8 dicembre 2001
Non ne trovate traccia nelle guide perché è una chicca, uno sfizio, che regaliamo per Natale alla piccola congrega di lettori di questa rubrica, proprio come avvenne nel 1994 con il Montevetrano di Silvia Imparato. Allora sfruttammo Luca Maroni, stavolta l’indicazione di un amico a cui piacciono le belle cose. Eccoci dunque sui Colli Piacentini, terra di Bonarda e di vinelli un po’ in affanno rispetto ai gusti moderni. Qui Piero Masarati ha deciso di fare un vino completamente diverso e il suo amico di sempre Giulio Muttoni anche stavolta lo ha seguito. La strana coppia, conosciuta da tutti per i grandi eventi messi in campo dalla loro agenzia, la Set-Up, si sottopone a novi esami con il Bucanegra, italianizzato con Boccanera usando un piccolissimi terreno, poco più di un ettaro e mezzo, a Calvignano. Nascono così appena 4500 bottiglie del Riserva ’98, prima uscita commerciale dell’azienda (via delle Viole, 9 a Castel San Giovanni. Telefono 0523-882828). Parliamo ovviamente di un rosso, blend di quattro vitigni tra loro molto contrastanti: Barbera, Pinot Nero, Cabernet e Merlot su cui ha lavorato l’enologo Fabrizio Maria Marsi. Dopo la fermentazone in acciaio il vino riposa per un anno in barriques francesi da legni nuovi e di vari passagi per poi essere affinato in bottiglia. Dopo quasi quattro anni è finalmente pronto per essere bevuto. E noi ne sentiremo sicuramente parlare perché spesso i grandi vini nascono proprio in questo modo strano, mai comunque quando c’è l’affanno commerciale. Lo smog e ritmi strani di Milano non hanno fatto dimenticare a Masarati l’importanza della terra da cui aveva divorziato a 23 anni, proprio come Roma la cinica ha rafforzato il rapporto tra Silvia e i suoi Picentini. Il palato ci ha dunque indicato la giusta parabola: al faticoso viaggio dagli Appennini alle Ande preferiamo quello dai Picentini ai Piacentini. Andata e ritorno.