I vini dell’Alto Piemonte in trasferta a Milano, per una masterclass d’eccezione

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I vini dell’Alto Piemonte

di Simona Paparatto

Milano, settembre 2024 – Ristoratori e distributori, si sono trovati in gran numero, presso il Westin Palace, ospiti di AIS Lombardia, che ha collaborato con il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, per approfondire un territorio che riesce a regalare sempre emozione e qualità nel bicchiere. Oltre ai banchi d’assaggio, con ben 31 produttori ed una selezione delle ultime annate, due masterclass condotte con competenza e passione da Mauro Carosso, presidente AIS Piemonte, affiancato da Altai Garin, giovane relatore di AIS Lombardia.

Nelle presentazioni è intervenuto Andrea Fontana, presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte – Per noi è una sorpresa avere una risposta così massiccia, su una piazza importante come Milano: siamo qui per presentare un territorio in grado di proporre vini sorprendentemente variegati

Questi vini portano il nome di un paese, di un territorio, come i grandi vini del mondo. In Alto Piemonte le denominazioni sono dieci, di cui due sono DOCG. Il territorio racchiude quattro province: Novara, con un’appendice, che è una seconda provincia, quella di Verbano Cusio Ossola, resasi indipendente qualche anno fa. Oltrepassato il Sesia, vi è la provincia di Vercelli con la denominazione Gattinara e poi Biella con due denominazioni: Lessona, esclusivamente nel comune di Lessona e Bramaterra che insiste su sette comuni.

Dal punto di vista geologico il Nord Piemonte è un territorio formato da differenti suoli. Partendo da Ovest verso Est, la prima denominazione che si trova è Coste della Sesia (Biella e Vercelli), con sedimenti marini che insistono su fondi porfirici ed alluvionali. La zona del Bramaterra (nome evocativo), comprende sette comuni ed è conformata da suoli la cui composizione unisce le sabbie di Lessona, con la componente vulcanico-porfirica della zona più prossima a Boca e Gattinara. La prima DOCG per eccellenza è Gattinara, con suoli di matrice minerale, rocciosa e ferrosa, con porfidi duri, friabili solo nella loro parte superficiale, che condivide con la zona del Boca (cinque comuni), la più alta della provincia di Novara, nelle Colline Novaresi, oltre il fiume Sesia, così come Fara Doc (comuni di Fara e Briona) e Sizzano Doc, (Sizzano). I porfidi di Boca sono rosa, ricchi di ferro e magnesio. Lungo il Sesia, oltre a Fara e Sizzano vi è anche Ghemme DOCG. Risalendo si incontra la zona delle Valli Ossolane, confinanti con Lombardia e Ticino: qui si coltiva il Prünent, biotipo di Nebbiolo, esclusivo di questa appendice, dove crescono anche Cabernet e Merlot. La viticoltura è terrazzata, con forti pendenze nella valle del fiume Toce. I suoli sono morenici, minerali, ricchi di granito.

In Alto Piemonte la conformazione acida, porfirica dei suoli, le sabbie e le morene, donano vini strutturati, con profili aromatici variegati, grazie anche alle forti escursioni termiche provocate dei venti freddi provenienti dalle Alpi e dal Monte Rosa. Lessona è da sempre caratterizzata da inverni miti ed estati non troppo calde, ha un clima quasi mediterraneo: qui non è affatto difficile vedere palme e ulivi. La viticoltura è dunque favorita, ma con forti criticità.

Di seguito un focus sulla masterclass pomeridiana, che ha visto protagonisti dodici vini delle differenti zone del territorio. I primi sei vini in degustazione provengono dalla sponda biellese e vercellese, tra le sabbie e il super vulcano, con incursione nei porfidi di Boca.

Al Nebbiolo, dominante in tutto il territorio, si accompagna un’altra varietà, la Vespolina. La possibilità del taglio è però, una scelta dell’azienda; pertanto, Lessona e Gattinara sono denominazioni in cui il Nebbiolo è in purezza.

Bramaterra DOC 2019 di Odilio Antoniotti è l’unico vino di questo territorio che prevede l’utilizzo di quattro uve. Oggi questo obbligo è decaduto e qualcuno tende a non più utilizzare nel taglio uva rara e croatina (non salvando, di fatto, l’identità del vino). Un tempo, invece, il vigneto doveva nascere con tutte le quattro uve al suo interno e questo veniva diviso in percentuale, anche se si vendemmiava tutto insieme.

