Feel Venice: la degustazione dei vini di Venezia

Pubblicato in: I vini da non perdere
Consorzio Vini Venezia e la manifestazione Feel Venice

di Marina Betto

I vini di Venezia. Il convento dei Carmelitani Scalzi a Venezia ha ospitato ne suo antico brolo, giardino mistico recentemente ridisegnato, le cinque diverse denominazioni consortili del Consorzio Vini Venezia con la manifestazione Feel Venice.

I vini della tradizione si esprimono in cinque denominazioni Malanotte DOCG, DOC Piave, DOC Venezia, DOC Lison-Pramaggiore e Lison DOCG vini sinceri che hanno una lunga storia da raccontare.

Il territorio in cui nascono è fatto di  argille sciolte e limo nella bassa pianura   fino alle colline più ricche di ghiaia dove il sistema di allevamento della vite ha anche  una sua particolare forma la bellussera, un sistema a raggiera che aveva il suo supporto su pali e sugli alberi di gelso e sul Piave ce ne sono ancora degli  esempi.

Percorrendo la Laguna di Caorle in burcio sul Livenza, fiume che fa 54 km di percorso ci si accorge di quanto la popolazione locale abbia dovuto lottare per strappare all’acqua la terra da coltivare.

I pescatori lagunari rimasti ormai in pochissimi si tramandano l’arte  della pesca in questi luoghi dal fascino particolare dove anche Ernest Hemingway, che qui trascorse un lungo periodo ha tratto ispirazione per il romanzo  ” Di là  dal fiume e tra gli alberi”. Gli sparuti ” casone” i ricoveri fatti di canne dei pescatori sono esempio vivente di una cultura antichissima dove gli uomini si rifugiavano per mesi interi per catturare branzini, cefali e gamberetti le  schie oggi quasi introvabili da vendere al mercato del pesce di Caorle porto tra i più importanti fin dal 1600 e fino al 1800 sede Vescovile.  Accanto al pesce e alla polenta bianca unico cibo di questi lunghi periodi passati isolati in Laguna i pescatori bevevano il Tocai  oggi denominato Tai o Lison DOCG che con la sua mineralità sottile e la sua freschezza rimane il vino migliore da accostare al pesce. Da questa zona paludosa, essenzialmente una terra di mare dove la coltura più adatta era la vite vengono fuori grandi vini grazie  ai detriti  portati dal dedalo di fiumi dopo l’ultima glaciazione. Le Grave del Friuli si sono formate così e più a valle nella zona del Lison DOCG Pramaggiore l’anfiteatro morenico dei Colli Orientali del Friuli e le Colline di Conegliano Veneto. La qualità del vino è donata dai terreni argillosi e dai carbonati presenti, dal caranto in particolare che lascia un’ impronta sapida. Il Lison DOCG prima si faceva più carico di colore ricorrendo spesso alla macerazione, oggi un po’ meno infatti  è spesso chiaro e si macera con criteri moderni a basse temperature ma i suoi profumi primari e secondari sono quelli di una volta perchè propri della vite.

Il Lison è associato al Sauvignonasse che è vitigno parente del Sauvignon quindi per questi bianchi ci si aspetta un corredo aromatico olfattivo caratteristico. Nasce tra il fiume Livenza e il Tagliamento il Lison  Classico  DOCG  2018  Mulin di Mezzo  fa  macerazione che  si avverte mettendo in evidenza il floreale e il fruttato che odora di pesca e salvia, pesche e sorbe ma ci troviamo anche il miele, la lavanda, il rosmarino che rendono il sorso avvolgente e quasi sensuale insieme a quelle note marine facilmente riscontrabili in questi vini. Un sorso in cui  la morbidezza è tanta e intenso e sapido il finale. Nel piccolo borgo Stajnbech siamo nella zona del Lison Classico  dove l’identità del vecchio Tocai è molto sentita, dove si applica una viticoltura a lotta integrata e tecniche agronomiche che limitano i trattamenti eliminando il diserbo. Il 150 annata 2018 di Stajnbech è un vino autentico e personale dal colore scarico, giallo verdolino naso gentile di foglia di limone, erbe officinali, ananas e mela e ancora rimandi  al timo, aneto e pepe bianco, una freschezza gustativa piacevole  e una mineralità che sa quasi di selce. Il suo nome è un tributo all’Unità d’Italia, celebrata nel suo 150° anniversario nel 2011, stesso anno nel quale il vino Lison ha ottenuto il riconoscimento a DOCG.

