I vini della Campania secondo Tom Hyland: voglia di bianco

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

Caro Luciano, ti invio il link allo splendido articolo sui vini della Campania scritto da un grande giornalista americano, l’ottimo amico Tom Hyland from Chicago. Se vuoi segnalarlo sul tuo sito: faresti un’ottima cosa.
http://www.wineloverspage.com/italwineguide/campania08.phtml

Franco Ziliani
www.vinoalvino.org
www.vinowire.com



Ringrazio Franco per la segnalazione. Ecco a voi la traduzione curata dalla nostra Novella Talamo.

Guida ai vini italiani. La Campania

di Tom Hyland
E’ difficile stabilire qual è la regione italiana più bella, ma per quelli che sono stati lì, la Campania sicuramente deve essere classificata in cima alla lista. Situata nell’Italia sud-occidentale, questa regione ha uno dei litorali più spettacolari al mondo e chi potrebbe metterlo in discussione dopo aver visto il Golfo di Napoli o la Costiera Amalfitana?
Ma mentre il paesaggio della regione è esaltato, sembra che i vini campani non ricevano mai tutto il dovuto. L’Italia è più famosa per i suoi stupendi rossi e, naturalmente, vini del nord come il Barolo, l’Amarone o il Brunello sono i più conosciuti. Tuttavia il Taurasi della Campania è certamente uno dei vini rossi italiani più forti e di più lunga durata. Poi ci sono i vini bianchi. Mentre il Friuli e l’Alto Adige ottengono la maggior parte dell’attenzione in Italia per i loro bianchi (meritatamente), i bianchi campani come il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino reggono molto bene il confronto.
La storia del vino italiano risale a molti secoli fa, a quando I Greci colonizzarono le distese a sud del Paese e per primi piantarono lì le viti più di 2000 anni fa. La Campania era il loro posto preferito, chiamarono la regione Campania felix o “il bel Paese” (il termine campagna in italiano si traduce in inglese con “country” o “countryside”). Infatti, una delle più importanti uve bianche ancora oggi coltivate è il Greco, così chiamato per i primi colonizzatori greci.
Il Greco è coltivato splendidamente nella provincia di Avellino – storicamente conosciuta come Irpinia – collocata nell’interno 30 miglia a est da Napoli e dal mare. Nel paese di Tufo e attorno ad esso – così chiamato per il suolo di tufo – questo vino è conosciuto come Greco di Tufo. Questo è un vino bianco secco con aroma di limone e pera e note di mandorla e una leggera mineralità nel finale. Molti vini campani – sia bianchi che rossi – sono ritenuti caratterizzati da sapori minerali dovuti in gran parte ai suoli locali, molti dei quali sono stati alterati dai depositi di lava del Vesuvio nel corso dei secoli.
Accanto al Greco, un’altra famosa uva bianca di questa regione è il Fiano, conosciuto storicamente come Latino per differenziarlo dal Greco. Come il Greco, il Fiano è identificato maggiormente con la provincia di Avellino; il Fiano di Avellino è prodotto in circa due dozzine di comuni in quest’area. L’uva Fiano tende a produrre un vino con aromi di pesca bianca e pera e note di fiori (come geranio e lillà) e miele. Pieno al palato, il Fiano di Avellino tende ad avere una struttura migliore con l’invecchiamento; 7-10 anni non sono insoliti per un Fiano di Avellino ben fatto di un’ottima vendemmia come quella del 2007 o del 2005, mentre il Greco tende a dare il meglio entro 3-5 anni dalla vendemmia. Siccome il Greco è un po’ più leggero è meglio abbinarlo a molluschi come gamberetti o vongole (un abbinamento classico con il Greco è quello con le piccole vongole locali del Golfo di Napoli) mentre il Fiano può essere abbinato a pesci più grassi, pollame, vitello o maiale.
Ci sono pochi produttori che coltivano Fiano in altre aree della Campania; senza dubbio il migliore è Luigi Maffini. Nella sua proprietà in provincia di Salerno, a sud di Napoli e vicino alle antiche rovine di Paestum, Maffini produce due tipi di Fiano: il Kratos, invecchiato in acciaio inossidabile, e il Pietraincatenata fermentato e invecchiato in barrique francesi. Entrambi questi vini sono eccellenti e sono un po’ più maturi e intensi di quelli tipici di Avellino, specialmente il Pietraincatenata che è il risultato della selezione delle migliori uve della proprietà Maffini. Maffini dice che il suo Fiano “offre maggiore struttura e complessità” di quelli di Avellino e offre aromi esplosivi di frutti tropicali e note minerali. Ho assaggiato questi vini a diversi livelli di invecchiamento e questi risultano ottimi a 5-7 anni di invecchiamento grazie alla loro naturale equilibrata acidità (non ho provato un vino di più di sette anni ma scommetto che quelli di dieci anni comunque sono abbastanza buoni). I vini di Maffini sono difficili da reperire (i lettori dell’area di New York hanno le maggiori opportunità di trovarli) ma sono ben degni degli sforzi fatti per trovarli!
