Conoscere la notorietà dopo i 50 anni, Peppe Guida, lo chef stellato di Nonna a Rosa a Vico Equense, è un po’ il Luciano De Crescenzo della gastronomia. È una delle novità che ci ha portato il lockdown che segna una tendenza chiarissima sul difficile periodo che adesso ci aspetta.
Ma raccontiamo prima cosa è successo. Con la chiusura dei ristoranti Peppe Guida ha iniziato a fare delle dirette Facebook in cui ha raccontato le sue ricette. Ogni giorno esclusa la domenica. Bene, in tanti lo hanno fatto, ma perché il pubblico ha premiato proprio lui con un finale in crescendo, circa mille collegamenti al secondo e centomila visualizzazioni di media?
La risposta più semplice è che Peppe Guida è stato se stesso in queste dirette. Si è presentato senza divisa, a volte senza la barba rasata, come uno di famiglia che inizia a cucinare a casa. E’ questo è il primo segnale di ogni successo, mai porsi in maniera superiore a chi ci guarda. In questo gli anglosassoni sono bravissimi. Il cuoco di Vico Equense si è presentato come un papà o uno zio che si mette a cucinare. Quanta differenza con tanti cuochi che davanti alla telecamera sembrano dei chirurghi!
Il secondo elemento di successo è stato il tema. Le sue ricette hanno la radice nelle tradizioni rurali e marinare della Penisola Sorrentina, l’orto-mare che è al tempo stesso antico e moderno. Cioè nasce dall’antica economia di autoconsumo ma guarda al futuro perché è un mangiare sano e completo, tipico della dieta mediterranea. E al tempo stesso esprime la gioia dello stare insieme, la psicologia con cui noi italiani ci approcciamo alla tavola.
Anche qui, quanta differenza con quei cuochi che propongono ricette non replicabili, accostamenti spesso caricaturali.
Il successo di Peppe Guida deve dunque far riflettere e forse mette una pietra tombale ad un atteggiamento che si stava diffondendo prima della pandemia. Quale? Questo: alcuni cuochi, soprattutto giovani, invece di cucinare per la clientela e far quadrare il bilancio della propria attività riempendo la sala hanno pensato ad una scorciatoia, che poi alla fine tale non è: diventare personaggi (influencer) sui social network. Come si diventa personaggi? Ci sono dei trucchi che gli esperti conoscono benissimo: per esempio fotografare se stessi soprattutto se si ha una bella presenza, proporre immagini con gli animali domestici, dei propri genitori e dei propri figli, foto vicino al mare. Insomma ci sono delle regole che spingono verso il like compulsivo.
Ma perché un cuoco desidera diventare un influencer invece di conquistare la clientela con i propri piatti? Perché nel circo dopato pre covid il numero di follower diventa importante quasi quanto una stella Michelin e dunque è capace di attrarre investitori. Ecco dunque il vortice in cui ci si tuffa: creare il personaggio, magari investendo pagando un buon fotografo e un buon ufficio stampa invece di pagare i fornitori….
Diventare influencer significa dunque diventare un cuoco brandizzato, magari essere invitato ai congressi, girare il mondo per fare delle comparsate. Chi non vorrebbe fare questa vita invece di stare ai fornelli dodici ore al giorno dopo aver fatto la spesa al mercato invece di acquistare dai cataloghi?
Abbiamo dunque un mondo gastronomico dell’immagine, dove vince chi crea il personaggio, e quello vero, di chi crede che i prodotti facciano la differenza nel piatto, che il vero scopo del cuoco è quello di far stare bene i clienti.
Ed è così che un cuoco di 55 anni ha messo in riga tanti suoi colleghi giovani che per uno stage di due settimane in una cucina pensano di essere arrivati. Già perché una cosa è certa: la gente è stanca di finzione estetica, vuole la verità e il successo di Peppe Guida sui social lo conferma. C’è stato il momento dei cuochi zebrati dai tatuaggi con la faccia da duro, adesso la gente ha voglia di semplicità e di sostanza vera, non costruita.
Ultimo elemento di successo: la pasta. L’alimento in cui Peppe Guida si è ormai specializzato e che tutti amano. Anche qui, molti cuochi pensando che sia disdicevole farla. In realtà secondo me temono il confronto ancora con le cucine di casa perché la verità è che fare un buon piatto di pasta non è così semplice come sembra. Alcuni sono ancora convinti che per dimostrare di essere bravi bisogna fare il riso,non capendo che questo cereale si fa in tutto il mondo mentre la pasta è tipicamente italiana.
Rinunciare alle proprie radici, non saper fare la spesa, pensare solo all’immagine, curare più la macchina fotografica della cucina, dimenticare i clienti. Non scegliere i prodotti ma essere scelti dai prodotti.
Tutti bocciati da Peppe Guida!
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