di Antonella Amodio
È sotto gli occhi di tutti la bellezza della Puglia, posizionata nel cuore del Mediterraneo, con le spiagge spettacolari bagnate da due mari (mar Adriatico e mar Jonio), le coste frastagliate, i trulli, Castel del Monte, l’arte, la storia e la natura incontaminata. A proposito di arte, il barocco leccese risalente al XVIII secolo e quello di Gallipoli, datato XVII secolo, sono stati inseriti nella “Tentative List” dell’UNESCO, in attesa che le città pugliesi entrino a far parte del Patrimonio dell’umanità.
Nel sud orientale della Puglia, il Salento costituisce il tacco dello stivale dell’Italia, dove si incrociano diverse culture e la produzione del vino è parte integrante del patrimonio del popolo locale, con il Salento considerato la culla della viticoltura mondiale, in relazione alla storia che l’annovera all’epoca degli Illiri, un antico popolo dei Balcani. Una narrazione antica, dunque, che contribuisce all’allure di fascino che ruota intorno ai vitigni che hanno il primato di essere tra i più proficui d’Italia e del pianeta e che avviene in presenza di una notevole biodiversità. Il più conosciuto e coltivato è il Negroamaro, a seguire la Malvasia Nera e l’Aleatico, uve che amano i terreni argillosi, calcarei e sabbiosi, che producono vini di struttura e di grande intensità organolettiche. Il Salento baciato dal sole, ha anche la tradizione del vino rosato, prodotto dalla costa all’entroterra e la prima etichetta messa in commercio è il Five Roses della famiglia De Castris, risalente al 1943.
Il territorio del Salice Salentino, con il suo profilo orografico uniforme, senza escursione altimetrica, produce vini ricchi di estratti, ottenuti nella maggior parte da vigneti di oltre 40 anni coltivati con il tradizionale alberello salentino che sono costantemente mitigati dalle ventilazioni dei due mari, che oltre alla freschezza, apportano sapidità e lasciano l’impronta di profumi mediterranei e di tradizione, assumendo così un volto autentico.
Negli anni il cambiamento di rotta della produzione ha visto meno quantità e più qualità, con la gestione delle vigne con basse rese e con vinificazioni sempre più attente che hanno alzato moltissimo il livello dei vini.
Valorizzare e promuovere quest’area di grande tradizione vitivinicola è la mission del Consorzio del Salice Salentino, fondato nel 2003 da un gruppo di produttori decisi a dare voce all’omonimo Disciplinare Tecnico di Produzione datato 1976, atto a rafforzare ed evidenziare il binomio inscindibile tra territorio e vitigno.
Il consorzio, presieduto dal presidente Damiano Reale, è oggi l’istituzione che rappresenta circa l’80% dell’intera filiera del Salice Salentino e si occupa di mettere in luce i territori distribuiti tra le province di Lecce (Salice Salentino, Veglie e Guagnano), Brindisi (San Pancrazio Salentino e San Donaci) e parte degli areali di Campi Salentina in provincia di Lecce e Cellino San Marco in provincia di Brindisi, con una denominazione che vede diverse sfaccettature tra vini rossi, rosati e bianchi, e una IGT Salento ( che comprende i territori amministrativi di Lecce, Brindisi e Taranto)
che offre l’opportunità di spaziare con diversi vitigni.
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno influenzato e contribuito ad ottenere il vino “Salice Salentino”, con l’origine della denominazione D.O.C. del Salice Salentino. Tutto ciò è avvento grazie all’impegno di viticoltori storici presenti nell’areale che già a partire dagli anni 30 producevano vini rossi e rosati a base di Negroamaro e Malvasia Nera.
I miei migliori assaggi:
Vermentino Salento 2022 Vecchia Torre
Uve: Vermentino. Acciaio. La cantina sociale Vecchia Torre produce vini dall’ottimo rapporto prezzo/qualità, come questo bianco che profuma di iodio e di frutta a polpa bianca. Il sorso snello e verticale ha una straordinaria persistenza.
