di Gianni Travaglini
Corte dei Venti è un’azienda agricola a conduzione familiare (si producono circa 25.000 bottiglie l’anno). Oggi è gestita da Clara Monaci e Maurizio Machetti. La sua storia risale al 1943, con l’acquisto da parte della famiglia Pieri del podere Piancornello a Montalcino. Il podere è poi stato diviso tra i vari eredi e a fine anni ’80 una parte della proprietà è passata a Silvana Pieri, (mamma di Clara Monaci), per arrivare alla gestione attuale. Gli ettari vitati sono 5, situati su un promontorio nella zona a sud-est di Montalcino, quella più soleggiata, denominata delle “terre rosse”, collocata tra Sant’Angelo e Castelnuovo dell’Abate. La composizione dei terreni è argilloso/calcarea e ricca di elementi ferrosi che danno il caratteristico colore rossiccio ai suoli; l’altitudine varia tra i 30 e i 300 metri. Le vigne sono delimitate da un lato dal fiume Orcia e dall’altro protetti dal monte Amiata; questa posizione, unita all’altitudine, crea una forte escursione termica che induce ricchezza aromatica nelle uve, inoltre in questa zona si generano venti che costantemente “soffiano” sui vigneti – da qui il nome Corte dei Venti – mantenendo le piante e le uve sane, al riparo da malattie.
Corte dei Venti è un’azienda che è riuscita in pochi anni ad acquisire notorietà e riconoscimenti nel nutrito gruppo di aziende Ilcinesi e questo grazie soprattutto alla particolarità dei suoi vini che, oltre alla potenza e struttura che derivano naturalmente dalle caratteristiche del Sangiovese di Montalcino, denotano una non comune freschezza e finezza, legate probabilmente al particolare microclima di cui godono le “terre rosse” oltre ovviamente alla bravura del viticoltore. Pur essendo il territorio dominio incontrastato del sangiovese grosso, Corte dei Venti produce anche uvaggi internazionali come merlot, cabernet sauvignon e syrah con cui è riuscita ad ottenere degli ottimi vini, frutto di blend di uve a maggioranza sangiovese.
La squadra di Vinodabere segue da diversi anni questa azienda e abbiamo avuto modo anche di recente – grazie alla sempre ampia disponibilità di Clara e Maurizio – di degustare i suoi vini in un interessante e bel confronto (in video degustazione, rispettando i vincoli pandemici) con Clara e il suo staff. Riporto di seguito le mie impressioni sui vini assaggiati.
IGT Toscana Rosso 2018 “Le Terre Rosse”, alcol 14%. Vitigni: Sangiovese Grosso, Merlot, Syrah. Ultimo arrivato (2019) nella gamma a denominazione IGT dell’azienda, deve il suo nome alla succitata composizione del terreno. In realtà veniva venduto sfuso già negli anni scorsi, utilizzando le “rimanenze” delle uve destinate agli altri, più blasonati, vini aziendali. Il risultato è stato ed è un vino piacevolissimo, molto apprezzato e richiesto e che ha spinto il produttore a dargli una veste “ufficiale” in bottiglia. Vino con una beva fresca, fragrante, di impatto immediato, conviviale, da tutto pasto. Naso: spezie scure, viola, sottobosco, prugna, note erbacee. Bocca: amaricante, liquirizia, acidità, tannino giovane, scia vegetale e piccante; di media struttura e persistenza.
Sant’Antimo Rosso Doc 2017 “Poggio dei Lecci”, alcol 14,5%. Vitigni: Sangiovese Grosso (60%), Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah. Invecchiato 12 mesi in tonneaux/barrique + 4 mesi in bottiglia. Vino piacevole, ha una buona spinta gustativa, un sorso fresco e croccante che facilita la beva. Profumi: spezie (noce moscata, vaniglia, cardamomo) e frutto (mirtillo, amarena, bacche nere) ben bilanciati, cenni di erbe officinali e viola. Ingresso nel palato morbido, rotondo, buona acidità, tannino fitto e levigato, retrogusto amaricante che induce freschezza e bevibilità.
IGT Toscana Rosso 2016 “Silvana”, alcol 14,5%. Vitigni: Sangiovese grosso (60%), Syrah (30%), Merlot, Cabernet Sauvignon. Invecchiato 12 mesi in tonneaux+ minimo 4 mesi in bottiglia. Vino di consistente estrazione, si sente la prevalenza del Sangiovese ben supportato dai vitigni internazionali che donano profondità e complessità. Sentori ampi, balsamici, di spezie (chiodi di garofano, noce moscata, cardamomo, pepe nero), radici, ematico, con un’intensa impronta di frutti scuri, floreale (viola ed erbe amare). Il: sorso è succoso e ricco di aromi speziati; tannini fitti e levigati che si integrano bene con frutto e acidità, presenti anche note un po’ legnose.
Rosso di Montalcino Doc 2018, alcol 14%. Vitigni: Sangiovese Grosso . Invecchiato 12 mesi in tonneaux/barrique + 4 mesi in bottiglia. Vino già pronto, che conservando carica espressiva e aderenza al terroir di Montalcino esprime grande eleganza e raffinatezza. Uno dei pregi di questo vino è il suo stile: non vuole, al contrario di molti suoi confratelli, essere un piccolo brunello, gioca tutto su finezza e leggerezza di beva piuttosto che su struttura e concentrazione. Una “diversità” che mi aveva già colpito ed entusiasmato in un precedente assaggio alla cieca nelle “anteprime Toscane” dello scorso febbraio e che adesso ha trovato una piacevole conferma. Colore: rosso rubino chiaro e limpido. Al Naso: profumi molto belli, netti e puliti di frutta fresca (ciliegia, fragolina), alloro, fiori rossi, noce moscata, anice stellato, pepe, cenni minerali (ferrosi). Al gusto: sorso sottile di freschezza fruttata (ciliegia acerba, arancia sanguinella), con ritorni ferrosi; tannini finissimi, chiude con una elegante scia salina che invoglia alla beva. Un bere “in sottrazione” come si direbbe seguendo le attuali tendenze della critica enologica.
Brunello di Montalcino Docg 2015, alcol 15%. Vitigni: Sangiovese grosso proveniente da un piccolo cru aziendale. Invecchiato 36-48 mesi in botte grande + 8-12 mesi in bottiglia. Olfatto ricco e intenso con sentori di amarena, mirtillo, mora, bacche; note balsamiche (eucalipto), di sottobosco/pelliccia erbe officinali, tabacco scuro e minerali ferrosi. Ingresso morbido nel palato, sorso concentrato, succoso, ricordi di frutta scura e cacao, cenni ematici, tannini robusti e levigati, scia sapida e acida. Finale amaricante (genziana, rabarbaro, bacche) comune a diversi vini dell’azienda insieme all’acidità: due marcatori che si traducono in una spinta gustativa che infonde agilità e freschezza di beva.
Un vino che avevamo già degustato nelle anteprime toscane, ma che adesso, a circa 6 mesi di distanza, appare già nettamente migliorato, dando ragione al produttore che ha sottolineato come spesso nelle anteprime i suoi vini più importanti non danno il meglio di sé perché hanno bisogno di più tempo per esprimere tutto il loro potenziale.
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