di Marina Alaimo
Le temperature bollenti di questi giorni ci allontanano dalla scelta di vini di gran corpo e dai rossi. Ma la bella stagione è anche e soprattutto scenario di serate con amici, cene al chiar di luna, braciate sulla spiaggia e aperitivi rinfrescanti al ritorno dal mare. Mai rinunciare in queste occasioni ad un buon bicchier di vino. Le vacanze sono anche sinonimo di viaggi alla scoperta di territori che sempre più spesso si compiono anche attraverso i vini, le cantine ed i vigneti. Scegliamo allora con cura le etichette della nostra estate, pescando tra quelle chicche colorite di passione per il proprio lavoro e per la terra che generosamente dà loro vita.
I miei dieci vini per l’estate guardano a Sud. Parto dall’estrema punta dello stivale, dalla provincia di Trapani dove la costa è suggestivo scenario delle antiche saline con i loro mulini a vento. Qui è grande protagonista l’uva grillo, molto utilizzata anche per la realizzazione del Marsala. Negli ultimi tempi i produttori la propongono vinificata in purezza con risultati molto interessanti.
Ariddru 2012 di Verovini, azienda di Paceco condotta da Angela Galia, ne è una espressione invitante, con bei profumi agrumati e di erbe mediterranee, sorso scorrevole e sapido, ottimo compagno di piatti di pesce e del cous cous che a queste latitudini è uno delle pietanze più richieste.
Dall’Etna invece un vino simbolo di grande eleganza: Etna bianco Millemetri 2010 di Feudo Cavaliere.
Anche questa azienda è guidata da una donna, Margherita Platania, affiancata dall’enologa Maria Carella. La cantina vanta una storia antica sul versante del vulcano orientato a sud, quello a vocazione bianchista. Questa meraviglia nasce dai vecchi alberelli pre fillossera posti tra gli 800 e i 950 metri. Esprime grande armonia e leggiadria sia al naso che al palato. Profumi di sambuco, erbette di campo e anice stellato corrono sulla scia della mineralità decisa. Sorso sottile, di grande finezza.
Dalla Calabria l’unico rosso di questa lista, scelto per accompagnare il piatto cult dell’estate: la parmigiana di melanzane. E’ il Magno Megonio 2012 di Librandi, da uva magliocco. L’ azienda ha il merito di aver rilanciato questo vitigno che dà appunto vini rossi sottili e beverini. Molto piacevole nei profumi iodati, di rosa e di ciliegia croccante – succoso e agile al palato.
Valida alternativa ai rossi durante l’estate sono i rosati e rimanendo in terra di Calabria e nel territorio classico del Cirò ritroviamo l’azienda Cote de Franze con il Cirò rosato 2012. Nella piana di Franze i giovani fratelli Francesco e Vincenzo Scilanga hanno ridato grande vigore ed espressione ai vini simbolo del gaglioppo riscontrando ottimi risultati.
Continuando il nostro splendido viaggio nel Sud dei vini italiani ci soffermiamo nella terra dei rosati, la Puglia. E nel Salento ritroviamo uno dei simboli dell’enologia italiana in rosa: Girofle 2012 di Azienda Monaci. E’ il negro amaro l’elemento principe, allevato ad alberello nella zona di Copertino, a cavallo tra il mar Adriatico e lo Jonio. Questo nobile rosato non sbaglia un’annata con i suoi sentori di viola e rosa ed il tocco mediterraneo che ritroviamo anche in bocca, accompagnato dal sorso leggiadro e scattante.
In bassa Murgia, nell’incantevole Valle d’Itria, disegnata dai tipici trulli e da una campagna rigogliosa e ridente, su terreno rosso per la presenza di ferro, si producono vini bianchi estremamente interessanti. In questo scenario fiabesco, a Locorotondo, l’ azienda agrituristica biologica Santoro è impegnata nell’accoglienza e nel rilancio dei vitigni tipici della valle. Tra questi Sàrolo 2012 da verdeca in purezza, con sentori agrumati ed erbacei, sorso fresco ed invitante e di grande bevibilità.
Ancora nella grande Puglia sceglieremo le bollicine metodo classico, icona di leggerezza ed allegria: Gran Cuvèe XXI secolo 2007 di D’Araprì.
Dal sogno di tre amici uniti dalla passione per il jazz e per lo champagne nasce nel 1979 nell’agro San Severo, nel cuore della Daunia, questa cantina che genera unicamente spumanti metodo classico, con grande successo. Il vino matura ben 60 mesi sui lieviti e ne è principale protagonista il bombino bianco.
Il viaggio a Sud nella scelta dei vini per l’estate fa capolinea in Campania. Non possono quindi mancare i grandi bianchi irpini: fiano di Avellino e greco di Tufo. Nel primo caso mi soffermo in un territorio di recente scoperta, dove il fiano si esprime in maniera ben riconoscibile. E’ il piccolo paese di Candida scelto da Maura Sarno che nella tenuta di famiglia ha impianto quest’uva nobilissima, certa del fatto che qui generasse un vino dalla forte identità. Fiano di Avellino 2011 di Tenuta Sarno sa essere deciso ed elegante allo stesso tempo. Fa pensare ad evoluzioni intriganti nei tempi lunghi, pur esprimendo grande piacevolezza già da subito.
Scipio 2011 di Cantine Di Marzo è un ritorno in grande stile alla storia imponente di questa azienda, una delle più antiche d’Italia. Ha tutta la rudezza del vitigno dall’acino piccolo e capriccioso. Scontroso e volitivo, deciso nei sentori minerali, con profumi agrumati e di idrocarburi che accompagnano un sorso ruvido e succoso – anteprima di emozioni da tempi lontani.
A questo punto mi viene difficile sceglier un ultimo vino. Ne avrei ancor tanti tra gli appunti ben fissati nella memoria. Mi fermo quindi a pochissimi chilometri da casa – a Terzigno sul Vesuvio. Qui la famiglia Ambrosio ha vinto una sfida importante ed ambiziosa: dare vita ad un bianco vesuviano che ben esprimesse il territorio, disegnando linee voluttuose e tragitti a lunga percorrenza. E’ il Lacryma Christi bianco Vigna del Vulcano 2010 di Villa Dora che racconta ad ogni sorso il successo di un progetto impegnativo. Coda di volpe in prevalenza, con piccola percentuale di falanghina compongono tradizionalmente la doc. Qui condividono lo spazio con lo splendido uliveto della tenuta di famiglia, avvolti dai pini secolari del Parco Nazionale del Vesuvio.
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