di Carlo Bertilaccio
A Roma, nella elegante sala degustazioni di Casa Bleve, incontriamo Lorenzo Magnelli, discendente ed erede di Ferruccio Biondi Santi (reduce garibaldino che alla fine dell’ottocento “inventò” il Brunello di Montalcino selezionando il sangiovese grosso) nonché titolare della tenuta “Le Chiuse”, storica proprietà con le vigne utilizzate nel tempo per le riserve Biondi Santi (Il Greppo).
In realtà, con lui ci avviciniamo a un pezzo di storia enologica del nostro paese e a un presente che ci regalano il brunello ( e anche il non meno interessante rosso) in diverse interpretazioni, molto tradizionali ma anche molto moderne ( vedi le certificazioni biologiche ottenute già da parecchi anni e l’uso molto contenuto dei solfiti).
In assaggio dieci vini, introdotti a sorpresa da un particolare metodo classico rosè da sangiovese in purezza che presenta tutto il carattere del vitigno, accompagnato da un’insolita freschezza e da bollicine che scivolano sul palato con leggerezza.
Dieci annate, con alcune riserve di brunello e due rossi recenti per cominciare, ricordando solo che le vigne della tenuta sono situate sulle pendici Nord di Montalcino (esposizione Nord- Nord/Est) e che perciò i vini beneficiano di grande freschezza e acidità, alla base della loro longevità ed eleganza.
Ed ecco in sintesi le nostre osservazioni.
ROSSO DI MONTALCINO
2012: campione di vasca, tipico al naso e frutto deciso al palato con finale tannico. Grande acidità
2011: più potente del 2012, corposo, un po’ alcolico ma gradevolmente speziato.
BRUNELLO DI MONTALCINO
2009: a detta di Lorenzo, annata non particolarmente interessante tanto da spostare sforzi e interesse sulla produzione della riserva, ottenuta selezionando i grappoli più piccoli. Piuttosto ematico con note minerali (pietra focaia).
2008: balsamico ed equilibrato, tutto giocato sul frutto maturo, pronto e vellutato, decisamente diverso dal 2009.
2007 (Riserva): poche migliaia di bottiglie, circa tremila, ricco, frutto croccante di visciole, longevità garantita.
2006: in prospettiva, secondo Lorenzo, per complessità ed eleganza una delle annate migliori di sempre per un lungo invecchiamento. Oggi molto floreale (viola).
2004: qui ci spostiamo su un pianeta diverso, fatto di mineralità e terziarità. Sentori di grafite, cuoio, chiodi di garofano e alloro. Grande acidità.
2001 (Riserva): cremoso e selvaggio, con note ematiche, fungine e di sottobosco; bel tannino accompagnato da una splendida acidità. Quasi da meditazione.
1999 (Riserva): un vino sorprendente, avvolgente, etereo, leggero, morbido ed elegante, una magnifica sintesi del sangiovese grosso invecchiato.
1994: la seconda annata dell’azienda e, per frutto e balsamicità, freschezza e sapidità, sembra fatto ieri ovvero la tradizione del brunello.
In conclusione, tanti vini, tante annate e tante sfumature. Il risultato di vendemmie, sforzi, impegni e intuizioni diverse ma tutti accompagnati da un’inesauribile passione, quella di Lorenzo che quando racconta il “suo” brunello si illumina e veramente regala emozioni.
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