Bacalat 2012 Sannio doc di Venditti: il vino per il virno. E per tanti altri piatti

Pubblicato in: Benevento, I vini da non perdere, in Campania

L'etichetta del Bacalat

ANTICA MASSERIA VENDITTI

Uva: falanghina, cerreto, grieco di Castelvenere
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro

E’ un classico. Succede sempre che non si parla mai della cosa che più piace. Ed è successo anche con questo classico di Nicola, che diciamo sempre di preferire ma di cui non abbiamo mai parlato su questo sito. Il bianco è il ‘Bacalat’, ottenuto da uve falanghina, ‘cerreto’ e grieco di Castelvenere. L’annata di cui parliamo è la 2011, l’ultima nella sua versione Solopaca Doc, visto che con l’ingresso delle nuove tipologie e delle fascette del Consorzio di tutela vini Solopaca diventa una sottozona dell’unica Doc Sannio.

Perchè ci piace il ‘Bacalat’? Per ragioni non solo di gusto, ma anche affettive. Un affetto per i vini prodotti da uvaggio nell’area telesina che hanno rischiato anche di scomparire, per quel che concerne almeno le bottiglie. Perché in tante case, il vino si continua a fare, così come dice sempre Nicola, usando diverse tipologie di uva, ognuna delle quali porta qualcosa. Ed è così anche per il Bacalat: alla morbidezza delle uve grieco ed all’aromaticità delle uve cerreto si aggiunge l’acidità di quelle falanghina, per un mix che ritroviamo tutto nel calice.

Del resto, Nicola conosce bene la forza di questo vino. Ce lo dimostra quando ci ritroviamo tutti insieme, quando sul più bello porta in tavola proprio il Bacalat, la versione bianca di quello che succede con il Bosco Caldaia sul versante dei rossi. E come per il Bosco Caldaia anche il Bacalat (i due cru della gamma) ha bisogno di un po’ di tempo in più rispetto agli altri bianchi per trovare la giusta forma.

Le uve provengono da terreni a cui Nicola è particolarmente legato, non fosse altro perché si trovano all’ombra di quell’antica struttura (che è stata anche un vecchio convento) che custodiva il torchio che oggi fa bella mostra nella sala degustazione a cui ha dato il nome. Siamo in località Foresta, il luogo da cui discende tutta la storia – e forse anche la viticoltura – di Castelvenere. Un luogo dove le campagne – per tornare al discorso del legame affettivo – una volta si presentavano tutte abitate da vigneti in compagnia di ciliegi (ed in qualche caso ulivi), nella classica agricoltura a strati di cui spesso parla anche Nicola.

Al di là dei legami affettivi questo vino è uscito prepotentemente alla ribalta in occasione del primo assaggio di ‘virni’, i gustosi funghi raccolti sulle alture che sovrastano la bella cittadina di Cerreto Sannita. Parliamo del prugnolo, chiamato anche “fungo di San Giorgio” in virtù della sua fioritura che giunge proprio in contemporanea con questa ricorrenza (23 aprile).

Nel caso dell’abbinamento con il cru di Nicola li abbiamo cucinati nella maniera più semplice possibile: cipollina fresca leggermente appassita in una generosa dose di olio extravergine di oliva (abbiamo usato ovviamente racioppella) con i funghi cotti solo per qualche minuti. Il tutto per accompagnare uno “spaghetto grosso”.

Perfetto l’abbinamento con il vino buon compagno del piatto, grazie al suo ingresso morbido in bocca e la verve finale sgrassante, lunga e persistente, tutta dovuta all’apporto della falanghina. Il vino per il virno. Ma anche per tante altre cose.

Questa scheda è di Pasquale Carlo

Sede a Castelvenere, via Sannitica 122 – Tel. 0824 940306,  fax 0824 940301 – www.venditti.it – Enologo: Nicola Venditti.  Ettari: 11 di proprietà.  Bottiglie prodotte: 80.000. Vitigni: aglianico, “montepulciano”, piedirosso, barbera/barbetta, olivella, grieco di Castelvenere, “Cerreto”,  falanghina


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