di Mario Sposito
Il fascino di un luogo, la genialità di un vitigno, il pregio di un’eccezionale relatrice: la certosa di Padula, la grande famiglia del Moscato, Lucia Pintore.
I moscati nel Mediterraneo, serata-evento targata Ais alla Certosa di Padula è stato un viaggio enologico in sei tappe: da Pantelleria fin nel cuore dell’Alsazia, per esplorare diverse interpretazioni del Moscato; sei grandi vini proposti in abbinamento a formaggi erborinati e stagionati, a dolci siciliani e salernitani.
A guidare gli appassionati degustatori è stata Lucia Pintore, già “Primo sommelier d’Italia” nel 1987. Lo ha fatto con competenza e vigore, senza risparmiarsi, offrendo ai presenti una profondità di informazione che per qualcuno, me compreso, ha voluto dire tornare a casa sentendo la necessità di avere qualcosa da approfondire; lo ha fatto come andrebbe fatto: seminando curiosità e conoscenza.
La serata è stata introdotta da Nicoletta Gargiulo, presidente dell’Ais Campania e primo sommelier d’Italia nel 2007, mentre l’abbinamento con i formaggi è stato curato e presentato da Maria Sarnataro, Delegato Ais del Cilento e Vallo di Diano. Presenti anche il Sindaco di Padula, Paolo Imparato, l’Assessore ai Beni Culturali, Tiziana Bove Ferrigno e l’architetto Giovanni Villani della Soprintendenza BAP di Salerno, a testimoniare il concorso d’opera tra l’Ais e le istituzioni che ha reso possibile la serata.
Siamo partiti dal Moscato Rosa di Franz Haas 2009, dall’omonima varietà autoctona dell’Alto Adige. Le uve vengono vinificate in rosso con macerazione breve, per evitare un’eccessiva estrazione tannica, mentre la fermentazione viene interrotta con il freddo al raggiungimento delle caratteristiche desiderate. Rosso rubino tenue ma lucente, al naso è vivace con piacevoli profumi di rosa, lamponi e uva. Acidità dolcezza e tannino sono in perfetto equilibrio per un vino ideale nell’accompagnamento di crostate ai frutti bosco.
Seconda tappa il Moscato di Trani Kaloro 2008, prima declinazione di appassimento della serata.
La varietà è quella del Moscato Bianco, meglio noto in Puglia come Moscato Reale o Moscato di Trani, mentre fuori dai confini nazionali è Muscat Blanc à Petits Grains. Siamo dinnanzi all’aristocratico della famiglia, la varietà che può regalare lo spettro più vasto di note aromatiche.
Qui le uve vengono seccate al sole, fenomeno che oltre ad aumentare la concentrazione del grado zuccherino determina lo sviluppo un’aromaticità nuova e complessa. Ambra lucente, ha aromi di fichi secchi, miele e noci. Il corpo si ingrossa rispetto al cugino alto atesino e il difficile gioco tra acidità e dolcezza riesce. Delizioso l’abbinamento proposto con i dolcetti alla pasta di mandorle.
Approdiamo poi in casa De Bartoli per il Passito di Pantelleria Bukkura. La varietà è quella del Moscato di Alessandria, in Sicilia noto come Zibibbo, dall’arabo zibibb, uva secca. E si, perché seppur non avvezzi all’alcol i fratelli arabi lo amavano per la dolcezza del frutto e lo portarono con se dalla nativa Alessandria d’Egitto. Marco De Bortoli, scomparso di recente, ha avuto il merito di valorizzare senza compromessi questo vitigno storico della sua terra, aprendo la strada del mercato a tante altre aziende.
Nel bicchiere è ambra scuro, ha profumi intriganti di datteri, noci, buccia d’arancia e miele. E’ un vino evoluto e di spessore. Caldo, morbido e avvolgente, si distingue per l’intrigante mineralità che aggiunge colore alla nobile dolcezza. Ideale per accompagnare gli erborinati. Da meditazione.
Siamo partiti poi alla volta della Francia, fin nel cuore d’Alsazia, assaggiando il Moscat Goldert Gran Cru 2001 Zind Humbrecht.
Seppur considerato vitigno nobile, il Moscato è sempre più raro in Alsazia, contando su una superfice vitata inferiore al 3% sul totale. Le migliori interpretazioni, e qui siamo dinnanzi ad un Gran Cru, arrivano dai chicchi del Muscat Blanc à Petit Grains, anche se la varietà nota come Ottonel è la più presente. Non è un vino dolce e dal colore nessuno direbbe che ha 10 anni, ma la longevità dei bianchi di Alsazia non l’abbiamo scoperta stasera. Al naso riesce ancora a restituire echi di varietale, anche se le note di grande evoluzione sono predominanti. E’ leggero nel sorso, intenso, complesso e minerale nei sapori. Accompagna molto bene sapidi formaggi a pasta dura ma può bersi soprattutto lontano dai pasti.
Ed ancora in Francia, più a Sud stavolta, nel Rodano meridionale, con il Muscat de Beaumes de Venise Le Chant Des Griolles 2007 – Paul Jaboulet. L’attore resta il Muscat Blanc à Petit Grains, ma l’interpretazione è diversa. Il vino rientra nella categoria dei Vins Doux Naturels, ottenuti aggiungendo alcol a vini parzialmente fermentati, portandoli ad una gradazione alcolica tra i 15 ed i 20 gradi. Questi vini sono famosi per essere ricchi di aromi direttamente provenienti dall’uva. Ed il nostro interprete non fallisce, introducendoci nello stile francese della dolcezza. Il naso è spiccatamente floreale, la tutela del varietale è altissima. Marcato all’olfatto e confermato al gusto, è impeccabile, spontaneo ed elegante.
Chiudiamo il nostro viaggio in Spagna, dove il moscato rientra in una tipologia di Sherry denominata Dulces Naturales. Per l’occasione beviamo un Moscatel Superior Emilin – Sherry Solera Reserva – Lustau.
Di color mogano con pronunciati aromi di frutta secca che si smarcano da quelli più pungenti e tipicamente ossidativi.
Penetrante intenso, persistente e complesso, ha la forza che serve per chiudere questa bella passeggiata degustativa che ci ha permesso di scoprire la policromia della famiglia del Moscato, vitigno che ha viaggiato saziato e convinto in lungo e in largo, dal Mediterranio agli Stati Uniti, dall’Australia al Sud Africa, presentandosi fermo, spumante, ,dolce e liquoroso, senza mai perdere i tratti che lo rendono così inimitabilmente distinguibile.
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