Vasù Salento Fiano 2021 La Scacchiera
Uve: Fiano del Salento, clone plurisecolare. Acciaio e cemento. Raffinato nei toni di mandarino, rosmarino e nota affumicata. Il sorso ampio e salino lascia in chiusura una piacevole nota pepata. Un vino che si esprime con qualche anno di maturazione.
Aiace Salice Salentino Riserva 2019 Castello Monaci
Uve: Negroamaro e Malvasia Nera. Matura in barrique 24 mesi. Rosso rubino intenso, luminoso. Profumi che esprimono frutta rossa e timbro floreale, con una nuance di humus che ritorna anche al sorso. Ampio, lungo e persistente.
Aiace Salice Salentino Riserva 2003 Castello Monaci
Uve: Negroamaro e Malvasia Nera. Matura in barrique 24 mesi. L’eleganza fatta vino, in una annata che non brilla per essere la migliore. Note di marasca, caffè, accenni speziati, carruba e tabacco. Bocca di grande spessore, con un tannino fine, integrato e con una chiusura spaziale da dove emerge una affascinante nota di canfora. Un vino straordinario che pone l’accento sulla caratteristica longevità
delle varietà delle uve.
Salice Salentino Riserva 2016 Vecchia Torre
Uve: Negramaro e Malvasia Nera. Matura in barrique per circa 12 mesi. Rosso granato intenso. Ampio spettro aromatico che gioca su note di macchia mediterranea e frutti neri. Sorso ampio, potente e ben misurato con la freschezza.
Teresa Manara Negroamaro Salento 2019
Cantele
Uve: Negroamaro. Matura 12 mesi in barrique di rovere francese. Rubino luminoso e accenni olfattivi che richiamano la prugna e l’amarena. Al palato è intenso e deciso, con tannini in via di integrazione e una lunga persistenza. Molto giovane.
Quale Salento Rosso 2019 Claudio Quarta
Uve: Negroamaro e saldo di varietà autoctone. Acciaio. Rubino luminoso. Naso nitido di frutti neri e macchia mediterranea. L’assaggio è caldo, sorretto da una bella struttura e tanta freschezza. Un vino altamente gastronomico.
Aleatico Salice Salentino Dolce 2019 Candido
Uve: Aleatico coltivato ad alberello. Matura in legno. Rosso granato intenso. Naso esplosivo di tabacco, muschio, marasca sotto spirito e spezie fini. Al palato è invitante, di misurata dolcezza, fresco, equilibrato
e avvolgente.
Le Pozzelle Salice Salentino Negroamaro Rosato 2022 Candido
Uve: Negroamaro e Malvasia Nera. Macerazione delle uve diraspate e lasciate circa 20 ore a bassa temperatura. Acciaio. Rosa tenue luminoso. L’olfatto coniuga profumi floreali a quelli fruttati e in seconda battuta emerge una nuance che ricorda la salvia. Il sorso fresco e salino chiude con persistenza.
Five Roses Salice Salentino 2022 Leone de Castris
Uve: Negroamaro e malvasia nera di Lecce. Acciaio. Rosa cerasuolo brillante. Sottofondo olfattivo di ciliegia e di frutti di bosco, mentre al palato ha freschezza da vendere e una lunga persistenza. Un grande e intramontabile classico.
Press tour realizzato con il contributo del Masaf, ai sensi del decreto direttoriale n. 553922 del 28 ottobre 2022 (cfr. par. 3.3 dell’allegato D al d.d. 302355 del 7 luglio 2022)
Dai un'occhiata anche a:
- Cantine Magliulo: da quattro generazioni il volto dell’ Asprinio d’Aversa
- Boschetto Campacci (Castelnuovo Berardenga) – Falanghina e Sangiovese: matrimonio perfetto
- La Veceta: il volto internazionale de La Fortezza di Torrecuso
- Cantina del Barone a Cesinali: i grandi Fiano di Luigi Sarno
- Cantina dei Monaci a Santa Paolina, trent’anni di qualità
- Il vino di Canonico&Santoli a Santa Paolina
- Varvaglione 1921, vini nel brio dell’innovazione
- Cantina Calafè a Prata di Principato Ultra