Napoli è una città ricca di tradizioni che ancora oggi si rivivono con partecipazione ed entusiasmo. Il 17 Gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate, il santo del fuoco e protettore degli animali. Il Cippo di Sant’Antuono è uno dei rituali ancora eseguiti in molti quartieri della città, in particolare nel Borgo di Sant’Antonio Abate, meglio noto come ‘o buvero.
Ogni anno vengono bruciate cataste di legna, che una volta si ricavava dai mobili dismessi delle case dei quartieri che venivano calati da balconi e finestre durante il passaggio della statua del Santo in processione, oggi invece si utilizza quella degli alberi natalizi secchi trovati in giro per la città, per rappresentare il sacro fuoco del Santo. Nella chiesa di Tutti i Santi, che si trova proprio in Via Sant’Antonio Abate, tra piazza Carlo III e Porta Capuana, si portavano a benedire tutte le specie di animali, dai cavalli ai cani, a tutti gli animali di uso domestico all’epoca. A questa festa sono legate numerose usanze culinarie partenopee, tra queste la preparazione delle collane di taralli, con cui si agghindavano gli animali prima di entrare in chiesa.
La vendita dei taralli era affidata agli ambulanti, che proponevano sia quelli grandi che quelli piccoli nasprati, cioè taralli dolci bianchi. Ancora oggi, dalla tradizione del Tarallificio Leopoldo, Patrizio, Fabio e Marco Infante, delle pasticcerie Leopoldo dal 1940, preparano questi taralli dolci, tipici anche del periodo di Carnevale, perché è proprio in ricorrenza della festività di Sant’Antonio Abate che inizia ufficialmente il Carnevale napoletano. I taralli vengono realizzati con farina, sugna, acqua, lievito ed aromatizzati ed infine glassati con il naspro.
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