È stata una cornice di gran classe ad ospitare il Festival del Franciacorta a Napoli. Palazzo Petrucci con la sua cucina, vista e accesso diretto alla spiaggia, insieme ai mille volti dell’eclettismo napoletano sembrano avere creato una perfetta simbiosi con le bolle più glamour d’Italia.
Franciacorta è un metodo (quello Classico), un territorio, una denominazione ma, ancor prima, una firma stilosa che continua a farsi strada sempre meglio e sempre di più, in Italia e all’estero. Merito anche di un raro e focalizzato lavoro di squadra magistralmente coordinato da un Consorzio tra i più attivi ed efficaci d’Italia. Non a caso, l’idea di organizzare Festival itineranti per presentare il meglio della Franciacorta su diverse piazze italiane.
Quella napoletana si è tenuta lunedì 13 maggio con la partecipazione di 31 aziende per un totale di 60 etichette, con pranzo e degustazione per la stampa nella prima fase dell’evento e, a seguire, la “Franciacorta Experience” che ha deliziato il grande pubblico a partire dalle 19 con un grande banco di degustazione per la mescita delle diverse tipologie in abbinamento alle specialità della cucina di Palazzo Petrucci e alle pizze di Giuseppe Pignalosa.
“Con 2/3 dei vigneti del territorio a conduzione biologica, la Franciacorta è una delle prime Denominazione a livello internazionale per quota di viticoltura bio e questa tendenza è in continuo aumento, di pari passo alla sensibilità dei produttori verso questo tema”: è questo uno dei concetti che il Presidente del Consorzio, Silvano Brescianini, tiene a sottolineare, suggerendo quindi un approccio e un apprezzamento etico della produzione lombarda.
Un consorzio che nasce nel 1990, ottiene riconoscimento della DOCG nel 1995 e che oggi conta 116 associati, un totale di 17,5 milioni di bottiglie vendute nel 2018 (11% all’estero) da 2900 ettari: 81% Chardonnay, 15% Pinot Nero, 3% Pinot Bianco e 1% Erbamat, l’ultimo arrivato anche a supporto degli effetti del cambiamento climatico, caratterizzato da maturazione tardiva, spiccata acidità e un profilo piuttosto neutrale che non stravolge il prodotto finale. È attualmente ammesso per un massimo del 10% per tutte le tipologie eccetto il Saten e di cui potrà valutare negli anni la resa nel tempo.
Oltre alle pizze (di Pignalosa) per un abbinamento sempre più popolare, la cucina di Palazzo Petrucci ha accompagnato il percorso di degustazione con piatti in perfetta sintonia con lo stile dell’evento proponendo alcuni dei suoi classici come la verace e al contempo sofisticata lasagnetta di mozzarella di bufala e crudo di gamberi su salsa di piselli o la deliziosa stratificazione di Pastiera Napoletana.
Dopo l’edizione del 2014, speriamo di non dover attendere altri 5 anni per rivivere l’esperienza nel capoluogo campano.
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