di Antonio Di Spirito
Dopo la prima tappa effettuata a Galluccio per la manifestazione di SORSI E RISORSI STORICI, organizzata dal Consorzio VITICA di Caserta (vedi qui racconto del primo incontro), abbiamo trascorso il weekend del 19 e 20 ottobre a Sessa Aurunca per Sorsi di Ager Falernus.
“Sorsi e Risorsi” è una parodia, ma la parola “Storici” trova fondamento nell’Ager Falernus, dove i Romani, più di duemila anni fa, producevano vino: di fatto il Falerno fu la DOCG ante litteram della storia.
La parola “STORICI” è il filo conduttore di questo trittico di manifestazioni. Era “azzeccata” nella prima tappa per la DOC di Galluccio e la denominazione di Roccamonfina, e non lo sarà da meno con la prossima tappa, quando a Caserta incontreremo i gloriosi Asprinio, Pallagrello e Casavecchia: denominazioni di recente istituzione, ma di tradizione coeva al Falerno.
Di sicuro, fra le denominazioni del Consorzio, quella del Falerno del Massico è la più conosciuta; eppure, escludendo Villa Matilde che, con interessi e produzioni su tutta la regione, raggiunge una produzione totale che supera le 700 mila bottiglie annue, delle quali 200 mila tra Falerno e Roccamonfina, tutte le altre sono di piccole dimensioni e difficilmente superano volumi che vanno oltre le 50 mila bottiglie l’anno. Ed alcune di queste sono guidate da ragazzi giovanissimi, entusiasti e coraggiosi.
Il mercato del vino, ormai, è “globalizzato” e la maggior parte della nostra produzione viene esportata all’estero, dove non si incontra solo la concorrenza degli altri vini Italiani, ma quella ancor più agguerrita dei vini stranieri, basata, spesso, su prezzi più bassi.
I nostri prodotti possono avere maggiori chances se si sfruttano alcune peculiarità, quali la tipicità millenaria e l’unicità territoriale, oltre, naturalmente, a standard qualitativi elevati.
Negli Stati Uniti, in Giappone, ed ancor più nei mercati emergenti di Cina e Russia, sanno dov’è l’Italia; forse sanno localizzare Napoli ed il Vesuvio; poi conoscono Toscana e Piemonte; ma lì si fermano.
Si dice sempre che la varietà è una ricchezza; ed è vero; ma le tante, troppe denominazioni italiane generano confusione ed i compratori, non avendo allargato le loro conoscenze, si rifugiano nella sicurezza, comprando i soliti arcinoti prodotti. Questo è proprio quanto ha affermato, da par suo, Tom Hyland, illustre giornalista americano, in una recente intervista.
Mentre i grossi nomi del comparto vitivinicolo possono giovarsi di una posizione che si sono ritagliata nei mercati ormai da anni ed i loro volumi gli permettono di restarci, i produttori piccoli o poco conosciuti, che hanno anche urgenza di entrare in quei mercati, dovrebbero fare grossi investimenti in comunicazione; difficilmente hanno, però, le capacità economiche per farli.
Da qui la necessità di costituirsi in consorzi: mettere a fattor comune tanti piccoli sforzi per generare un’onda d’urta significativa e fare breccia in quei mercati.
Queste argomentazioni, ormai, le conoscono tutti! Infatti, nascono o si rinnovano consorzi ovunque.
Il CONSORZIO è un soggetto collettivo che funziona dannatamente bene solo se tutti i consorziati danno il proprio piccolo, ma doveroso contributo; solo in quel caso il piccolo contributo del singolo si amplifica e produce un effetto grande.
A Sessa Aurunca è avvenuto tutto il contrario.
Nel prestigioso Chiostro del Complesso Monumentale di San Domenico solo SETTE produttori della denominazione hanno portato in degustazione i loro vini, tra lo stupore di noi giornalisti e l’imbarazzo dei produttori presenti.
La domanda sorge spontanea: “ Ma voi (assenti) come lo volete comunicare il vostro vino”?
Se non vi confrontate anche fra di voi e/o con la stampa, come potrete affrontare il confronto con il mercato globale?
Ci siamo resi conto, altresì, che il forte contrasto fra i produttori registrato all’epoca della istituzione della DOC Falerno, su quale dovesse essere il vitigno a base del vino (Aglianico o Primitivo) è tuttora vivo e divisivo.
Allora fu trovato un compromesso; continuate allo stesso modo degli ultimi trenta anni; non è certo questo il momento migliore per dissotterrare l’ascia di guerra. Sarà, poi, il mercato a suggerirvi la retta via; prima, però, entrateci in quel mercato!
Si spera tanto che per la terza tappa “Sorsi di Borbone” che si svolgerà prossimamente nell’Enoteca Provinciale di Caserta, l’instancabile Presidente Cesare Avenia, affiancato dalla inesauribile Felicia Brini, riusciranno a convincere tutti i produttori a partecipare e recuperare per le master class anche alcuni dei vini assenti nei due precedenti appuntamenti.
Fra i pochissimi campioni assaggiati alla cieca, ho riportato giudizi molto contrastanti fra vini bianchi e vini rossi.
Mentre i vini bianchi mostrano ancora qualche incertezza, qualche difetto di troppo, scarsa personalità e poca tipicità ed aderenza al territorio; i vini rossi, invece, manifestano una buona qualità, ormai consolidata.
Comunque, spiccano i soliti nomi, ma qualche lieta novità, finalmente, si intravvede all’orizzonte; e così, insieme ad un pulitissimo e piacevole Falerno del Massico di Villa Matilde, sempre saporito e minerale, si affiancano i vini Masseria di Sessa (agrumato e speziato), Vitis Aurunca (floreale e piacevole) e Trabucco (floreale e molto fine).
Fra i rossi, invece, le novità sono più numerose ed i livelli qualitativi sono più alti; oltre ai Falerno fuoriclasse di Villa Matilde e Masseria Felicia, troviamo un Falerno potente ed equilibrato Torelle ed un complesso e succoso Falerno di Fattoria Pagano.
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