Un primo sorso a Parigi, la verifica a Vitigno Italia, ed ecco a voi il Cagnulari di una azienda che non leggete ancora sulle guide specializzate ma di cui sentirete sicuramente parlare molto: Feudi della Medusa. Stavolta siamo a Pula in provincia di Cagliari dove Donato Lanati, citiamo tanto per gradire lo strepitoso Magno Megonio da magliocco prodotto con Librandi, è al lavoro su questo vitigno in via di estinzione, appena 50 ettari per una viticoltura cannibalizzata sino a qualche anno fa dal cannonau a rischio cabernet oppure da vermentino ad alto rischio chardonnay. Francesco Siclari, imprenditore messinese, e sua moglie Heide Kronlein, innamorati della Sardegna, hanno comprato questa proprietà di 40 ettari nel 1996 e iniziato a lavorare sulle vigne ad alberello secondo lo stile greco per proteggere l’uva dalla siccità e dai venti forti nel 2000. Siamo stati storditi dal frutto vivace del Cannonau 2003 prodotto da uva coltivata a Ierzu e lavorato semplicemente, banalmente, eccezionalmente in acciaio: mai legno fu così inutile da prendere in considerazione. Ma vi proponiamo il Cagnulari per la sua tipicità. In questo caso il vino passa meno di dieci mesi in barriques di rovere di Allier, un legno tutto sommato leggero e assolutamente non invasivo. L’origine di questa uva, come quella di quasi tutte le uve tipiche, è tutto sommato ancora incerta: da 150 anni in tutto il mondo si studiano i vitigni internazionali mentre la ricerca, uno dei tanti punti dolenti dello stato delle cose in Italia, si è completamente disinteressata alle uve coltivate sotto le nostre finestre. Sembra sia arrivato nel 1800 dalla Francia, attualmente è insediato nell’agro di Sassari, precisamente a Usini, Ossi, Tissi, Uri, Ittiri, Sorso e Alghero. Ha fatto fatica a sopravvivere perché pur essendo una pianta vigorosa, resistente alle malattie e produttive, soffre particolarmente il caldo e l’eccessiva esposizione ai raggi del sole, qualcuno ne parli con Michael Jackson. Il vino, prima della nascita della viticoltura in Italia, cioé sino agli anni ’80, era utilizzato come blend con le uva di pronta beva e meno strutturate: prima della fillossera i contadini sardi lo esportavano in Francia come facevano i salentini con il negroamaro. Il Cagnulari di Feudi della Medusa ha un ottimo equilibrio olfattivo, in bocca conferma la struttura annunciata dal colore rubino cupo, con una beva calda, abbastanza morbida, intensa e decisamente persistente. Un grande vino, decisamente elegante, che riporta finalmente il nostro interesse sul rosso, colpiti dal carattere sardo del bicchiere valorizzato dalla disciplina mentale dei siciliani in cantina.