che, attraverso un tale percorso, si possa incentivare un comparto con ottime prospettive di ricaduta economica e sociale.
Si legge nella retro di copertina del libro: “Un percorso che qui si racconta mantenendosi lontani da ogni intento autocelebrativo, anzi, convinti sin dall’inizio di essere già da un po’, su questi temi, in ritardo. Ci si è soltanto attaccati, in sostanza, ad un’idea iniziale e la si è fatta germinare, nella convinzione di avere quantomeno aperto un orizzonte basilare. Più che di un’idea compiuta però, forse si trattava in principio di qualcosa di meno. Dalle nostre parti si credeva, infatti, forti di una storia millenaria, eredi plurigenerazionali dei vignaioli che mandarano il vino ad Olimpia, viticoltori e vinificatori navigati, di sapere intimamente perlomeno cosa fosse il Gaglioppo stesso. Proprio su questo però, ed è qui il momento fondamentale, iniziò a venirci un dubbio”.
Affermazione, questa, che ha dato il via ad un progetto che oggi conta 4 campi sperimentali dove sono stati impiantate 175 diverse varietà delle quali, a seguito degli studi sul DNA effettuati, 76 sono risultate uniche.
Nella pubblicazione sono ben chiariti gli obiettivi e le prospettive della ricerca:
- Acquisire basi scientifiche certe nella conoscenza dei vitigni autoctoni calabresi
- Utilizzare gli strumenti acquisiti per incentivare lo sfruttamento delle potenzialità viticole ed enologiche delle varietà autoctone calabresi e condividerle con tutti gli operatori del settore
- Mantenere ed esaltare la tipicità delle produzioni e la loro originalità
- Descrivere vitigni coltivati in passato ma quasi sconosciuti ed al contempo eliminare ogni tipo di confusione
- Incentivare le caratteristiche positive dei vitigni e condensarle attraverso mirate selezioni progressive
- Migliorare lo stato fitosanitario delle varietà recuperate
- Selezionare e omologare cloni di qualità, mettendoli a disposizione di tutti e fornendo quindi importanti strumenti anche all’attività vivaistica
- Giungere all’iscrizione al “Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite” delle varietà rilevanti ma non ancora riconosciute
- Aumentare le conoscenze sull’origine varietale della vite
- Salvaguardare dall’estinzione, conservandoli in collezione, i vitigni minori ritrovati anche se non interessanti oggi da un punto di vista enologico, nell’ottica di una archeologia locale della vite e delle tradizioni legate alla sua coltura.
Quindi non semplicemente un libro, ma uno strumento scientifico nelle mani di tutto il comparto vitivinicolo calabrese, da usare per valorizzare una terra e le sue migliori peculiarità.
PER INFO E FOTO:
MADDALENA MAZZESCHI, Marketing e Relazioni pubbliche
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