Antoniotti, produttore storico di questa zona, per il suo Bramaterra, utilizza tutte le quattro uve. La 2019 è dotata di componente cromatica atipica. Al naso la croatina si sente, decisa e netta: si evidenzia nel frutto molto croccante, molto fresco, superiore rispetto alla media. Grande anche l’evidenza floreale, ma si rivela in seguito una nota amara, tesa, legata anche a una parte più iodata, che va verso l’evoluzione. In bocca è estremamente fresco, con un tannino che lo rende perfetto a tutto pasto, dove trova la sua completezza.

Lessona conta 20 ettari vitati divisi per 10 produttori. Il Lessona DOC Tenute Sella Omaggio a Quintino Sella, 2015 è un vino storico, prodotto solo nelle annate considerate eccezionali. All’origine vi è un antico vigneto intorno alla villa di famiglia e che si trova sulla sommità del paese. Risale al 1400 un atto di permuta della vigna San Sebastiano allo Zoppo da dove viene la selezione dedicata all’antenato Quintino Sella, fautore dell’Unità d’Italia e ministro in epoca rinascimentale. Pur non essendo un Nebbiolo in purezza, ma con piccolissime percentuali di Vespolina, i suoi colori sono nebbioleggianti, con un cuore verso il carminio, che convoglia sul granato chiaro. Importante al naso: il frutto non è immediato come il precedente, ma richiama la composta. Una grande componente floreale gioca con l’agrume, caratteristica dei grandi Lessona. Si distingue inoltre, la nota di acqua di rose, di fiore, anche appassito, camelia, karkadè. Il tannino è setoso, integrato e corre insieme a freschezza e sapidità. Le note finali vanno verso la complessità volta all’eleganza, non alla sovrastruttura. Equilibrato, elegante e fine. Ha un suo percorso olfattivo che tende a note erbacee, vegetali ed a una speziatura quasi insolita, per via della Vespolina, che non permette l’evoluzione lineare del nebbiolo.

Rimaniamo nell’areale di Lessona con una vespolina atipica, dovuta ad un lungo passaggio in legno. Unica azienda ad eseguirlo è quella di Pietro Cassina. Il vino è Coste della Sesia Vespolina DOC Tera Rusa 2013. Colore carico, scuro, denso. Complesso al naso: speziature di pepe, cardamomo, sandalo, una componente scura di mora e tanto fiore, rosa. Selezione del grappolo intero ed uso del legno non invasivo, danno buona evoluzione. Abbastanza persistente, fine ed immediato, con nota fresco-sapida discreta e tannino leggermente sabbioso. Rotondo e morbido e di buona complessità.

A Boca i suoli sono acidi, di matrice porfirica, con peculiarità simili a quelle di Gattinara, senonché, mentre i produttori di Gattinara vinificano Nebbiolo in purezza, a Boca è prassi utilizzare un taglio di Vespolina.

Terra abbandonata negli anni ’80, Boca riprende vita dal 1994, anno in cui un ingegnere svizzero, Christopher Künzli acquista tenuta e vigneti, con ceppi centenari coltivati a maggiorina, dell’unico contadino rimasto, Antonio Cerri, colpito e convinto da quel vino eccezionale che nessuno conosceva. La nuova cantina si chiamerà Le Piane. Oggi, anche se la maggiorina viene valorizzata, gli impianti sono a guyot.

Nel Boca DOC 2020 di Davide Carlone, l’apporto della Vespolina concede un guizzo speziato, una nota agrumata. Frutta rossa: fragola, lampone, prugna. Fiore, lavanda. A fondo naso sfuma sul balsamico. Fresco, dal tannino masticabile e denso. Gustoso.

Il Boca DOC 2018 de Le Piane, non ha bisogno di presentazione! Spezie: timo. Erbe aromatiche: maggiorana. Mix vegetale, oliva. Una parte è fruttata. Chiude con una intrigante nota balsamica e agrumata di pompelmo rosa. Il tannino è integrato e fine. Qui il rapporto freschezza sapidità è meno prepotente rispetto al Lessona di Sella. Salino, fresco, profumato.