Per i migliori esempi di Fiano di Avellino e Greco di Tufo rivolgetevi a produttori come Mastroberardino, Terredora, Feudi di San Gregorio e Vinosia. Mastroberardino è conosciuto per lo stile classico di questi vini, con abbastanza frutta e vivace acidità e un leggero tocco di mineralità. Il Greco di Tufo “Nova Serra” e il Fiano di Avellino “Radici” sono abbastanza ricchi e complessi, offrono grande finezza. Sono immediatamente gradevoli ma mostrano anche una più grande complessità dopo 3-5 anni dall’imbottigliamento.
I Feudi di San Gregorio rappresentano uno stile più pieno ed esotico. Mentre i vini normali sono fatti in modo tradizionale, l’enologo Mario Ercolino tende a vendemmiare le uve 7-10 giorni dopo per ottenere una maturazione extra per le sue bottiglie speciali come il Greco di Tufo “Cutizzi” e il Fiano di Avellino “Pietracalda”. Ercolino ha avuto una meravigliosa carriera con questi vini, che ritengo siano tra i migliori della regione. Hanno anche creato abbastanza scalpore quando sono stati messi in commercio poiché hanno dato una nuova identità ai bianchi campani. Storicamente conosciuti come bianchi equilibrati, Ercolino ha mostrato al mondo che i bianchi di questa regione potevano essere robusti ed emozionanti. Il Cutizzi, ottenuto da una vigna situata in modo meraviglioso, ha fragranze di olio di limone esotico e un finale ricco e leggermente speziato mentre il Pietracalda offre aromi di albicocca e pesca bianca. Potrebbe avere un odore dolce ma ha un finale secco con diversi livelli di gusto al palato. Degni di nota sono anche i vini di Terredora, specialmente il Greco di Tufo “Loggia della Serra” e il Fiano di Avelino “Terre di Dora”. Quest’ultimo vino in particolare è elegante e puro nel suo carattere varietale. E’ semplicemente delizioso ed è una bella via di mezzo tra lo stile di Mastroberardino e quello dei Feudi.
A proposito, c’è una buona (ma non grande) fornitura dei vini di questi tre produttori poiché sono portati negli Stati Uniti da importatori nazionali: Winebow per Mastroberardino, Palm Bay per i Feudi di San Gregorio e Vias per Terredora.
Aspettatevi di pagare $20-25 per le bottiglie normali mentre i vini speciali possono arrivare fino a $30-35 a bottiglia. La vendemmia 2007, che è quella attualmente disponibile, è un’annata straordinaria con grande profondità di frutta e vibrante acidità. I vini del 2007 invecchieranno estremamente bene come quelli del 2004 e 2005, se riuscite ancora a trovarli.
Una terza uva bianca campana che sta diventando molto diffusa è la Falanghina. Negli anni passati i vini ottenuti da questa uva erano evidenziati per la loro corroborante acidità e poco altro. Ma successivamente produttori come i Feudi di San Gregorio, Vinosia (un progetto relativamente nuovo di Mario Ercolino e suo fratello Luciano) e Mastroberardino hanno dato nuova vita a questa varietà. I migliori esempi offrono aromi di pera e limone negli anni più freddi; negli anni più caldi, come il 2006, i frutti tropicali dominano al naso. Aspettatevi di pagare $16-20 per la Falanghina – bevetela entro 2-3 anni dalla vendemmia e abbinatela a gamberetti, vongole o altri molluschi.
Infine, lungo la Costiera Amalfitana e sull’isola d’Ischia, ci sono alcuni piccoli produttori che producono robusti bianchi ottenuti da rare varietà indigene come Biancolella, Fenile e Ginestra. E’ difficile procurarsi questi vini ma se siete interessati a scoprire tutte le sfumature dei vini bianchi campani dovete provarli. Il mio produttore preferito è Cantine Marisa Cuomo, così chiamato per il nome della proprietaria, il cui marito Andrea Ferraioli è l’enologo. Il loro miglior bianco, Fiorduva, è invecchiato in barrique e offre una ricchezza che non ho trovato in nessuna altra parte al mondo; infatti, una delle più famose riviste italiane di vino ha definito la versione 2003 come “il miglior vino bianco italiano dell’anno”.
ROSSI
