I BORBONI
Uve: Asprinio
Fascia di prezzo: 12-13 euro
Fermentazione e maturazione: metodo charmat
La Cantina I Borboni di Lusciano, che appartiene ai cugini Carlo & Carlo Numeroso, ha origini antiche, che risalgono ai primi anni del Novecento. Allora l’autoctono vitigno Asprinio veniva allevato integralmente con il tradizionale sistema ad “alberata”, che prevedeva il “matrimonio” con alberi di pioppo, alti anche oltre 15 metri e che avevano, ed hanno ancora, la funzione di tutori.
Alberi che impongono ai raccoglitori di uve equilibrismi incredibili su altissime scale, nel momento della vendemmia. Sistema di viticoltura che questa azienda ha portato avanti fino agli inizi degli anni ’70, quando ci fu la quasi totale e innovativa trasformazione dei vigneti con i più moderni sistemi a Guyot o Sylvoz e sempre a piedefranco, perché qui la fillossera non ha trovato nutrimento e si è arresa. Il marchio I Borboni nasce nel 1982 per merito del Cav. Nicola Numeroso, padre di Carlo senior, personaggio emblematico e carismatico, il quale, tra l’altro, si è prodigato incessantemente per salvare dal pericolo di estinzione l’antico vitigno Asprinio d’Aversa, tanto da fargli ottenere prima l’Igt e dal 1993 il riconoscimento della Doc. Questo è un vitigno, parente stretto del Greco, già conosciuto in epoca etrusca nelle pianure intorno ad Aversa e celebrato poi da Plinio il Vecchio. Un altro cantore di quell’epoca affermava che: “Aversa, lodatissima per il vino Asprinio, il quale risolleva la molestia del caldo con leggerezza e soavità e apporta benessere e lunga vita…”. Per molto tempo, però, dell’Asprinio se ne erano perse le tracce e solo nel 1500 questo vitigno fu introdotto nuovamente in Italia meridionale da parte dei Francesi, quando era re Luigi XII del ramo dei Valois-Orléans, soprattutto nell’area primitiva di Aversa. Anche in Puglia ha attecchito per un breve periodo, prima di scomparire del tutto, dove veniva chiamato “Olivese”, oppure “Ragusano”.
Del particolare metodo di allevamento ad alberata, nei primi anni dell’Ottocento Carolina Bonaparte scriveva al marito Gioacchino Murat: “Questa è una terra promessa. Nella campagna si vedono festoni di viti attaccati agli alberi con sparsi grappoli di uva assai più belli di quelli che gli ebrei portarono a Mosé. Spero che quanto dico ispiri il desiderio di venire a vedere questo paese. Vale certo la pena di fare 500 leghe per vederlo…”. Aubert de Linsolas di rimando, nei suoi “Souvenirs d’Italie” del 1837, scriveva: “…I rami intrecciati ai grandi alberi all’orlo della carreggiata danno l’idea di tanti archi trionfali di verzura, preparati per il passaggio di un potente monarca…”. Parecchi anni dopo Mario Soldati restò affascinato dal vino Asprinio, tanto da affermare che: “Non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprinio: nessuno. Perché i più celebri bianchi secchi includono sempre, nel loro profumo più o meno intenso e più o meno persistente, una sia pur vaghissima vena dolce. L’Asprinio no. L’Asprinio profuma appena di limone. Ma in compenso è di una secchezza totale, sostanziale, che non lo si può immaginare se non lo si gusta…Che grande, piccolo vino!”. La totale secchezza, dunque, unita ad una pronunciata acidità ne fanno l’uva ideale per produrre ottimi spumanti, soprattutto col metodo Martinotti-Charmat, che permette di ottenere vini ricchi di aromi primari, molto fruttati e con elevata effervescenza.
E’ proprio quello che capita con lo Spumante Extra Brut Millesimato 2005 dell’azienda I Borboni, con residuo zuccherino infinitesimale, nell’ordine di 0-6 g/l.
Il vitigno è allevato su un terreno prevalentemente sabbioso, con buona permeabilità superficiale, di genesi quasi esclusivamente vulcanica, sugli 80 metri s.l.m. Il sistema è quello tipico ad alberata su piedefranco, con raccolta delle uve con metodo manuale nella prima e seconda decade di settembre. Si effettua una prima vinificazione a temperatura controllata che dura quindici giorni e successiva maturazione in acciaio per sei mesi. La rifermentazione, con la prise de mousse, avviene in autoclave per dodici mesi e, dopo la separazione dalle fecce, si procede alla stabilizzazione del prodotto attraverso il ciclo di refrigerazione, per poi essere finalmente imbottigliato. L’affinamento prevede altri dodici mesi in bottiglia, depositate in una grotta di tufo a 13 metri di profondità, posta sotto la casa di famiglia dei Numeroso, nelle viscere del centro storico di Lusciano. Qui è stato creato un ambiente particolarmente adatto alla conservazione di questo spumante, in grado di assicurare giusta umidità, poca luce e temperatura costante nell’’arco dell’anno. Il risultato finale è un colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati, con gradazione alcolica di 12,5. Il perlage è composto da bollicine a grana fini, numerose e persistenti. I profumi sono quelli tipici agrumati, in modo particolare di limone e pompelmo, uniti a gradevoli sensazioni di pasticceria e crosta di pane, con leggero effluvio finale di salvia. In bocca ritornano i sentori fruttati ed erbacei, con una verve fresca e godibile. Il finale è ammandorlato, morbido, strutturato e di ottima persistenza. Uno spumante esaltante quindi, contrassegnato per di più da un prezzo vantaggiosissimo. Da servire alla temperatura di 8-10 gradi come aperitivo, oppure, meglio ancora, a tutto pasto su tartine, piatti a base di pesce, crostacei, molluschi, baccalà mantecato, terrina di anatra, formaggi poco stagionati e verdure cotte a vapore. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Lusciano (Ce) – Via Enrico De Nicola, 7 – Tel.: 081/8141386 – Fax: 081/8129507 – email: info@iborboni.it – www.iborboni.it – Enologo: Maurizio De Simone, con la collaborazione di Carlo Numeroso Junior. Ettari di proprietà: 13 e vari e fidati conferitori. Bottiglie prodotte: 100.000 – Vitigni: Asprinio d’Aversa, Falanghina, Coda di Volpe, Aglianico, Casavecchia, Piedirosso.
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