Era il 30 maggio 2012, sono passati tre anni dalla scomparsa di Aldo Conterno, uno dei grandi uomini di Langa, vignaiolo al cento per cento, terza generazione di una famiglia che ha contribuito in modo fondamentale alla storia del Barolo.
Fu suo nonno Giovanni il primo ad imbottigliarlo e venderlo, alla fine degli anni Venti. A lui seguì il figlio Giacomo e poi Aldo, che con il fratello Giovanni iniziò a dedicarsi all’attività aziendale a partire dal 1961, per poi separarsi e fondare la Poderi Aldo Conterno. La dinastia ha proseguito il suo ruolo attraverso i figli Giacomo, Stefano e Franco che lo hanno affiancato già da qualche tempo.
I suoi Barolo, provenienti dai pregiati cru Cicala, Colonnello e Romirasco in Bussia, hanno segnato un’epoca e fatto da punto di riferimento. Chi h avuto modo di visitare la sua azienda e dimora, non l’avrà certo dimenticata, quando ci si appresta a raggiungere Monforte non si può fare a meno di notarla: nulla di estremo, sia chiaro, ma per dimensioni e stile (quasi d’oltralpe), non può passare inosservato.
Personaggio sobrio e consapevole, pur ottenendo riconoscimenti e successi, Aldo ha sempre preferito porre dei limiti alla sua proprietà, evitando di ingrandirsi per seguire sempre con attenzione i propri 25 ettari di vigna, così come ha avuto uno stile rigoroso e tradizionale, prediligendo le classiche grandi botti di rovere per maturare i propri gioielli.
Il mondo frenetico in cui viviamo ci fa a volte dimenticare, o quantomeno trascurare coloro che hanno rappresentato la cultura e le tradizioni dei nostri predecessori, si guarda avanti, del resto ogni giorno nascono nuove realtà, spesso interessanti, e diventa improbo occuparsi di tutti, decine e decine di migliaia di aziende che costituiscono le fondamenta del vino italiano. Neanche le guide, dedicate specificatamente, ogni anno, a raccontare tutto il meglio della produzione vinicola, non possono mostrare che una piccola parte dell’immenso patrimonio enoico di cui disponiamo.
Per tutte queste ragioni provo una particolare emozione a raccontarvi del Barolo Bussia Colonnello 2004, vino che ho apprezzato particolarmente. Apro una parentesi: durante le anteprime ad Alba organizzate dall’Albeisa negli ultimi dieci anni (Alba Wines Exhibition prima e Nebbiolo Prima poi) questo vino è stato quasi sempre presente con giudizi un po’ altalenanti, più volte mi sono confrontato con colleghi che mi dicevano di non essere mai del tutto soddisfatti del risultato. Può darsi che al momento delle anteprime fosse ancora troppo giovane, o magari è cambiato qualcosa in azienda, fatto sta che non tutti lo hanno apprezzato. Personalmente ho avuto qualche perplessità anche io, ma con il passare degli anni ho avuto la netta sensazione di un progressivo recupero del suo splendore.
L’annata 2004 è certamente fra quelle che mi hanno maggiormente convinto, forte anche di un millesimo generoso, di quelli che si vorrebbe avere molto spesso. Gli anni passati in bottiglia poi, lo hanno ulteriormente equilibrato permettendogli di mostrare tutta la sua classe: colore granato classico, profumi di rosa, ciliegia, cipria, scorza d’arancia candita, liquirizia, sbuffi d’incenso e cenni al goudron, china. All’assaggio mette in chiaro che il suo percorso è appena iniziato, ha tannino ben rifinito, notevole profondità e una freschezza rassicurante, lungo e complesso il finale, con un futuro sicuramente in salita. Un bell’esempio da una delle migliori vigne della Bussia.
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