C’è fermento a Paternopoli, una storia lunghissima con tracce di insediamenti preromani dell’VIII secolo ma sostanzialmente fermo: oggi ha solo 200 abitanti in più del 1861, circa 2400, il picco fu di 3500 negli anni ’50.
Un piccolo altopiano circondato da colline con il suolo vulcanico sorvegliato dal Massiccio del Terminio. Aglianico e Coda di Volpe sono i due vitigni di tradizione.
Negli ultimi 60 anni ha espresso solo due personaggi di rilievo: Fiorentino Sullo, il più giovane deputato della Costituente che creò De Mita e dal quale fu regolarmente pugnalato, politicamente si intende, e Luigi Tecce. Del primo resta una strada-autostrada che, invece di percorrere la Valle Caudina attraversamento naturale da 4mila anni dal Tirreno alla Pulia, si inerpica per le montagne irpine da Nola per ricongiungersi alla via Appia a Benevento. Del secondo ci godiamo i suoi Taurasi.
Alla manifestazione Aprilatica dedicata al broccolo di Paternopoli, abbiamo avuto modo di fare gli assaggi dei Taurasi in esposizione. Il Paese è a circa 400 metri di altezza, grandi escursioni termiche, tanta acidità ma anche tanta luminosità che incide sulle piante.
Un Taurasi che le papille possono inziare ad affrontare solo dopo molto tempo anche se non abbiamo esempi che superano i 15 anni per dire la resa.
Poema 2007 Manimurci
Dopo varie vicissituddini, la navigazione di questa aienda, fondata nel 2002, procede abbastanza tranquilla soprattutto grazie all’export. Siamo sulle 250mila bottiglie, il Taurasi è veramente una goccia, appena 7000. Fermo al 2007, Poema ci appare all’ingresso della sua maturità. Grande polpa, ancora tanta acidità però un filo indietro alla sensazione di frutta rossa, bellissima chiusura pulita e molto netta. Un rosso da attendere ancora molto. Un Taurasi esuberante e ricco, così come ci ha abituato Antonio Pesce che ha seguito Manimurci fino allo scorso giugno.
Centaurus 2008, Antichi Coloni
L’azienda di Raffaele Santoro ha dimensioni molto più piccole. Questo Taurasi non supera le 500 bottiglie e ormai è finito. Anche in questo caso c’è molta freschezza e un profilo in bottiglia ancora in fase di riequilbrio. Un vino ancora troppo giovane insomma, da aspettare con pazienza.
Possiamo dire che il 2009 ha staccato gli ormeggi. Accolto con pareri contrastanti più o meno un anno fa, dodici mesi in bottiglia lo hanno riequilbrato in maniera decisamente positiva. Una vendemmia non facile, con ben 25 giorni di pioggia, per molto versi disastrosa sui grandi rossi italiani. Nonostante ciò siamo alle prese con un grande vino, salvato dalla manualità e dalla sensibilità di Luigi. Ora il primo impatto è di un fruttato fresco, quasi monocorde. In bocca è ancora molto scomposto, con l’acidità scissa. Lo attende un cammino davvero molto lungo.
A Paternopoli adesso da poco hanno iniziato a vinificare e a imbottigliare Fiorentino e Fonzone Caccese seguiti rispettivamente da Michele D’Argenio e Arturo Erbaggio.
Così nel 2010 i Taurasi di Paternopoli passano a cinque.
Chi vivrà, berrà.
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