Il Lison, Tai o Friulano come lo si vuol chiamare è capace anche di invecchiare perdendo con il tempo il fruttato e insistendo con la nota ammandorlata caratteristica. La DOCG e DOC  Lison Pramaggiore è un territorio piccolo  tra la provincia di Venezia e Treviso a cui si aggiunge  l’area del Lison Classico DOCG. Della Frassinella il Lison Classico DOCG 2019 mette in evidenza ancora un altro aspetto  con le sue note di frutta tropicale, una parte aromatica molto spiccata e lievemente pungente quasi resinosa e una bocca che è fresca e sapida con dei rimandi alla frutta secca. Dal territorio di Caorle proviene il Lison DOCG La Frassina 2018 dal tenore alcolico importante sensazioni vegetali e tanta freschezza marina. Il Lison DOCG di Ornella Bellia Terre Piane 2019 mostra grande equilibrio glicerico e regala particolari sensazioni di mandorla in confetto. Il Consorzio Vini Venezia nasce dalla fusione del Consorzio Tutela vini DOC  Lison Pramaggiore e del Consorzio Tutela Vini del Piave comprendendo  la denominazione Malanotte del Piave. Quest’ultima ha nel  Raboso un’eccellenza. Con il Raboso siamo nell’area della Laguna Trevigiana un vino nero come la pece, scontroso e poco duttile, che ha tensione, durezza, un’uva indomita, ribelle difficile da gestire che genera vini austeri e di carattere. Negli anni “50 si studia la vocazione all’appassimento del Raboso che entrerà così almeno in parte nella composizione di questo vino per andare ad ammorbidirlo. Il nome singolare ci porta al Borgo Malanotte dove ai tempi della Serenissima questa famiglia lo esportava solcando i mari. Acidità e tannino , le sue due principali caratteristiche gli permettevano di affrontare il viaggio. Oggi il disciplinare dispone l’uso delle uve passite dal 15 al 30% così il Raboso odierno ne viene ingentilito incontrando il gusto del consumatore.

Altro elemento che ha contribuito a smussare il carattere ruvido del vino è l’uso sapiente del legno. Secondo il disciplinare almeno un anno di botte  e non meno di tre anni di invecchiamento. Ogni vino ha comunque una storia diversa e le interpreazioni della ventina di produttori di Malanotte sono tutte interessanti.  Bonotto delle Tezze Malanotte del Piave DOCG  2015 15% vol. ha sfumature granato ed è frutta sottospirito quella che propone al naso poi incenso e una nota animale e di cuoio che fa da protagonista. Nel sorso la sua acidità vibrante esce come lo scatto di un cavallo. Ventiquattro mesi di affinamento in botte per questo vino scattante che piace. Molto più rotondo il Malanotte del Piave DOCG Le Rive 15,5 % vol. dal colore impenetrabile fitto rubino. Naso di marasca, tabacco, cioccolato, cuoio e speziatura dolce, qui vi è un 30% di uve appassite. In bocca è vellutato, fresco con tannino integrato e finale amaricante ma il calore dell’alcol non tarda a farsi cogliere. Unno Malanotte del Piave DOCG  2010 di Antonio Facchin 15% vol. con un 30% di uve passite ha colore rubino e porpora ma meno fitto.

Il suo profumo sa di smalto, china, rabarbaro, incenso un odore d’antan affascinante ed elegante con quella nota in tensione in bocca che emana freschezza che ancora ribolle insieme ad un tannino setoso. Nei broli di Venezia, S. Erasmo, Torcello esistono e sono state recuperate le viti che i ricchi mercanti veneziani  trovavano in giro per il mediterraneo. Fulcro del progetto di questo recupero è l’antico brolo dei Carmelitani Scalzi dove il Consorzio Vini Venezia ha curato il ripristino della vigna con Raboso, Tocai e tante Malvasie e varietà che si stanno ancora studiando per recuperare  una biodiversità viticola eccezionale patrimonio di Venezia e della Laguna.

I vini di Venezia


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