11 agosto 2001
Gli esperti hanno spesso sentenziato: il Mezzogiorno non è terra di spumante. Sarà ma non ci credo. Del resto questi stessi esperti hanno dovuto riconoscere la capacità sfoderata dai produttori meridionali nel fare grandi rossi in grado di scalare i vertici nazionali e internazionali. Vero è, però, che poche aziende ci credono e investono sulle bollicine con determinazione: la tentazione di vendere tutto e subito il bianco della vendemmia è sempre molto forte. Capita, così, che bottiglie di spumante campano riposano dove meno te lo aspetti, per esempio nel cuore del centro storico di Lusciano, in provincia di Caserta, a quindici metri di profondità nelle cantine de I Borboni (Vico De Nicola, 7. Telefono 081 8141386) dove vengono lavorate uve di Asprinio provenienti da circa dieci ettari di terreno di proprietà della famiglia Numeroso. Due cugini con lo stesso nome, Carlo, rappresentano la quarta generazione di una attività che nel 1982 ha conosciuto la vera e propria svolta. Il loro spumante, metodo charmat, grazie all’elevata acidità rappresenta l’ideale sui frutti di mare, possibilmente crudi, e conferma la vocazione dell’Asprinio all’effervescenza. La valorizzazione di questo vitigno, che stava per essere completamente abbandonato, è la ragione di vita dei due cugini che hanno iniziato interessanti sperimentazioni. Il gusto è antico, perché le viti sono sopravvissute alla filossera e non hanno bisogno del portinnesto. Nasce così Vite Maritata, il prodotto base de I Borboni a cui è stato affiancato il Santa Patena, da uve raccolte in leggera summaturazione affinate, e questo è il primo caso, oin botti di rovere come si faceva prima dell’introduzione della vetroresina e poi dell’acciaio. E così l’Asprinio si traveste, perde il suo caratteristico gusto di cedro per abbracciare quello di miele e nocciola.