Mentre ci sono parecchie importanti varietà di bianco in Campania, ce ne sono solo poche di rossi. Iniziamo col Piedirosso, che significa “piede rosso” in italiano. Il Piedirosso è raramente usato da solo, di solito è assemblato con altre uve. Uno dei cuvée più famosi con il Piedirosso è il Lacryma Christi del Vesuvio Rosso (ci sono anche le versioni Bianco e Rosato di questo vino). Questo è il famoso vino “lacrima di Cristo” servito nelle trattorie all’aperto di Napoli e della Costiera Amalfitana. Il Piedirosso ha sapori freschi di ciliegia e lampone, morbidi tannini e forte acidità; questa uva rende ogni blend un po’ più gradevole.
Il Piedirosso può anche essere usato come una piccola parte del blend del rosso più famoso della Campania, il Taurasi. L’uva principale in questo rosso D.O.C.G. è l’Aglianico, una derivazione del termine “Hellenico”, altro nome per la Grecia (anche questa è una varietà piantata dai Greci secoli fa). L’Aglianico produce vini dal colore profondo rosso rubino, aromi di ciliegie nere mature con sfumature di cioccolato amaro e tannini compatti. Questo è un rosso ben strutturato e complesso che può invecchiare per decenni (recentemente ho assaggiato il Taurasi 1968 di Mastroberardino ed era in gran forma; aveva almeno altri 7-10 anni di vita davanti a sé). Infatti il Taurasi è stato etichettato come “il Barolo del Sud”, un riferimento al famoso rosso del Piemonte. Con ciò si capisce che il Taurasi invecchia per lungo tempo come il Barolo ma non penso che il paragone sia del tutto appropriato poiché Taurasi e Barolo hanno profili gustativi molto diversi. Il Taurasi deve essere invecchiato per quattro anni prima di essere messo in commercio, ciò significa che le magnifiche bottiglie dell’eccezionale vendemmia 2004 stanno or ora giungendo nel mercato. Questa è un’annata classica con ricca frutta equilibrata grazie a una vivace acidità che garantisce lunga vita alle bottiglie di Taurasi di quest’anno (12-15 e 25-40 per i migliori esemplari). Potreste non trovare molte bottiglie del 2004 ma troverete i vini del 2000 e 2001, molti dei quali sono ancora ben disponibili (Quelli del 2002 sono un po’ leggeri e quelli del 2003 sono un po’ alcolici, sono vini buoni ma è molto meglio acquistare un Taurasi di uno delle migliori annate).
Molti dei migliori produttori di Taurasi sono già stati menzionati per i loro vini bianchi: Mastroberardino, Feudi di San Gregorio e Vinosia accanto ad altre piccole proprietà come quella di Antonio Caggiano e quella di Salvatore Molettieri. Alcune delle migliori bottiglie sono il “Radici” di Mastroberardino, il “Piano di Montevergine” di Feudi di San Gregorio (il 2000 è magnifico) e il “Vigna Macchia dei Goti” di Caggiano. Aspettatevi di pagare $40-$60 per queste bottiglie il cui prezzo è equo in confronto ad alcuni altri dei migliori rossi al mondo prodotti in Italia, California o Francia.
Nella provincia di Benevento, le migliori versioni di Aglianico sono etichettate come Aglianico del Taburno. Queste bottiglie tendono a essere più forti del Taurasi ma hanno livelli di acidità leggermente più bassi. Questi vini sono molto piacevoli dopo la messa in commercio e durante i primi 5-7 anni; i migliori esemplari disponibili negli Stati Uniti sono quelli di Cantina del Taburno e Fontanavecchia. Mentre alcuni di questi vini hanno lo stesso prezzo del Taurasi (il “Vigna Cataratte” 2001 di Fontanavecchia costa $38), alcuni altri come l’Aglianico del Taburno 2004 di Fontanavecchia, nella bottiglia regolare, costa solo $18.
Altri vini Aglianico sono quelli etichettati come Irpinia Aglianico o Campania Aglianico. In molti casi questi sono vini ottenuti dall’area di Taurasi con 100% Aglianico e non sono stati invecchiati per i richiesti quattro anni prima della commercializzazione per ottenere il nome Taurasi. Questi vini hanno molte delle stesse caratteristiche del Taurasi ma sono più accessibili dopo la commercializzazione e sono al meglio a partire da 5-7 anni dopo l’anno di vendemmia (pensateli come “baby Taurasi”). Il loro prezzo è compreso nella fascia $18-25, alcuni di questi vini da cercare sono il “Rubrato” dei Feudi di San Gregorio, il “Tauri” di Caggiano e il “Marziacanale” di Vinosia. Quest’ultima bottiglia è quasi un piacere edonistico, come ho messo in evidenza il sapore di questo vino “è come quello della migliore torta al cioccolato che abbiate mai mangiato”. Chi potrebbe resistergli? (Questo vino, importato negli Stati Uniti da Domaine Select Wine Estates, è un po’ più costoso, è sui $40, ma è degno di ogni centesimo, specialmente se correlate il prezzo al piacere!).

Settembre 2008

Per contattare Tom Hyland, visitate il suo sito web, “Learn Italian Wines,” www.learnitalianwines.com o scrivete a thwinewriter@comcast.net


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