di Gianni Ferramosca
Convergono in riva al mare gli orti ed i filari di tutto il Cilento per la seconda edizione della rassegna enogastronomica “Il Cilento nel piatto e nel bicchiere”, svoltasi sabato scorso nella splendida cittadina di Palinuro presso l’Hotel “La Torre”. Qui, a pochi passi dal mare, avvolti da una straniante atmosfera ellenica sottolineata dalla grande pergola posta accanto all’antica Torre del porto, il famoso Sommelier campano Alberto Giannattasio, per conto dell’Associazione “L’acino d’uva”, porta in tavola le eccellenze e la sana energia di questa meravigliosa terra.
Il Cilento che Giannattasio dipana lungo la serata, sembra all’improvviso un territorio rigenerato, lontano dai cliché che lo dipingono come una terra immobile e ripiegata su se stessa, tutt’altro, appare finalmente consapevole di una nuova e più matura idea del proprio terroir.
A sorprendere, accanto agli storici produttori, sono soprattutto i giovani, capaci di risolvere adesso, l’eterno dilemma di questa terra, ovvero, coniugare le poche idee di sempre, con le altrettanto poche materie prime, d’inequivocabile tipicità, offerte da un esasperato frazionamento terriero.
Risiede proprio tra le piccole pieghe di questa straordinaria alchimia, la grandezza dei prodotti presentati durante la rassegna di Palinuro, in cui, la pratica di alcuni, di custodire gelosamente la tradizione contadina, non si scontra affatto con la necessità di alcuni altri d’imprimere un evoluzione al proprio prodotto, perché entrambi guidati dalla stessa volontà di salvaguardare la forte identità cilentana.
Il Cilento nel piatto:
Tra le tantissime proposte servite in tavola nel corso della serata, che hanno risvegliato nel numerosissimo pubblico presente antiche memorie rurali e che, Ahimè, non verranno mai servite in tavola ai tanti turisti che d’estate affollano questa località (qualche domanda i tanti ristoratori della zona dovrebbero farsela…), succede d’incontrare personalmente anche i piccoli contadini, gli ultimi veri alleati di una natura che qui è ancora incontaminata. Si tratta di persone in grado di generare prodotti con sapori unici al mondo, che hanno reso famoso il patrimonio gastronomico di questo tratto di regione, come nel caso di Francesco Fiore con il suo “Maracuoccio di Lentiscosa”, un antichissimo legume coltivato solo da queste parti e che, se bene osservato tra le sue mani, appare cosi simile all’oro. Probabilmente, lo è davvero.
Succede lo stesso con Michele Ferrante ed i suoi gustosissimi “Fagioli di Controne”, resi indimenticabili da una semplice spolverata di “Mortella” (mirto) da lui stesso prodotta, o ancora, per le “Olive ammaccate” di Osvaldo De Iorio, straordinarie e rarissime, vista la scarsa quantità che se ne produce.
Il Cilento nel bicchiere:
Sotto il punto di vista vitivinicolo il Cilento non è più quello di qualche anno fa. Accanto alle storiche cantine di De Conciliis e Maffini crescono nuove realtà che si sanno far notare per la straordinaria evoluzione dei profili aromatici, le note acide e sapide che riescono ad imprimere ai loro vini, senza alcuna banalizzazione. Tra quelli presenti alla manifestazione cilentana, vi segnalo quattro etichette che più di altre mi hanno impressionato per la loro capacità di interpretare questo territorio.
- RIPAUDO 2014 di Tenute Macellaro, IGP Colli di Salerno (Fiano 70% – Falanghina 30%)
- VALMEZZANA 2014 di Cantine Albamarina, DOP Cilento (Fiano 100%)
- SINTONIE 2014 di Tenuta Mainardi, Paestum IGT bianco (Moscato bianco secco)
- POSEIDON 2013 di I Vini del Cavaliere, Paestum IGP rosso (Primitivo 100%)
Manifestazioni come quella curata da Alberto Giannattasio, che a mo’ di sherpa si carica sulle spalle la sua idea di Cilento per condurla verso mete remote, servono sempre di più a questa terra, a patto che, come lo stesso Palinuro, nocchiero di Enea insegna, prima o poi si remi tutti nella stessa direzione, compresi i ristoratori, ovviamente!!!
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