Gattinara è la denominazione che ha subito meno il sistematico abbandono della viticoltura. Travaglini è una importante azienda con 50 ettari vitati. Gattinara Riserva DOCG 2018 di Giancarlo Travaglini, ha sensazioni olfattive di frutto rosso maturo, amarena, di notevole speziatura, cannella, chiodi di garofano, che accompagna un freschissimo bouquet floreale, tipico di un Nebbiolo in purezza. In bocca è materico, ferroso, ematico. La sapidità arriva prima della freschezza. Anche il tannino è sapido. La chiusura è lunga, con riverbero minerale.

Oltre il fiume Sesia, la collina fluvio glaciale degrada su Novara, partendo dalle Valli Ossolane.

Sono suoli differenti, più profondi ed evoluti rispetto ai precedenti, prodotti dal disfacimento del Monte Rosa. Ghemme è la seconda zona produttiva dopo Gattinara. Il territorio è molto ampio e le cantine piccole. I vini si rivelano più dolci nei profimi, più lineari. In cantina il legno occupa una parte importante. Oggi i produttori sono molto attenti ed impegnati, attraverso importanti investimenti, per crescere in qualità e conoscenza del territorio.

All’imbocco dell’Ossola si trova un Nebbiolo, il Prünent, che matura in acciaio. Qui le altitudini sono basse, non oltre i 300 m/slm ed i vini esili e di facile beva. Valli Ossolane Nebbiolo DOC “P di Pietro” 2023 di Ca da l’Era, è dotato di freschezza, sia olfattiva che gustativa. Al naso si percepisce un’interessante freschezza del frutto rosso, di ciliegia e prugna ed una leggera, quanto intrigante, nota di canapa. In bocca è fresco, con un tannino giovane ed impattante, ma gastronomico, ideale in abbinamento a prodotti locali, dotati di spiccata grassezza, come i formaggi.

Cantine Cogo Colline Novaresi Nebbiolo Doc Il Sorno Bio 2019 di Cogo Stefania Da Nebbiolo in purezza, è un vino biologico.  Vigneti a 390 m/slm, esposti ad est, dalla parte opposta a Ghemme, Fara e Sizzano. È indubbio che ci sia una componente enologica che traccia un percorso del Nebbiolo lavorato in barrique (usate) e li ci porta il naso, oltre alla sempre presente componente fruttata della marasca, ma anche di frutti gialli. Una nota floreale intensa, pot-pourri, karkadè. Dal tannino delicato, è fine e discreto.

Cantinoteca del Prolo produce Fara DOC Lochera 2020 Subito evidente la sensazione terziaria di vernice, di vinile, piuttosto accentuata, frutto di un impattante lavoro con il legno. Fara è una delle due denominazioni del novarese in cui il nebbiolo non può essere mai in purezza (max 80): qui l’altra componente è ancora la Vespolina. Naso evoluto, in cui però trova spazio la fragranza del frutto che è speziato. In bocca è di contro ancora giovane con grande freschezza e tannino non perfettamente integrato: il contrasto tra naso e bocca è caratteristica dei Fara, dei Sizzano e dei Ghemme, anche con poca salinità rispetto ai Lessona, ai Gattinara, ai Boca.

A Sizzano, Paride Chiovini produce il Ghemme DOCG 2020. Il produttore rende l’espressività territoriale del vino, immediata: profumi di erbe aromatiche, macchia mediterranea, quasi medicinale. La parte del frutto viene in second’ordine con speziatura da legno. Bocca armonica. Un Ghemme equilibrato, centrato: la morbidezza che porta con sé la scelta enologica si lega con la freschezza e una salinità, qui decisamente presente. ricordi agrumati, di cedro che donano spinta e complessità.

Il Ghemme DOCG 2019 de La Piemontina È dotato di ottimi profumi. La parte fruttata emerge con sensazioni agrumate, di spezie dolci e leggermente scure. Intrigante in bocca dove si presenta fresco e sapido con tannino delicato e “stabile”, mentre il Ghemme DOCG 2015 di Ca’ Nova è un Ghemme Riserva, che sosta 24 mesi in botti da 50 ettolitri di rovere francese. Vino sicuramente ancora chiuso, legato. La sensazione enologica di legno, piuttosto importante, genera derivazioni speziate intense: sandalo, vaniglia, cocco, legno americano, che ben si legano con una parte di amarena. La sensazione aromatica del frutto dà una bella complessità di profumi. In bocca, ottima l’evoluzione del tannino, grande rotondità, ottima capacità di beva.

 


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