Ormai è molto evidente: le verticali, ossia l’assaggio dello stesso vino in più annate, non servono a capire più l’Aglianico ma a studiare il comportamento del millesimo con questo vitigno. Talmente puro il 1993, rustico e vivace il 2004, che è impossibile fissare una linea con la quale capire il punto di non ritorno del Taurasi.
La riprova è stata questa emozionante degustazione organizztaa da Roberto Di Meo domenica scorsa nella cantina di Salza Irpina, una delle più antiche del territorio, cioé una delle dieci che vinificava e imbottigliava prima del 1990. Enologia antica e anche moderna, di tradizione e di ricerca: Roberto, con il fratello Generoso e la sorella Erminia è stato uno di quell iche hanno cambiato il modo di lavorare il vino aprendo al Tauarsi l’era moderna. E a proposito di Erminia, la degustazione è stata emozionante non solo perché è stata presentata agli amici presenti la prima edizione del Fiano 2000 a lei intitolata, ma anche perché in questo luogo, nell’ormai lontanissimo 1996 capii, proprio in una mattinata piena di freddo, quanto lungo potesse essere il Fiano nel tempo.
Taurasi 2004 Riserva docg |voto 92
Annata sempre più straordinaria che regala rossi freschi e bianchi di buona struttura. Anche in questo caso, a dieci anni toni dalla vendemmia, il Taurasi di Roberto si dimostra fresco, con l’acidità scissa e i tannini ancora da addomesticare. Un vino che se aperto in quetso momento deve andare solo di accompagnamento al cibo perché troppo giovane e irruente. Bella anche l sensazione di frutta fresca e di spaidità. Una cifra che, con l’eccezione del 2003, troveremo sempre e comunque nel bicchiere. Forse il migliori di tutti come mi ha fatto notare Massimo Di renzo che era seduto al mio tavolo. Effettivamente un rosso da conservare per la vita. Dei nipoti.
Taurasi 2003 docg Riserva | voto 88
Si percepisce il caldo di questa annata solo quando si beve in seire con altri millesimi come in questa occasione. Altrimenti è un vino, rispetto ai luoghi comuni, decisamente sorprendente. In ottimo equilibrio, ha solo una frutta più pronunciata rispetto al resto delle sensazioni. La cosa che mi ha colpito di più è stato che con il passare del tempo, dopo un’oretta circa, la frescheza ha preso nuovamente il sopravvento in bocca confermando quindi questa capacità dell’Aglianico, vitigno tardivo, di affrontare molto bene anche annate calde grazie alle caratteristiche del territorio. La vigna di Roberto è a Montemarano a circa 600 metri di altezza e questo fa sicuramente la differenza.
Taurasi 2001 Riserva docg |Voto 89
Un millesimo partito male in Primavera che poi si è aggiustato diventando quasi perfetto, quello che tutti vorrebbero avere. Il vino deve ancora distendersi , decisamente meno pronto del 2003, ma denso di promesse. A mio giudizio la 2001 ha ancora bisogno di una decina di anni prima di essere in condizioni di toccare il nadir e di esprimersi anche se dipende sempre da come è stata affronatta. Quelli che hanno usato protocolli meno invasivi la risolvono decisamente meglio perché non aveva bisogno di concentrazioni per essere buona.
Taurasi 2000 Riserva docg|Voto 85
Ribadisco per l’ennesima volta tutt al amia idiosincresia per questo millesimo, il primo vero raccolto caldo della storia della moderna viticoltura italiana, con tantissimi produttori che erano obnubilati dalla tendenza anni ’90 alla concentraziome e che spesso hanno fatto marmellate con la marmellata. Non è certo il caso di questo Taurasi, che però, guarda caso, è l’unico hce non riesce ad allungare il passo nel palato perché in deficit di freschezza rispetto alla massa corporea dl vino. Da consumare e da dimenticare.
Taurasi 1999 Riserva docg |Voto 89
Da molti considerata, non atorot, l’annata perfetta per l’assoluta regolarità e per l’esuberanza delle piante al termine di una stagione da incorniciare. Rispetto alla frutta, pur presente, iniziano a farsi largo sentori di tabacco, sottobosco, cenere, leggero tono fumè. In bocca ha un ingresso frescoe sapido per poi procedere velocemente sino alla chiusura amara e decisamente pulita. Un millesimo interessante che però rispetto alle premesse di qualche anno fa inizia a manifestarsi sotto tono. Proprio il contrario della 2003 insomma.
Taurasi 1998 Riserva docg|Voto 88
Veronelli lo disse subito: questa è un’annata complicata da gestire in cantina e in effetti così è stato. Un settembre piovoso ha in effetti allungatoi benefici della estate calda, il raccolto è stato buono ma spesso e volentieri ci sono stati eccessi di concentrazione. Mentre la 1999 apre la porta per uno spiraglio di emozione, il 1998 torna ad essere vino operaio da abbinamento, con un buon frutto croccante, sapidità e tanta freschezza da bendere.
Taurasi 1994 docg |Voto 90
Un’annata difficile da gestire in vigna ma densa di grandissimi risutati nonostante le previsioni. Qui la vinificazione era fatta un po’ all’antica, in tini di castagno e lo si vede dalla nota amara, quasi verde che inesorabilmente vini bocciata dalla commissioni degli anni ’90 che inseguivano il modello morbido e dolce del momento. Detto questo però dobbiamo dire che questo Taurasi apre alle porte dell’emozione, ossia il momento in cui ci si stacca dalle percezioni fisiche di piacere per iniziare a lavorare con la mente sui ricordi dei paesaggio, dei viaggi, delle letture e degli amori. Mi si dirà che nessuna azienda può aspettare 20 anni per raggiungere questo risultato e che il vino si deve vendere. Indubbiamente è così, e Roberto Di Meo non è uno che certamente va di fretta: ora è in commercio con la 2006 e solo Perillo è nelle sue stesso condizioni, su numeri completamente diversi ovviamente. Le nota di ciliegia, il tabacco, la cenere, il balsamico, la freschezza che finalmente rientra nel corpo enologico sono le caratteristiche di un grande vino.
Taurasi 1993 docg |Voto 93
Ancora meglio, se possibile, il 1993, annata talmente perfetta che abbiano ancora nella mente il Campoceraso di Struzziero e il Taurasi di Mastroberardino. Ancora tino di castagno, ma l’amaro finale è ben bilanciato dal sensazioni dolci di ciliegia fresca. Si, avete capito bene, né conserva e tantomeno sotto spirito. Se dovessi fare un paragone con letà dell’uono lo paragonerei a un trentenne: maturo, nel pieno delle sue forze, autosufficiente. Infatti, comeil precedente, si tratta di un bicchiere da bere da solo, con cui passare un pomeriggio appoggiando ogni tanto qualcosina e chiachcierando o facendo altro ancora. Una bottiglia autunnale, di piena atmosfera irpina con la campagna silente e disabitata con il fumo dei fasci di legna che si alzano qui e lì sulle colline a smuovere l’atmosfera.
Proprio perchè esistono questi vini a me piace scrivere di vino.
Ora vi devo lasciare perché solo scrivendo di questi vini torno in estasi. La preghiera a Roberto è di conservarli per riberli nel 2024, sperando di stare ancora qui:-)
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